Continua la settimana dedicata al gioco letterario attraverso i media, dove Vasquez ed io ci alterneremo a raccontare cosa succede quando un personaggio interagisce con il proprio autore, e magari poi… comincia a prendere vita.
L.
Se una notte d’inverno un personaggio
(parte quarta)
Supernatural
di Vasquez
Nel 2005 fa il suo debutto sul piccolo schermo la serie Supernatural, per quelle che avrebbero dovuto essere cinque stagioni, con la conclusione di tutti i cicli narrativi. L’emittente TV, l’allora neonata CW, continuò invece a scommettere su quei due bei ragazzoni dei fratelli Winchester, portandola fino alla quindicesima stagione e facendone la più longeva serie sul soprannaturale mai prodotta (a parte “Doctor Who“).
Logo della quindicesima stagione di Supernatural
È una serie citazionistica come poche: ogni leggenda metropolitana, ogni mostro appartenente all’immaginario collettivo: zombie, licantropo, leviatano, banshee, fantasma, vampiro, demone, strega, lepricano, mannapiro (lupo mannaro + vampiro), clown, mutaforma, ritornante, e chi più ne ha più ne metta, ha trovato posto nella mitologia della serie. Credo manchino davvero solo gli alieni.
Titolo della puntata 5×09, giusto per capirci…
Oltre a citare esseri soprannaturali noti a chiunque ami il cinema di genere, sparsi per la serie ci sono riferimenti più che palesi a serie TV, cartoni, fumetti, film, libri: X-Files sicuramente, con cui ha avuto in comune uno dei produttori, Kim Manners, purtroppo scomparso prematuramente; e poi Scooby Doo, C.S.I. (Miami, manco a dirlo), Rizzoli & Isles, Harry Potter, Grey’s Anatomy… davvero impossibile ricordarli tutti.
La mia citazione preferita è nell’episodio 9×23 “Una trappola per Metatron“: Dean è a colloquio con Crowley, ex Demone degli Incroci, asceso a Re dell’Inferno. Com’è notorio “i guai della pentola li sa il coperchio”, ma siccome il diavolo i coperchi non li sa fare, ecco che è Dean che si ritrova a dover spiegare a Crowley i guai dell’Inferno al suo Re:
Tipici castighi infernali
DEAN: «Sei di nuovo in modalità idiota! Fantastico. Vuoi che ti compri un orso di peluche?»
CROWLEY: «Cerco solo di fare conversazione…»
DEAN: «Come va all’Inferno?»
CROWLEY: «L’Inferno è a posto. È come un orologio svizzero, non preoccuparti dell’Inferno. È troppo complicato…»
DEAN: «No. Il Trono di Spade è complicato, fare sesso nella doccia è complicato. L’Inferno non lo è. Il problema non è l’inferno: sei tu.»
Dean sa tutto sull’Inferno
In mezzo a tutti questi orrori arcinoti, il tratto distintivo e la forza di Supernatural si possono trovare nel rapporto tra i due fratelli, Sam e Dean Winchester: sono cacciatori di mostri, credono l’uno nell’altro, e si divertono nel fare quello che fanno. E io mi sono divertita con loro, nel seguirli per tutte e 15 le stagioni, inizialmente su RaiDue, poi su Rai4, perché mi piace vedere i titoli in italiano, perché adoro la voce di Stefano Crescentini che doppia Dean, e anche perché sono pazza, visto che mamma Rai, detentrice dei diritti per la prima TV in chiaro, ha fatto di tutto per impedirci di seguire Supernatural come si deve (ritardo nella messa in onda delle stagioni, orari inconcepibili per una prima TV, repliche ad orari semplicemente im-pos-si-bi-li, niente passaggio in streaming su RaiPlay…), anche se alla fine l’ha portata a casa.
Logo della quarta stagione…
Per una serie che inizia come Poltergeist (1982), finisce come Titanic (1997), e nel mezzo cita tutto il citabile della narrativa popolare, ovviamente non poteva mancare Stephen King.
…ma l’episodio 18 ha qualcosa di diverso…
L’episodio 4×18 “Il mostro alla fine del libro” si apre come tanti altri episodi: Sam e Dean si presentano , come tutti i cacciatori, con i loro falsi distintivi, questa volta di agenti dell’FBI, per poter indagare su un caso. E come sempre, i Winchester scelgono nomi legati al mondo della loro musica preferita. Nel corso della serie abbiamo avuto riferimenti ai Metallica, Kiss, Aerosmith, Bon Jovi, Van Halen, ZZ Top, Mötley Crüe, T-Rex, Def Leppard, Led Zeppelin, ma anche Chuck Berry, Bing Crosby, Eric Clapton, Bob Marley, non ce la si fa a ricordarli tutti.
