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Se una notte un personaggio (3)

12 Gen

Continua la settimana dedicata al gioco letterario attraverso i media, dove Vasquez ed io ci alterneremo a raccontare cosa succede quando un personaggio interagisce con il proprio autore, e magari poi… comincia a prendere vita.
L.


Se una notte d’inverno un personaggio
(parte terza)


Camilleri e Stephen King

di Vasquez

Sulle discussioni tra l’autore e i suoi personaggi Andrea Camilleri ci scrive su un racconto, non di certo memorabile, ma comunque curioso, contenuto nella raccolta Gli arancini di Montalbano.

La raccolta si compone di venti storie, compresa quella che le dà il titolo, con le classiche inchieste del commissario, quasi tutte trasposte in TV (ad esempio Il gatto e il cardellino), un’indagine per Catarella (Catarella risolve un caso), un racconto epistolare (Salvo amato…Livia mia…), tutte assolutamente nello stile e nella lingua dell’affabulatore siciliano.
Fino ad arrivare a Montalbano si rifiuta.

“Sì ma…io ho messo Matthew McConaughey in un ipercubo! vorrà pur dire qualcosa, no?”

Durante un interrogatorio, l’irreprensibile Fazio non si comporta come al solito. Il vice-commissario Augello fa di peggio, per strappare la confessione a un sospettato, tanto che Montalbano lo apostrofa: «Mimì, sei nisciùto pazzo?»
Rimuginando su come redarguire i suoi uomini il giorno dopo, Montalbano chiude la sua giornata, e mentre va casa si imbatte in un’aggressione con rapimento: due uomini contro una donna. Riesce a seguirli fino ad una casa in collina che aveva sempre creduto disabitata. Entra di soppiatto, e trova i due completamente presi dal loro macabro banchetto: lavorando di fino col coltello si dividono brani di polpacci e i bulbi oculari della ragazza…

Con la vista annebbiata dalla rabbia, il commissario si dirige alla sua auto nel cui cofano tiene sempre una tanica di benzina, intenzionato a dare fuoco a tutto.
Poi ci ripensa, e usando una tessera telefonica raggiunge una cabina e compone un numero…

“Salvo, dici che lo possiamo chiamare macàri noi?”

Gli risponde un uomo anziano intento a battere sulla macchina da scrivere, in una tarda nottata romana, a cui chiede spiegazioni:

MONTALBANO: «Montalbano sono. Che fai?»

CAMILLERI: «Non lo sai che faccio? Sto scrivendo il racconto di cui tu sei protagonista. […] Perché mi hai telefonato?»

MONTALBANO: «Perché non mi piace questo racconto. Non voglio entrarci, non è cosa mia […]»

CAMILLERI: «Salvo, sono d’accordo con te.»

MONTALBANO: «E allora perché la scrivi?»

CAMILLERI: «Figlio mio, cerca di capirmi. Certuni scrivono che io sono un buonista, uno che conta storie mielate e rassicuranti; certaltri dicono invece che il successo che ho grazie a te non mi ha fatto bene, che sono diventato ripetitivo, con l’occhio solo ai diritti s’autore… Sostengono che sono uno scrittore facile, macari se poi s’addannano a capire come scrivo. Sto cercando d’aggiornarmi, Salvo. Tanticchia di sangue sulla carta non fa male a nessuno. Che fai vuoi metterti a sottilizzare?»

“Va be’ Salvo, c’ho provato, dai…”

Anche se il racconto s’intitola Montalbano si rifiuta, a me sembra piuttosto che a rifiutarsi qui sia l’autore, stanco del suo personaggio che vuole invece semplicemente continuare ad essere fedele a se stesso. Ma tenendo presente tutte le altre storie di Montalbano che Camilleri ha tirato fuori da allora, direi che alla fine in ogni caso ad averla avuta vinta è stato Montalbano. E questa storia rimane una prova, semmai ce ne fosse stato bisogno, della grande autoironia del Maestro.

«Vai allora. Ci sono altri mondi oltre a questo.»

Un altro autore che si è inserito nella sua opera è Stephen King, che non si è accontentato di un suo scritto qualsiasi, scegliendo per questa operazione la sua opus magnum: la saga della Torre Nera.

Non è facile per me parlare di questa saga rimanendo obiettiva. L’ho amata come fosse stata una persona, gli anni bui fino al quel gennaio 1998 quando vidi finalmente nella vetrina della libreria la copertina de La sfera del buio li ho trascorsi portando con me i primi tre libri della saga ovunque andassi, e il mio preferito era Terre desolate che si concludeva con il “RE” di tutti i cliffhanger.

Prima edizione italiana de Il Miglio Verde, pubblicato in 6 puntate con periodicità mensile
da aprile a settembre 1996: io ero in prima fila in edicola tutti i mesi

Non sono stata la sola a soffrire per il ritardo di questa pubblicazione. Lo stesso King nella prefazione alla prima parte de Il miglio verde, Le due bambine scomparse, racconta:

«[…] ci arrivano ogni settimana decine di lettere rabbiose con la richiesta del prossimo romanzo della serie della Torre Nera […]. In una busta c’era una Polaroid di un orsacchiotto di peluche in catene con un messaggio composto con ritagli da titoli di giornali e copertine di riviste: FAI PUBBLICARE IMMEDIATAMENTE IL PROSSIMO LIBRO DELLA TORRE NERA O L’ORSO MUORE.»

Il ritardo nella stesura del seguito di Terre desolate, ha fatto diventare l’attesa della conclusione della saga un vero thriller, più terrorizzante di tutti i libri di zio Stevie messi insieme.

