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Weird Tales Pseudobiblia 4. De Vermis Mysteriis

31 Ago
Creazione artigianale di un appassaionto

Creazione artigianale di un appassionato

Negli anni Trenta un gruppo di amici scrittori si divertì a riempire le pagine della celebre rivista “Weird Tales” di pseudobiblia, libri falsi inventati appositamente per racconti dell’orrore: ecco le loro storie…

De Vermis Mysteriis:
alla scoperta dei Misteri del Verme

«“Ma… De Vermis Mysteriis!” esclamai con un grido. “Non esiste un libro del genere! Fu inventato da Robert Bloch a metà degli anni Trenta per un racconto di “Weird Tales” quando lei, lui e tutti gli altri scrittori facevate quel bellissimo gioco letterario di inventare un mondo di mostri e i loro culti. Il libro era solo uno strumento di magia nera per i maghi che aveva inventato. Aiutaste persino Bloch a crearlo quando gli scriveste una lettera dicendogli come latinizzare il titolo!”»

Questo il grido rivolto a Lovecraft in persona da parte del protagonista del racconto “H.P.L.” (1990; in Italia, “Lovecraft 2000”, Sperling&Kupfer 1999) di Grahan Wilson. Ed ha ragione!

"Weird Tales" settembre 1935

“Weird Tales” settembre 1935

È il settembre 1935 quando sulla storica rivista “Weird Tales” appare il racconto “Il divoratore giunto dalle stelle” o “L’orrore dalle stelle” (The Shambler from the Stars; in Italia, “I Miti di Cthulhu”, Fanucci 1975), a firma di quel Robert Bloch che in seguito divenne famoso per il romanzo “Psycho”. In questo racconto, dedicato niente di meno che a H.P. Lovecraft, uno scrittore decide di cercare copie rare e preziose di libri sull’occulto: occasione irresistibile per citare il titolo creato dall’intestatario della dedica: il “Necronomicon” di Lovecraft!

Nelle parole del protagonista,

«In un piccolo negozio della South Dearborn Street, fra scaffali ammuffiti, apparentemente dimenticati dal tempo, […] c’era un grosso volume nero con la copertina intarsiata di metallo. Su di esso, incisa a mano, figurava la scritta “De Vermis Mysteriis”, i “Misteri del Verme”».

Questa è la prima comparsa dello pseudobiblion inventato da Bloch.
Il protagonista del racconto è contentissimo di questo ritrovamento:

«Che scoperta! Avevo già sentito parlare di quel libro. Ne era stato autore Ludvig Prinn, che era poi perito sul rogo per decreto degli inquisitori, a Bruxelles, quando i processi per stregoneria erano al culmine».

Questo fantomatico Prinn, durante la sua prigionia in Siria, venne a contatto con maghi e stregoni del luogo ed acquisì conoscenze “proibite”:

«in prigione, mentre aspettava il processo, egli tracciò le innumerevoli, morbose righe, brulicanti di allusivi orrori del “De Vermis Mysteriis”».

Creazione di HerbertW, da DeviantArt

Creazione di HerbertW, da DeviantArt

C’è però un problema: il libro è scritto in latino, e quindi il protagonista decide di affidarsi ad un amico per la traduzione. Questo “amico” abita (guarda caso) a Providence, città dove visse proprio quel Lovecraft che aiutò Bloch a creare il suddetto pseudobiblion! Come gli altri suoi colleghi, anche a Bloch piace giocare con il citazionismo letterario.

Ovviamente la traduzione dei “Misteri del Verme” avrà esiti nefandi, anche se solo per l’amico del protagonista, a monito del fatto che non si deve curiosare fra gli scritti occulti!

Robert Bloch

Robert Bloch

Per completare il gioco letterario, lo stesso anno è proprio Lovecraft a citare «il diabolico De Vermis Mysteriis del vecchio Ludvig Prinn» nel racconto “L’abitatore del buio”, dando autorevolezza allo pseudobiblion di Bloch, che più volte in seguito (seguendo le orme dell’amico scrittore) citerà nei suoi racconti.

«Fu così che gli capitò fra le mani un’edizione in latino di un manoscritto quasi leggendario di Lodovicus Prinz, “De Vermis Misteriis”, nel cui oscuro miscuglio di cose d’oltretomba e leggende preistoriche trovò materiale su cui meditare perplesso»
da “La stirpe di Bubastis” (The Brood of Bubastis, “Weird Tales”, marzo 1937; in Italia, “Sempre Weird Tales”, Fanucci 1985);

«Edmund Fiske si trovò di fronte al quasi leggendario “De Vermis Mysteriis”, al “Liber Ivonis”, e alla quasi mitica versione latina del “Necronomicon”»
da “L’ombra del campanile” (The Shadow from the Steeple, “Weird Tales”, settembre 1950; in Italia, “I Classici del sovrannaturale”, Longanesi 1971; “I Miti di Cthulhu”, Fanucci 1975).

Citato da Brian Lumley ne “La Casa del Tempio” (The House of the Temple, 1980; in Italia, “I Miti di Cthulhu” n. 21, Fanucci 1987), lo pseudobiblion viene citato addirittura da Stephen King nel racconto “Jerusalem’s Lot” (raccolto in “A volte ritornano”, 1978).

«Un librone stava aperto sul leggio, scritto a un tempo in latino e in rune illeggibili che, al mio occhio non esercitato, apparivano druidiche o preceltiche. […] Chiusi il libro e guardai le parole impresse nel cuoio: “De Vermis Mysteriis”. Il mio latino è arrugginito, ma utile quanto basta per tradurre: “I Misteri del Verme”».

Chiudo questa rubrica con un brano dal “De Vermis Mysteriis”:

«Tibi, Magnum Innominandum, signa stellarum nigrarum et bufaniformis Sadoquae sigillum…».

Mi raccomando: evitate di leggerlo ad alta voce!

L.

P.S.
La prima bozza di questo articolo è apparsa su ThrillerMagazine il 10 settembre 2009.

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12 commenti

Pubblicato da su agosto 31, 2016 in Pseudobiblia

 

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12 risposte a “Weird Tales Pseudobiblia 4. De Vermis Mysteriis

  1. Cassidy

    agosto 31, 2016 at 6:20 am

    Concordo con il tuo consiglio, non lo leggerei davvero a voce alta 😉 Cheers

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  2. theobsidianmirror

    agosto 31, 2016 at 7:37 am

    L’ho appena letto ad alta voce. E adesso?

    Piace a 1 persona

     
    • Lucius Etruscus

      agosto 31, 2016 at 7:47 am

      Se sei ancora in questa dimensione spazio-temporale rispondi a questo messaggio: se non ho tue notizie… allora vuol dire che non dovevi leggere ad alta voce 😀

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  3. Ivano Landi

    agosto 31, 2016 at 2:24 PM

    Non ho potuto fare a meno di notare la singolare condizione di asimmetria oculare di Robert Bloch nella foto. Effetto del “De Vermis Mysterii”?

    Piace a 1 persona

     
    • Lucius Etruscus

      agosto 31, 2016 at 2:25 PM

      Era un suo marchio di fabbrica: le uniche sue foto che giravano in epoca pre-internet erano sempre con quell’occhio più aperto e demoniaco 😛

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