Stavolta sono gli agenti DeYoung e Shaw, rispettivamente cantante e chitarrista degli Styx, e succede una cosa strana: il commesso della fumetteria li sgama, e quindi li scambia per cosplayer dei personaggi della serie di libri di Supernatural.
Libro falso su due personaggi di una vera serie TV…
… e relativa trama
La trama del primo libro della collana ce la legge Dean: «Lungo una solitaria autostrada della California una misteriosa donna in bianco adesca uomini e li uccide». Dopo aver acquistato tutte le copie presenti nel fornitissimo negozio, i due risalgono all’editore per sapere il vero nome dell’autore: Carver Edlund è ovviamente uno pseudonimo, ma non credo sia un caso che uno dei produttori della serie si chiami Ben Edlund.
L’editore ha tutta la collana dei libri di “Supernatural”
Ovviamente non è facile ottenere il vero nome dell’autore, ma dopo aver dimostrato di essere dei veri fan dei due fratelli (date di nascita, modello di auto, canzone preferita di Dean, tatuaggi anti-possessione…), ecco il nome: Chuck Shurley, da trattare con i guanti perché molto riservato, proprio come Salinger.
Sam e Dean suonano al campanello del loro “dio”,
proprio come Roland e Eddie ne La canzone di Susannah…
Siccome anche Chuck, come l’Uomo dei Fumetti, pensa che i due siano solo dei fan accaniti, suggerisce loro caldamente di farsi una vita, e Dean ha una reazione delle sue, leggermente diversa da quella di Roland di fronte a Stephen King.
Chuck non riesce comunque a convincersi che i suoi personaggi siano reali, e crede di aver capito: «È una cosa tipo Misery?!? Ah! È così! È una cosa tipo Misery!»
Non è una cosa tipo Misery, Sam e Dean non sono i “Fan Numero Uno” di Supernatural: sono i veri Sam e Dean Winchester. E qui Chuck si convince, datosi che il cognome dei fratelli non è mai venuto fuori, lui non l’ha detto a nessuno, non l’ha mai nemmeno appuntato. E anche dopo che la casa editrice è fallita ha continuato a scrivere i romanzi che narrano le vicende dei due fratelli: l’ultimo libro in effetti è un po’ strano, un po’ stile Vonnegut…
L’autore all’opera
E qui direi che il cerchio si chiude – senza del resto che io abbia fatto nulla per aprirlo, io cercavo solo una citazione…- con l’autore con cui tutto è cominciato: Isaac Asimov.
In Dio la benedica, dottor Kevorkian (1999), libro sui generis (forse nemmeno un libro vero e proprio), Vonnegut ci racconta di come Asimov sia stato suo predecessore come presidente onorario dell’Associazione Umanista Americana (A.H.A.: American Humanist Associacion, con lo scopo di promuovere l’uguaglianza per umanisti, atei, agnostici e liberi pensatori). Lo definisce come il più prolifico scrittore americano mai vissuto, e fintamente intervistato da Vonnegut, alla domanda se scrivesse ancora, Asimov risponde: «Sempre! Se non potessi scrivere sempre, questo per me sarebbe l’inferno. La terra, per me, sarebbe stata un inferno, se non avessi potuto scrivere sempre. L’Inferno stesso mi riuscirebbe sopportabile, se potessi scrivere sempre.»
Non conosco Vonnegut come conosco Asimov, a mia (parziale) discolpa posso dire che non l’ho trovato facilmente sugli scaffali delle librerie come il suo collega, ma sto cercando di mettermi in pari: mi sento di consigliare ad esempio questo Dio la benedica, dottor Kevorkian per approcciarsi all’autore e al suo stile particolare, visionario e un po’ “svolazzante”.
…e comunque, caro il mio Nolan, t’informo che nessuno dei tuoi film
era complicato come il paradosso di Ritorno al futuro 2, chiaro?