Il 19 giugno 1999 un minivan travolge Stephen King durante la sua sgambata quotidiana per digerire. La notizia è dappertutto. Lo scrittore è ricoverato in condizioni critiche. Non si sa se ce la farà.

Viene generalmente definita come una saga western-fantasy, ma la magia vi è presente solo in minima parte, e per me è sempre stata una saga di fantascienza-western, una storia post-apocalittica alla Mad Max, o anche Hardware se vogliamo, e forse anche un po’ di Dimensione Alfa: tutto va in malora, i Grandi Antichi non fecero il mondo, lo rifecero usando la tecnologia al posto della magia, ma le batterie si vanno esaurendo, ci sono i robot, di cui alcuni veramente fuori di testa, personaggi con poteri ESP, mondi paralleli, epicità come non ne avevo mai incontrata, cazzutaggine fuori scala, e la Torre, perno di tutti i mondi.

Un esempio dei robot
che si possono incontrare sulla via per la Torre

Roland Deschain di Gilead, protagonista assoluto della saga, incontra Stephen King di Bridgton una prima volta nel 1977 ne La canzone di Susannah sesto libro della saga, insieme a Eddie Dean di New York, che si fa qualche domanda:

«Dio abitava in Kansas Road, a Bridgton, nel Maine? Sarebbe dovuta essere un’ipotesi folle, ma non era così.
Non folgorarmi, pensò Eddie e svoltò a ovest. Devo tornare dalla mia amata, perciò, ti prego, non mi schiattare con un fulmine, chiunque o qualunque cosa tu sia.
“Cazzo che fifa”, mormorò.»

“I robot del mio Interstellar sono molto più belli!”

Poco più avanti assistiamo all’incontro, sempre attraverso gli occhi di Eddie:

«Portava occhiali con grosse lenti inserite in un’austera montatura nera. […] Era alto e pallidissimo come Roland. Eddie notò senza autentica sorpresa che Stephen King “somigliava” a Roland. Data la differenza d’età non li si sarebbe mai potuti scambiare per gemelli, ma padre e figlio? Sì. Facilmente.
Roland si toccò tre volte la base della gola, poi scosse la testa. Non fu abbastanza. Non funzionò. Affascinato e con una punta di orrore, Eddie guardò il pistolero inginocchiarsi tra i vivaci giocattoli di plastica e posarsi la mano chiusa contro la fronte.
Hile, tessitore di storie”, salutò. “Viene a te Roland Deschain della Gilead che fu e con lui Eddie Dean di New York. Vorrai aprirti per noi, se noi ci apriremo per te?”»

Christopher adesso basta! Non c’e bisogno che minacci di strangolarci,
lo sappiamo tutti che il Protagonista ce l’hai solo tu!

Fortunatamente per lui e per noi, grazie alla sua pellaccia, King scampa a quel terribile incidente – non senza conseguenze, tra cui dolorose sedute di fisioterapia – e non solo riesce a finire la sua opera più imponente, ma trova il modo di inserire l’incidente, tal quale come è avvenuto, nell’ultimo libro della saga: La Torre Nera (2004). Descrivendo anche, grazie alla sua incredibile immaginazione («Così fervida!»), quello che succede all’interno del furgoncino che l’ha investito, e non riesco a immaginare che razza di catarsi dev’essere stata per l’autore.

Nel secondo – e ultimo – incontro tra l’autore e i suoi personaggi, che molti di noi lettori conoscono da almeno 15 anni, Roland è accompagnato da Jake, il ragazzo, colui che lo chiama padre.
Il Re, con la sua solita maestria non ci risparmia nessun particolare:

«No, Jake!» urlò Roland. Vide tutto con terrificante chiarezza. Il ragazzo afferrò lo scrittore per la vita un attimo prima che il veicolo blu – non era né un camion né un’automobile, bensì una specie di incrocio tra i due – piombava su di loro in un boato di musica distorta.
Jake ruotò King verso sinistra, facendogli scudo con il proprio corpo, e fu così che il veicolo colpì il ragazzo. Dietro il pistolero, che ora era in ginocchio con le mani rosse di sangue calcate nella terra, la donna del negozio gridò.
«NO, JAKE!» tuonò di nuovo Roland, ma era troppo tardi. Il ragazzo che per lui era un figlio scomparve sotto il veicolo blu. Il pistolero vide alzarsi una piccola mano – non l’avrebbe mai dimenticato – poi sparì anche quella.»

Se le ferite di King sono gravi, quelle di Jake sono fatali, e non ci saranno più mondi per lui.

«Tutte le cose servono il vettore.»

Vien fatto di pensare che lo scrittore abbia volutamente sacrificato uno dei suoi personaggi più amati per avere salva la vita. E sembra quasi che la medesima considerazione sia venuta in mente allo stesso King, tanto che quello che scrive nella sua nota finale al libro conclusivo della saga ha il tono di una giustificazione. Ci parla della sua presenza del libro come un male necessario, visto che molti dei suoi romanzi fanno riferimento al mondo e alla storia di Roland:

«La mia idea era di usare le storie della Torre Nera come una sorta di ricapitolazione, un modo per riunificare quante più possibile delle mie storie precedenti sotto la volta della stessa über-storia. Non l’ho mai inteso come un atto di presunzione (e spero che non lo sia), ma solo un modo per mostrare come la vita influenzi l’arte (e viceversa).»

E comunque, ribadisce zio Stevie, non è che s’inventi queste cose: lui scrive solo ciò che vede.

(continua)


Ringrazio Vasquez per la sua disponibilità e per la sua indagine.
L.

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3 commenti

Pubblicato da su gennaio 12, 2022 in Indagini

 

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