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A Gift to Remember: romanzo e film

08 Mar

Avendo conosciuto per puro caso il film tratto da un romanzo di Melissa Hill, con tanto di bibliofilia e pseudobiblia, ho pensato di fare una recensione doppia: del libro e del film.

Prima viene ovviamente il romanzo, “A Gift to Remember” (2013) dell’autrice irlandese Melissa HIl, portato in Italia nel 2014 da Rizzoli con il titolo “All’improvviso a New York“.

La protagonista è Darcy Archer, trentenne appassionata di libri che lavora in una piccola libreria di Manhattan: se già questo sembra uno stereotipo vivente ed implausibile, sappiate che è la parte più “credibile” della storia. Perché l’autrice deve riversare in questo personaggio una gran quantità di luoghi comuni, e non è affatto facile.
Melissa Hill sa che le lettrici di romance amano l’idea di amare i libri – che non è la stessa cosa di amare i libri – ma sa anche che il lettore medio anglofono ha una straordinaria ignoranza letteraria. Come ogni autore che deve parlare di libri, anche la nostra Hill adotta il solito stratagemma: cita solamente quei due o tre nomi che sa per certo essere noti ai suoi lettori.

Già il nome del personaggio fa capire il solito, inevitabile amore per Jane Austen, che è l’unica autrice nota alle donne di lingua inglese. Poi però sarebbe bene citare almeno altri due nomi: visto che la protagonista si lancia in infiniti pipponi su quanto preferisca leggere che frequentare gente, su quanto ami i libri molto più che gli uomini («Nessun uomo in carne e ossa sarà mai all’altezza degli eroi fittizi per cui vai pazza»), dopo aver detto che passa la sua vita a rileggere Austen si rischia la figuraccia: una che non legge altro che Austen non fa proprio la figura della bibliofila.
Quindi va be’, Melissa Hill si spinge a citare altri due autori. Charles Dickens e William Shakespeare. Gli unici autori noti alle persone di lingua inglese. Perché non esistono autori di altre lingue.

Essendo libraia di mestiere, Darcy è ovviamente sottoposta a mille domande pressanti di clienti confusi, ma questa cosa è citata con divertimento: sono tutte sfide che la protagonista deve affrontare per scoprire il titolo richiesto. Però rimane il problema che il lettore medio non sa nulla di letteratura: non possono essere sfide troppo difficili.

«Non ricordo, ma so che è di un’autrice con tre nomi… e ci sono quattro figlie, anche se una ha un nome maschile, credo.»

Ammazza che “sfida”! E la protagonista ci pensa sul serio prima di trovare la soluzione in “Piccole donne“, uno dei rari libri noti della narrativa anglofona: uno sforzo da svenire!

Abbiamo dunque capito: All’improvviso a New York è il solito romanzo dozzinale che fa finta di parlare di una donna amante dei libri solo per usare un canone sicuro e parlare di tutto tranne che di libri. Infatti poi la situazione peggiora.

Per farci capire come Darcy sia in sintonia esclusivamente con le lettrici donne che non conoscono autori di lingua straniera – cioè il pubblico di riferimento per eccellenza del romance – bisogna lavorare “di fino”, bisogna cioè mettere il personaggio a confronto con i nemici giurati delle lettrici di harmony: i brufolosi maschi nerd. Che brutta gente…
Così presentandosi ad un appuntamento al buio, Darcy si trova davanti un demente vestito di stracci che la attacca: quando infatti scopre che la donna non gioca ai videogames, diventa maleducato e la tratta da “strana”. Da qui si capisce quanto sia “sottile” Mellisa Hill: ha bisogno di ritrarre un maschio decerebrato perché il suo pubblico parteggi per la sua Darcy.

Il beota videogiocatore viene subito controbilanciato dal protagonista maschile del romanzo, che come ogni altro romance che si rispetti è bello, alto, deciso, sexy e straricco. E Darcy cosa fa? Gli va addosso con la bicicletta, procurandogli un’amnesia da cui dovrà curarlo. Il resto potete immaginarlo da soli, che sarà mille volte meglio di come lo gestisce l’autrice.

Lo stile di Melissa Hill è devastante, riesce a riempire pagine e pagine e pagine di nulla, rendendo infinita una storia che in realtà sarebbe simpatica, se durasse mille pagine in meno. La parte che mi ha traumatizzato è quella in cui entra in scena il cane. Secondo voi, quante pagine di un romanzo possono essere dedicate a descrivere una donna che non sa gestire un cane? Qualsiasi cifra abbiate immaginato, moltiplicate per cento.
Che questa non sia solo la mia opinione, io che potrei essere di parte perché non stimo il romance, lo dimostra il fatto che quando il celebre canale Hallmark dedicato ai cuoricini femminili presenta il relativo film, fa di tutto per darmi ragione.

