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[Pseudobiblia] Le parole degli altri

23 Gen

words_xlgNella vita di uno scrittore ci sono momenti di “criminalità letteraria” che pongono uno scomodo dilemma: o le parole o la vita.
Ci sono autori che vogliono essere famosi a tutti i costi e rinunciano alla vita in favore delle parole… ben sapendo però che non sono parole loro!
Ripesco un mio articolo apparso, in forma ridotta, su ThrillerMagazine il 21 gennaio 2013 per raccontarvi di tre personaggi da film: tre scrittori disonesti che hanno avuto successo grazie… alle parole degli altri.

LE PAROLE O LA VITA
Distruggere vite per rubare parole

Serge Novak, Roy Channing e Rory Jensen sono tre scrittori di successo, anche se profondamente diversi tra di loro: francese il primo, americani gli altri due, figli dunque dei rispettivi luoghi comuni sull’argomento.

Lo scrittore misterioso Serge Novak (Daniel Auteuil), divenuto famoso con un romanzo non suo

Lo scrittore misterioso Serge Novak (Daniel Auteuil), divenuto famoso con un romanzo non suo

Con sobria eleganza Novak si è affacciato alla scrittura in punta di piedi, e dopo il grande successo nel 1978 del suo romanzo d’esordio – “Viaggio d’inverno” (Voyage d’hiver) – ha iniziato una carriera davvero particolare decidendo non solo di non apparire mai in pubblico, ma di tenere scrupolosamente celata la propria identità. Nessuno conosce il volto di Serge Novak, ad eccezione del suo agente letterario, che ovviamente custodisce il segreto.

Lo scrittore fallito Roy Channing (Josh Brolin), che l'occasione fa ladro...

Lo scrittore fallito Roy Channing (Josh Brolin), che l’occasione fa ladro…

Roy Channing ha vissuto l’esperienza peggiore per un romanziere: ha azzeccato un’opera prima e ora non riesce a scrivere un secondo libro che sia all’altezza del primo. Roy non ce la fa a scrivere tutta la notte e poi a lavorare come autista di giorno, e infatti lo incontriamo proprio il giorno che un piccolo incidente lo spinge a mollare l’impiego per dedicarsi completamente alla scrittura. Questo rende burrascoso il suo matrimonio, visto che la moglie deve mantenerlo e l’affitto di casa viene pagato dalla madre di lei: come si fa a scrivere in queste condizioni d’animo?
Quando il suo editore gli rifiuta la seconda opera, Roy decide di cancellare quel libro e scriverne un altro: questo stavolta sarà un grande successo.

Lo scrittore opportunista Rory Jensen (Bradley Cooper)

Lo scrittore opportunista Rory Jensen (Bradley Cooper)

Giovane sognatore con i soldi di papà, Rory Jensen incarna alla perfezione lo stereotipo americano dello scrittore esordiente: gironzola di giorno, scrive di notte, compra casa, beve vino e vive con la fidanzata a spese dei genitori. Quando si rende conto che gli editori di New York non sono in fremente attesa dell’ennesimo esordiente, Jensen deve sottostare alla più grande umiliazione per un giovane scrittore viziato: lavorare per vivere. Ma questa esperienza traumatica dura poco: finalmente un editore si rende conto della sua bravura e in poco tempo lo scrittore squattrinato diventa l’autore del momento.

Sotto falso nome (4)Serge Novak, Roy Channing e Rory Jensen sono osannati da critica e pubblico, e sono disposti a mettere le rispettive vite in secondo piano – Novak ha una famiglia disastrata, Channing sta sfasciando due famiglie e Jensen ha imboccato la stessa strada – in nome di un valore più alto: le parole. Ma tutti e tre hanno un grande problema: le parole non sono le loro.

Sto parlando di tre film, diversi in tutto se non nell’idea di protagonisti che covano il segreto della più antica forma di comunicazione: il furto di parole.
Serge Novak, interpretato dal sempre ineccepibile ed inamovibile Daniel Auteuil, lo troviamo nel film “Sotto falso nome” (2004) del nostrano Roberto Andò: una pellicola che ha un potenziale altissimo ma che non sembra in grado di gestirlo in modo soddisfacente (con un finale, poi, davvero discutibile).
Roy Channing, interpretato fa uno strepitoso Josh Brolin, è tra i personaggi del film corale “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni” (You Will Meet a Tall Dark Stranger, 2010) scritto e diretto da Woody Allen.
The Words (6)Rory Jensen, interpretato dal bravo Bradley Cooper – che da un decennio dà prova di sé in ogni genere cinematografico – è il protagonista di “The Words (id., 2012), scritto e diretto da Brian Klugman e Lee Sternthal: un prodotto tutto sommato ben fatto, per due registi esordienti.

