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Star Trek – Il figlio del passato (1983)

09 Mag

Finché mi dura la fantasia e soprattutto finché trovo romanzi leggibili, continuo ad usare romanzi di Star Trek per “sciacquarmi la bocca” fra un libro e l’altro.

«È difficile farsi un’idea di cosa voglia l’emittente o la casa cinematografica. Hanno accettato l’idea che Spock avesse un figlio, eppure la mia successiva proposta – un romanzo dal titolo To Steal a Starship – l’hanno giudicata “mancante di suspense” e hanno voluto una revisione del soggetto. Sentivo che il furto dell’Enterprise ad opera del Kindred, un’organizzazione criminale al soldo dei Klingon, contenesse la quantità sufficiente di suspense. Invece che perdere tempo a cercare di “innestare” maggiore suspense, ho deciso di ritirare la proposta e riutilizzare la storia in uno dei mondi di mia creazione.»

A parlare è la romanziera A.C Crispin in un’intervista del 1984 che ho tradotto per il Zinefilo, in cui racconta del suo rapporto con gli universi narrativi a cui ha partecipato. Adoro l’autrice perché è subentrata allo svogliatissimo Alan Dean Foster e ci ha regalato Alien Resurrection (1998), uno splendido romanzo-novelization che non si limita a raccontare quello che succede su schermo ma offre più “soddisfazione letteraria”.

Mi sono quindi letto il suo primo romanzo di Star Trek, “Il figlio del passato” (Yesterday’s Son, 1983), numero 4 della storica collana da edicola della Garden Editoriale, con la traduzione della consueta Annarita Guarnieri.

La ben nota regola imposta agli scrittori degli universi condivisi è che non possono manomettere lo status quo dei personaggi, figurarsi tirar fuori figli sconosciuti! E poi Spock non è certo plausibile come latin lover che lascia figli in giro.

«Kirk riteneva che non fosse così. Ma Spock non si sarebbe lasciato coinvolgere da una donna… per lo meno, non lo aveva mai fatto, tranne quella volta su Omicron Ceti III, con quelle spore… Era strano, ma lui aveva sempre pensato che ci fosse stato qualcos’altro, oltre a quelle dannate spore, che aveva avuto effetto sul vulcaniano…»

Malgrado i dubbi di Kirk, sappiamo che Spock diventa mollicone solo sotto coercizione di piante aliene, come nel citato episodio 1×24 Al di qua del paradiso (2 marzo 1967) dove si sbaciucchia Jill Ireland.

Quando un fiore spingeva Spock a baciare la moglie di Charles Bronson

Poi però una missione archeologica da Sarpeidon porta alla luce delle strane pitture rupestri: è incredibile, ma qualcuno migliaia di anni fa ha dipinto su muro un volto che sembra proprio un vulcaniano. E assomiglia parecchio a Spock.

Come un lampo, Kirk, Spock e McCoy ricordano la terribile avventura di 3×23 Un tuffo nel passato (14 marzo 1969).

Certo che Sarpeidon assomiglia parecchio alla Terra

Nel mitico penultimo episodio i nostri eroi scoprono che gli abitanti del pianeta hanno trovato rifugio infilandosi nei CD-Rom della Biblioteca di Sarpeidon (di cui parlerò meglio in seguito), e Spock e McCoy finiscono nell’èra glaciale del pianeta, dove guarda caso incontrano l’unica umana del pianeta: Zarabeth (Mariette Hartley).

Scopriamo che nell’èra glaciale fa freddino

Mentre McCoy è febbricitante, Spock si ritrova da solo al cospetto della donna diversamente vestita…

Tipico vestito da èra glaciale

Non vedo spore aliene in giro, ma è chiaro che il ben noto auto-controllo vulcaniano viene a mancare: ah, se le pareti delle grotte di Sarpeidon potessero parlare…

Galeotto fu Sarpeidon…

Non ci viene mostrato cosa succeda davvero tra Spock e Zarabeth, ed è qui che una brava romanziera può lavorare. Noi finora eravamo rimasti che l’episodio si concludeva nel più struggente dei modi: la donna per amore di Spock accettava di salvarlo rimanendo da sola per sempre, in un inesorabile passato di cinquemila anni fa… ma ora sappiamo che… da cosa è nata cosa!

