Intrigato da questo splendido post del blog “Nocturnia” di Nick Parisi, mi è risalita la “Febbre del Nero d’Annata”: è il momento di tornare a parlare di noir…
Ma voglio allargare il discorso e chiamo così la rubrica semplicemente “Pulp“, perché ho in serbo delle chicche che provengono direttamente dagli inizi del Novecento, quando l’Italia non era seconda a nessuno nel campo tanto del nero quanto del pulp in generale.
Riviste economiche con narrativa d’intrattenimento sono sempre esistite, cambiano solo i nomi. Dal penny dreadful e dime novel ottocenteschi si è passati al pulp di inizio Novecento, che ha un nome decisamente più d’effetto dello storico feuilleton francese, ma tutti questi sono semplici nomi di un’unica realtà: la voglia di milioni di lettori di essere intrattenuti con storie di ampio respiro e possibilmente a tinte forti. (Ovviamente le “tinte forti” cambiano a seconda della cultura e dell’epoca.)
Tutti i grandi scrittori che noi oggi chiamiamo “maestri” in realtà hanno scritto le loro opere pensando all’uscita a puntate e ad un pubblico di lettori che volevano essere intrattenuti, ma al fianco di opere ambiziose, che guardavano “in alto”, c’erano anche storie che guardavano “in basso”. Molto in basso.
Al di là di tutte le ipocrisie moralistiche, i criminali piacciono, e storie avventurose con un protagonista malvagio vendono bene. Molto bene.
Scopo di questa rubrica è di presentare principalmente le storie dei neri signori del crimine che sono arrivati anche in Italia, agli inizi del Novecento, ma non mancheranno appuntamenti con una narrativa a puntate più “leggera”: sarà un’occasione per ricordare autori e personaggi ormai condannati all’oblio, autori che hanno tenuto con il fiato sospeso gli italiani del secolo scorso e che oggi rimangono giusto nelle citazioni di pochi appassionati.
Sarà un viaggio oscuro ma soprattutto “strano”, come le prime parole del primo capitolo del primo racconto di Lupin: L’étrange voyage!
L.
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