Mentre nei due film americani sappiamo subito che gli scrittori pubblicano come proprio il romanzo di un altro – quello di un amico defunto Channing, un manoscritto ritrovato in una vecchia borsa comprata da un antiquario Jensen – nel film italiano solo a narrazione inoltrata nasce il sospetto che Novak non sia l’autore dalla reputazione cristallina che si è sempre pensato.
Non ci troviamo però di fronte a plagi “cattivi”: nessuno dei tre autori è uno spietato arrivista che non ha problemi a compiere atti biasimevoli per sfondare nel mercato letterario. Ovvio che il successo piace a tutti, così come la carne è debole e l’occasione fa l’uomo ladro: servono altri luoghi comuni per capire il loro comportamento?

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (4)Tanto Viaggio d’inverno di Novak che The Window Tears di Jensen sono romanzi d’esordio che traboccano di esperienze personali, intime: se sono davvero plagi, vuol dire che rappresentano la vita di qualcun altro? «Gli scrittori rubano la vita degli altri» è l’inappuntabile frase dell’autore francese. Anche quando parlano della propria, aggiungo io. Risponde dall’America Rory Jensen, che insignito di un premio letterario esprime la più alta verità dell’universo letterario: «Ho solo messo per iscritto la verità mentre la immaginavo». Perché la realtà non esiste, se nessuno sa immaginarla. (Sull’argomento sta per uscire un mio intervento sul blog di Salvatore Anfuso.)
Entrambe le frasi sono pronunciate quando ancora non si sa che gli autori hanno plagiato i rispettivi romanzi, eppure i due scrittori hanno praticamente confessato da soli, ricordando ai lettori che la letteratura è finzione: esattamente come la realtà.
Un romanzo è fiction eppure ritrae la realtà. La ritrae dal punto di vista di chi guarda, è vero, ma tutti noi guardiamo e tutti noi abbiamo un nostro punto di vista sulla realtà: ma non la chiamiamo fiction. Un romanzo è la verità che qualcuno ha colto e messo per iscritto. E se questo autore avesse colto la vita di un altro? Se invece di parlare della propria vita, offuscata da giudizi soggettivi e pregiudizi, avesse raccontato in modo lucido e letterariamente soddisfacente la vita di un’altra persona? E se quest’altra persona, scoperto l’accaduto, si fosse impossessato di quel romanzo? Le parole non sarebbero le sue, è vero… ma lavita sì.

La vita e le parole sono indissolubili, eppure Novak e Jensen cercano di separarle per poter scegliere da che parte stare. Ci riescono? Soltanto nella misura in cui tutti noi riusciamo a separare la nostra vita da come la raccontiamo. Raccontare una vita vale di più di viverla? I due nostri protagonisti lo pensano, così entrambi cedono al senso di colpa per il plagio e decidono che l’unico modo per sentirsi meglio è raccontare la verità… romanzandola, cioè inventandola.

Il manoscritto originale che Serge Novak fa suo

Il manoscritto originale che Serge Novak fa suo

Con un delizioso gioco letterario Serge Novak scrive il suo ultimo romanzo: “La vie et la mort de Serge Novak“. È un’autobiografia? È un romanzo? Non ha senso chiederselo: le due cose sono sempre fuse.

Da bambino mi piaceva sostare sotto gli alberi, mi piaceva sparire e riapparire nei varchi di luce lasciati dalla nebbia. A tredici anni sotto uno di quegli alberi inventai e disegnai una storia, poi la dimenticai. Quando è riaffiorata, dopo qualche tempo, pensai di scriverla. Credo sia cominciato così il mio gioco a nascondere, il gioco di un bambino che non sa cosa teme o desidera: se restare nascosto o venire scoperto.

E se la memoria di quella storia fosse riaffiorata da qualche altra parte? Se un altro autore l’avesse colta e resa reale? Sarebbe plagio? Su questo si interroga Rory Jensen, che decide di spiegare tutto nel romanzo The Words. E spiega tutto nel modo più letterario possibile: romanzandolo e… non scrivendolo lui!