Lo struggente finale del penultimo episodio della serie

A.C. Crispin parte dall’idea che cinquemila anni fa, su un pianeta che ormai non esiste più (essendo andato distrutto dall’esplosione della sua stella), Zarabeth ha dato alla luce il figlio di Spock, nato dal breve loro incontro. Il giovane non esiste più da miglia d’anni, esiste solo nel passato… ed è lì che Spock vuole andare a salvarlo.

Con scatto felino ed agile mossa, Crispin ha l’idea geniale per portare a termine la folle missione: ricorrere al Guardiano dell’Eternità (Guardian of Forever), conosciuto nel mitologico episodio 1×28 Uccidere per amore (The City on the Edge of Forever, 6 aprile 1967).

Negli anni Ottanta è impossibile non aver imparato a memoria questo episodio

Prima però è necessario fare un salto a chiedere l’autorizzazione T’Pau, l’alta autorità vulcaniana che abbiamo conosciuto nell’altrettanto mitologico episodio 2×01 Il duello (Amok Time, 15 settembre 1967), quello dove la colonna sonora ha segnato due o tre generazioni: vi sfido a non riconoscerla!

Salutame a Spock!

Una volta dimostrato che l’autrice conosce molto bene la serie e sa “unire i puntini”, che non usa cioè personaggi noti per raccontare storie che non c’entrano niente con quell’universo (purtroppo succede anche questo), si parte indietro nel tempo a recuperare l’adolescente problematico, che per di più è vulcaniano.

Tornare a bordo dell’Enterprise con un ragazzo che vede per la prima volta altri esseri viventi dà adito a varie situazioni facilmente intuibili, anche se la facilità con cui Zan impara subito a convivere con gli umani è un po’ forzata: dopo più di venti anni in un’èra glaciale fatta di belve feroci sarebbe stato lecito avere un personaggio un po’ più “forastico”, invece anzi Zan è un agnellino.

Il problema nasce quando Zan scopre di essere vittima di un equivoco: credeva di aver trovato un padre, invece ha trovato solo un severo maestro vulcaniano, più freddo della grotta in cui viveva fino a poco tempo prima. Il romanzo infatti si basa principalmente sull’incapacità di comunicazione tra Spock e Zan, la loro impossibilità di entrare in sintonia e quando arrivano i romulani tutto non può che peggiorare.

Tra un brandy sauriano e qualche nome citato ad hoc, la Crispin fa sapere che ha fatto i compiti e la serie la conosce bene, e in effetti il Trekie che è in me ha gradito molto più i riferimenti “storici” che la trama in sé, ma comunque è stata una lettura veloce e piacevole: dopo i problemi ben noti di Spock con suo padre Sarek, è interessante vedere quelli con suo figlio.

L.

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6 commenti

Pubblicato da su Maggio 9, 2024 in Recensioni

 

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6 risposte a “Star Trek – Il figlio del passato (1983)

  1. Vasquez

    Maggio 9, 2024 at 9:56 am

    Le maglie attraverso cui insinuarsi per creare nuove storie senza stravolgere niente ci sono, se uno sa dove cercare. Non è detto che poi vengano fuori storie che vale la pena raccontare, a volte è più intrigante esplorare quegli spiragli che le conseguenze vere e proprie, come mi pare sia successo qui.
    Però dai, interessante, come direbbe Spock 😀

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  2. zoon

    Maggio 9, 2024 at 10:39 am

    non amo certo la saga ST, però questo tuo post mi ha davvero solleticato

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    • Lucius Etruscus

      Maggio 9, 2024 at 11:55 am

      Io invece che ci sono cresciuto è stato come ritrovare vecchi amici d’infanzia 😉
      Mi è piaciuto rivedermi episodi storici per capire i riferimenti dell’autrice, anzi in realtà la parte da lei creata nuova è stata meno appassionante delle citazioni d’annata 😛

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  3. Sam Simon

    Maggio 10, 2024 at 7:28 PM

    Mi sembra che i collegamenti agli episodi giusti ci siano tutti! :–)

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