Il libro è di fatto una raccolta di pezzi radiofonici della durata di un minuto e mezzo che ebbero ampio consenso, dove Vonnegut ha immaginato di intervistare chiunque: oltre al già citato Asimov, Mary Shelley (definita come “l’autrice del romanzo di fantascienza più lungimirante e più influente di ogni tempo”), Isaac Newton (che si rammarica di non esserci arrivato lui, a scoprire la teoria dell’evoluzione, o della relatività, o dei microrganismi), William Shakespeare (al quale fa i tutti i complimenti del caso per gli Oscar vinti da Shakespeare in Love; dopodiché il Bardo non ha più voluto avere nulla a che fare con Vonnegut, che però almeno si è ricordato di chiedere a San Pietro se “Shakespeare ha scritto le opere di Shakespeare”…).
Quale sarà il mostro alla fine dei libri di “Supernatural”?
Dean vuole vederci chiaro su questa storia di “stile alla Vonnegut”, e fa una domanda che ci lascia tutti basiti, per primo suo fratello Sam: «Vonnegut di Mattatoio 5 o di Ghiaccio-nove?»
Non è chiaro se Dean conosca davvero quei due libri di Vonnegut perché li abbia letti,o semplicemente perché sono i due più famosi dell’autore (tra l’altro citati rispettivamente in Footloose (1984), e ne La regola del sospetto (2003).
È chiaro invece che nonostante i libri di Supernatural abbiano avuto soprattutto un seguito “underground”, Chuck sia uno scrittore serio, e conosca la materia con cui lavora, quindi risponde: «Vonnegut di “Kilgore Trout”. Mi ci sono messo anch’io: ho scritto di me stesso nella mia casa, faccia a faccia con i miei personaggi.»
Kilgore Trout, interpretato da Albert Finney nel film tratto da La colazione dei campioni,
non si capacita della copertina che hanno scelto per il suo libro…
Kilgore Trout è un personaggio che compare trasversalmente nei libri di Vonnegut: trattasi di uno spiantato scrittore di fantascienza, descritto di volta in volta con caratteristiche diverse, intervistato anche lui da Vonnegut in Dio la benedica, dottor Kevorkian, è di fatto un alter ego dello scrittore di Indianapolis.
Nel libro La colazione dei campioni (1973) è “Maometto che va alla montagna”, ossia Vonnegut si reca a Midland City, dove sta per svolgersi un Festival delle Arti:
«C’ero andato per assistere al confronto tra due esseri umani che avevo creato io: Dwayne Hoover e Kilgore Trout. Non ci tenevo ad essere riconosciuto.»
Lo stesso Vonnegut nel film, accreditato come Direttore Commerciale,
creatore di Trout, citato in “Supernatural,
che cita King, che cita Vonnegut, che ha inventato Trout…
Tornando ai fratelli di Supernatural e alle strane affermazioni di Chuck, i Winchester decidono di approfondire questa vicenda “alla Kilgore Trout”, e si fanno consegnare le bozze dell’ultimo strano romanzo del loro “creatore”.
«Sto seduto in una lavanderia. Leggo di me stesso
seduto in una lavanderia, dove leggo di me stesso.»
Visto che a quanto pare tutto quello che scrive Chuck si avvera, l’unica cosa da farsi è sfuggire ad un destino già segnato, rifiutando ciò che ha in serbo il fato, ma così facendo, naturalmente, non si fa altro che andargli incontro. Dean viene persino investito da un minivan…
Ma non avevo già parlato di quest’incidente da qualche altra parte?
Questa puntata, nata secondo me come un’unica e sentita dichiarazione d’amore per Stephen King (che non può non essersi ispirato a Vonnegut e al suo Trout) e le sue opere, visto che la serie avrebbe dovuto concludersi la stagione successiva, contiene invece il tema che terrà banco – tra alti e bassi – fino alla conclusione della serie, nella sua quindicesima stagione, con 320 episodi all’attivo.
C’è inoltre da aggiungere che il mondo di Supernatural è andato oltre la serie TV: esistono libri, serie a fumetti e persino un anime in 22 episodi, che ampliano e sviluppano temi e personaggi, con particolari inediti e storie originali. Di tutto questo, com’è intuibile, in Italia non c’è la minima traccia.
Libro vero su una serie TV,
che approfondisce due personaggi di fantasia
Un’ultima cosa, mi perdonerete.
Devo lasciare un messaggio sull’altro altro altro telefono di Dean: «Ciao sono io. Ti ricordo che mi hai promesso una caccia. I documenti li porto io: saremo gli agenti Turner e Sambora. Chiamami.»
E se tutto quello che avete letto fin qui vi è sembrato strano, assurdo o senza senso, è solo perché non avete mai visto questo:
«Signooora Jooones!»
V.
(continua)
Ringrazio Vasquez per la sua disponibilità e per la sua indagine.
L.
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