Il romanzo "The Words" che spiega l'origine delle parole rubate

Il romanzo “The Words” che spiega l’origine delle parole rubate

Serge e Jensen si sono impadroniti delle parole di altri ma così facendo hanno reso “famose” le vicende personali che esse descrivono: ecco dunque che i veri autori possono tornare – direttamente o indirettamente – a reclamare la propria paternità, costringendo i nostri protagonisti a confessare il misfatto.

Diverso invece il caso di Roy Channing.

Quando leggi il manoscritto di un amico... ed è molto meglio del tuo!

Quando leggi il manoscritto di un amico… ed è molto meglio del tuo!

Laureato in medicina e subito abbandonata la materia, Roy ha scritto, cancellato e riscritto i capitoli del suo romanzo così a lungo che la moglie Sally (Naomi Watts) comincia a chiedersi se non sia terrorizzato dall’idea di completare il suo libro.
«Sono stato scottato – rivela Roy. – Non sopporterei che tutte quelle cose carine dette su di me fossero di nuovo smentite: non sopporto di essere trattato da meteora.» Il suo primo romanzo ha avuto ottime critiche, ma poi è scattata l’implacabile paura della “seconda opera”: il momento cioè dove un artista dimostra di avere talento, non solo fortuna.

Consegnato il suo nuovo romanzo e rimasto per giorni in tensione, riceve la telefonata del suo editore: è un buon libro ma non abbastanza per pubblicarlo. Questa è la fine dello scrittore Roy Channing. A meno che…
Quella stessa notte Roy riceve una notizia ancora più terribile: il suo amico Henry Strangler (Ewen Bremner) è morto in un incidente stradale. Proprio quel suo amico che ha appena finito di scrivere un romanzo stupendo. Un romanzo di cui solo Roy conosce l’esistenza… Serve davvero poco per convincere uno scrittore fallito a rubare le parole altrui.

Il fallito Roy Channing e il suo geniale amico Henry Strangler

Il fallito Roy Channing e il suo geniale amico Henry Strangler

Il successo del libro rubato supera ogni previsione, e ovviamente il confronto con i precedenti romanzi è spietato. «Niente di ciò che hai fatto prima ci aveva preparato – commenta entusiasta l’editore. – La mia teoria è: questo sei veramente tu e quello che facevi prima era costringere i tuoi libri ad adeguarsi alle tue idee da intellettuale… no, grazie!»

La vita sembra sorridere al Roy truffatore. Divorzia dalla moglie con cui era in lite continua e si sposa con la giovane Dia (Freida Pinto), dopo averle mandato a monte le nozze con relativa tragedia familiare. Mentre il suo libro viene stampato incontra di nuovo i suoi amici e scopre di essere stato informato male: il suo amico Henry non è morto nell’incidente, è solo in coma. E potrebbe risvegliarsi in qualsiasi momento…
Woody Allen chiude la storia sul volto distrutto di Roy: da un momento all’altro verrà sbugiardato dall’amico risvegliato e tutti sapranno la sua bassezza morale.
Chissà se racconterà la sua vicenda in un romanzo…

Viviamo tutti, scrittori e lettori, in eterno sospesi fra vita vera e libri falsi che la rappresentano, tra realtà e finzione, fra ciò che pensiamo sia la nostra vita e le parole che la descrivono, senza mai renderci conto che non esiste alcuna distinzione. Ogni tanto ci serve un “crimine letterario” per farcelo ricordare.

L.

P.S.
Rimando al blog Libri nei film per altre schermate sullo pseudobiblion protagonista di The Words.

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2 commenti

Pubblicato da su gennaio 23, 2016 in Pseudobiblia

 

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2 risposte a “[Pseudobiblia] Le parole degli altri

  1. Cassidy

    gennaio 23, 2016 at 10:46 am

    Bellissimo post, e anche un ottimo punto di vista sui film in oggetto, bellisimo complimenti 😉 Cheers!

    Piace a 1 persona

     
    • Lucius Etruscus

      gennaio 23, 2016 at 12:55 PM

      Ti ringrazio, sei gentilissimo: se un giorno vorrai rubare un romanzo, ora sai come fare 😀

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