Il film televisivo “A Gift to Remember” (2017) è uno di quei titoli con cui tutte le case fanno a botte nel periodo natalizio per riempire i palinsesti, usanza ora arrivata anche in Italia (ne ho parlato qui), Paese in cui il film è arrivato all’inizio del 2019 (io l’ho registrato il 1° febbraio ma non era il primo passaggio) con il titolo “Ricordati di te“.

Gli sceneggiatori Dean Orion e Topher Payne prendono tutto ciò che è inutile e noioso del romanzo originale, cioè il 90%, e lo buttano via. Prendono le 12.000 pagine dedicate alla protagonista che non sa gestire il cane e le buttano via, prendono il milione e mezzo di pensieri della protagonista (tutta fuffa di una banalità assordante) e li buttano via. Rimane il succo, una trama addirittura piacevole per un film leggero e sbarazzino, che non finge di essere una cosa seria – come il romanzo – ma si limita a fare il suo lavoro: intrattenere con una storia simpatica e buoni sentimenti.

Il rarissimo titolo italiano in esclusiva!

Certo, i sentimenti sono così esasperatamente buoni che tutti gli attori recitano con un ghigno sul volto, con i muscoli sempre costantemente contratti a dire «Quanto siamo buoni, cazzo!» Diciamo che è un buonismo che non ha nulla di umano, ma è la firma del cinema per famiglie americano.

Buoni sentimenti così estremi… che esplode la faccia!

A parte avere il ghigno da Joker di Ali Liebert, col capello sempre perfetto anche con il casco da bici in testa, Darcy sembra addirittura un essere umano, almeno a guardarla da lontano.

Il ghigno costante e straniante di Ali Liebert

Non tradisce però lo spirito del personaggio, cioè una estremista amante dei libri che non legge, e infatti il personaggio filmico non viene MAI mostrato nella lettura. Beffa delle beffe, quando Darcy si accomoda in poltrona con un libro fresco fresco… dopo due secondi lo butta via e passa il resto della notte a fare origami. Tanto per dimostrare che quelli che dicono di amare i libri, in realtà non leggono.

Un libro così bello che dopo due secondi smette di leggerlo

Chiudo con la parte pseudobiblica. Nel romanzo Darcy ovviamente legge solo le scrittrice donne classiche, quindi è ignara di qualsiasi altro libro sia stato scritto dall’Ottocento ad oggi, mentre lo smemorato stravede per dei libri “per maschi” (detto con profondo disprezzo) di Max Bailey, eroe d’azione.

Lo pseudo-autore Anthony Cleaver Parks (Mark Milburn)

Il film aggiusta il tiro e per evitare che il personaggio sembri un’invasata talebana – cosa che nel romanzo è – la fa stravedere per le opere del romanziere Anthony Cleaver Parks (interpretato da Mark Milburn nei due o tre secondi in cui si vede), di cui è appena uscito “Let Nothing You Dismay“: l’emittente TV8 traduce in sottotitolo “Non lasciarti sorprendere da nulla”.

Uno pseudobiblion fresco di stampa

L’unica altro titolo dell’autore che incontriamo è “No Eden’s Sea“.

L’opera omnia di Anthony Cleaver Parks

Come dicevo, la storia è simpatica proprio nella sua semplicità, è un canone che si ripete con ben poche novità ma alla fin fine il film si lascia vedere senza problemi, se ci si mette nello stato d’animo di uno zuccherossimo filmetto d’amore natalizio. Il romanzo invece ha uno stile che ha reso molto impegnativa la lettura e la sopportazione per la valanga di banali ovvietà con cui l’autrice riesce a riempire infinite pagine, fingendo di essere un romanzo “normale” quando è null’altro che una storiella di genere fatta appunto solo per chi ama il genere, solo che stiracchiata fino all’inverosimile.

L.

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7 commenti

Pubblicato da su marzo 8, 2019 in Pseudobiblia

 

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7 risposte a “A Gift to Remember: romanzo e film

  1. Kuku

    marzo 10, 2019 at 5:50 PM

    Ahahahaha, mi hai fatto fare grasse risate, sai bene quanto l’argomento mi diverta! Ma Darcy non era il nome di un personaggio di Orgoglio e Pregiudizio? Tanto per aggiungere altre austenate random.
    Credo che il generatore di cacchiate romance non preveda che la trama sia uno degli elementi principali e così giù pagine e pagine di pensieri di lei su di lui, sul cane, su di lei e lui, su cosa penserà lui di lei e via avanti. Chè già non sopportavo le pagine a pagine di dubbi e pensieri dei personaggi di Terry Brooks, figuriamoci nei romance.
    Poi nei film dove mostrano queste pseudolettrici, le si vede sempre leggerli alla prima pagina, hai notato?

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    • Lucius Etruscus

      marzo 10, 2019 at 6:14 PM

      ahahh quello ai bei tempi, ora invece ci mostrano personaggi così fortemente amanti dei libri, che non leggono MAI, neanche la prima pagina 😀
      Lo stile del romanzo è terribile, decine di pagine senza dire assolutamente nulla, e meno male che il genere mette al primo posto i sentimenti: peccato non ne parli mai 😀

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