Ospito con immenso piacere un guest post di Ivano Landi, del blog “Cronache del Tempo del Sogno“, che vuole condividere questa deliziosa storia di fumetti e cinema.
L.
Fernando Di Leo, regista sempre dotato di un occhio di riguardo per la cultura popolare, oltre che di una vivace attenzione ai mutamenti sociali della sua epoca, sviluppò in un suo abbastanza famoso film del 1969, Brucia ragazzo, brucia (1969; dall’agosto 2018 in DVD 01 Distribution), una divertente, e in fin dei conti poetica, sottotrama che non può che far la gioia di ogni appassionato di fumetti.
Tutto inizia con Monica (Anna Pagano), bambina di circa dieci anni, che arriva in un villaggio vacanze del lido romano al seguito dei genitori e di certa Zia Bice, per trascorrervi un periodo di villeggiatura. La stagione balneare è però ormai agli sgoccioli, il villaggio vuoto e la spiaggia pressoché deserta. Tra i pochissimi rimasti a frequentarla, un bambino (Marco Veliante) dell’apparente età di Monica, che subito si propone a lei con un atteggiamento snobbistico, di presunta superiorità culturale (con l’atteggiamento, cioè, che credo oggi si definirebbe di un nerd).
Già alla loro prima prima interazione, quando Monica gli domanda il nome, lui risponde:
– Mi chiamo Marco, ma chiamami Charlie Brown.
Ma è il momento dopo, alla successiva domanda di lei su cosa raffiguri la maglietta che lui ha indosso, che la situazione comincia a farsi davvero critica, con Marco/Charlie Brown che inorridisce alla scoperta che la sua nuova amica è del tutto ignara dei Peanuts di Charles M. Schulz.
– Ma come, non lo sai? – la rimprovera – Dopo tanti anni che ci siamo battuti per affermarci, siamo ancora a questo punto? Cavernicola… non conosci i classici!
Monica è così soggetta, da quel momento in poi, a una severa opera di conversione ai Peanuts e, contemporaneamente, di disintossicazione da Topolino, comprensiva di sedute presso una riproduzione del famoso banco di sostegno psicologico che la bisbetica Lucy gestisce nella striscia di Schulz.
– La tua affezione a Topolino è dovuta certamente a turbe prenatali – spiega Marco a Monica – Dimmi che traumi hai avuto nell’infanzia.
Ma la terapia di Marco è completa e intensiva e include anche la necessità, da parte di Monica, di liberarsi da ogni vincolo affettivo che possa inibire la sua piena maturazione e conseguente conversione.
Fino alla felice conclusione, con Monica finalmente convertita al culto dei classici, mostrataci da Di Leo nell’ultima scena in tema del film.
Ma non è ancora tutto, perché i Peanuts non sono l’unico fumetto citato da Di Leo nel film. La sua cinepresa inquadra infatti più volte anche un poster che raffigura Pravda la sbandata (Pravda la survireuse), la (contro)eroina dell’artista belga Guy Peellaert, protagonista di una serie tipicamente anni ’60, psichedelica e pop, apparsa dal 1968 sul cattivissimo giornale satirico francese Hara Kiri.
Ivano
P.S.
Ringrazio ancora Ivano per l’intervento e ricordo mia intervista fumettosa con lui.
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landiivano
aprile 17, 2019 at 8:32 am
Grazie a te per il privilegio di questa ospitata, Lucius. Ripasso con più calma nel tardo pomeriggio 😉
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Lucius Etruscus
aprile 17, 2019 at 8:33 am
Sempre pronto a presentare altre chicche che troverai ^_^
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Conte Gracula
aprile 17, 2019 at 9:25 am
Mamma mia, che bambino odioso questo Marco!
Proprio snob: non vedo perché non sia possibile apprezzare allo stesso tempo Topolino e Charlie Brown!
Comunque, la scena col banchetto da psicologo in stile Lucy non dev’essere male 😀
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landiivano
aprile 17, 2019 at 4:45 PM
In effetti quella scena è un mini cult. Anche per la bella idea di aggiungere i cartelli esplicativi Mickey Mouse no! e Snoopy yes! 🙂
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Kuku
aprile 17, 2019 at 10:12 am
Molto divertente questo post! AHaha, beh ma il bambino in effetti era un po’ esagerato, perché Topolino no e Snoopy sì? Topolino era troppo mainstream?
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Lucius Etruscus
aprile 17, 2019 at 10:45 am
Scuole di pensiero 😛
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landiivano
aprile 17, 2019 at 4:56 PM
Grazie per il gradimento, Kuku! Be’, i Peanuts hanno tradizionalmente sempre goduto di una più alta considerazione da parte degli intellettuali o supposti tali rispetto a Topolino 🙂
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Ariano Geta
aprile 17, 2019 at 2:42 PM
Accidenti, questa sì che è una citazione cinematografica straordinaria per noi fumettofili!
p.s.: io andavo pazzo per i Peanuts, ho ancora tantissimi albi, vedevo la serie animata in tv… però mi sta simpatico pure Mickey Mouse 😉
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Lucius Etruscus
aprile 17, 2019 at 2:44 PM
Per fortuna siamo tutti più tolleranti del piccolo Marco 😛
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landiivano
aprile 17, 2019 at 4:59 PM
Grazie Ariano 🙂 In effetti mi viene da chiedermi cosa sarebbe stato di me se invece che dalle strisce di Topolino la mia infanzia fosse stata accompagnata da quelle dei Peanuts. Sarei stato un secondo Marco?
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pirkaf76
aprile 17, 2019 at 5:09 PM
Chissà cosa avrebbe pensato Marco, nel vedere diventare Snoopy mainstream negli anni ’80/90 con tanto di zaini, quaderni, diari e qualsiasi chincaglieria dedicata ai personaggi di Schulz.
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landiivano
aprile 18, 2019 at 7:54 PM
Chissà, forse sarebbe stato contento di vedere il sacro verbo così diffuso ;D
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Nick Parisi
aprile 17, 2019 at 5:10 PM
Cosa mi succede se dico che a me piacciono sia i Peanuts che Topolino?
Mi mandate Marco a casa per rieducarmi? 😛
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landiivano
aprile 18, 2019 at 7:56 PM
Visto che i Peanuts ti piacciono già, direi che una settimana di sostegno psicologico può anche bastare. Il vero problema è semmai rintracciare Marco ;D
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