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L’incolore Tazaki Tsukuru (Audiolibro 2024)

04 Giu

A mia in saputa, ho letto il mio primo Haruki Murakami (scegliete voi l’ordine di nome e cognome), che mi ha catturato ed estasiato prima di deludermi profondamente, visto che in pratica sul più bello l’autore scappa via lasciando il lettore da solo.

Non avevo minimamente notato il nome dell’autore quando mi è capitato davanti il corposo titolo “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” (色彩を持たない多崎つくると、彼の巡礼の年, 2013), portato in Italia da Einaudi nel 2014 con la traduzione di Antonietta Pastore.

Ciò che mi ha colpito è stata la trama, molto particolare e con uno spunto intrigantissimo. Quando poi mi è capitato nella sua versione audio letta dalla brava Nadia Ferrero, non ho saputo resistere. Ho provato con un po’ di titubanza, temendo di trovarmi davanti a qualcosa di troppo dispersivo da ascoltare in auto mentre si va a lavoro, invece sin dal primo istante il romanzo mi ha preso e non mi ha mollato più.

O meglio, mi ha mollato nel finale, quando l’autore si è alzato e se ne è andato, fregandosene di terminare la vicenda che ha iniziato, lasciandomi come uno scemo a bocca aperta.

Lo spunto che mi ha subito catturato è stato l’abbandono del protagonista da parte del suo gruppo di inseparabili amici, infatti la vicenda parte dalla profonda disperazione di Tsukuru dall’aver ricevuto una telefonata terribile, con cui i quattro amici con cui condivideva la vita gli fanno sapere che non vogliono avere più nulla a che fare con lui, e non li contattasse mai più.

La disperazione del protagonista mi ha molto colpito, magari la dispersione degli amici di scuola è un fenomeno comune ma all’epoca mi colpì nel profondo la velocità e la nettezza con cui si infranse il rapporto che avevo avuto con amici con cui in pratica avevo diviso ogni giorno della mia vita. Con il tempo ho avuto modo di veder sfumare tante altre amicizie quindi alla fine ci si fa il callo ma il dolore di Tsukuru mi ha risvegliato ricordi ormai sopiti.

Tanto tempo fa, scoprii che un amico conosceva una mia vecchia compagna di liceo, gli chiesi di intercedere per mandargli un saluto da parte mia, e scoprii che avevo lasciato in quella ragazza un’impressione talmente negativa e odiosa che mai avrebbe voluto anche solo intravedermi, vietando fermamente a quel mio amico di passarmi la sua mail. Onestamente non ricordavo chi fosse quella ragazza, ma mi ha colpito l’idea di averle fatto una così pessima impressione, ancora viva e pulsante dopo così tanti anni. Per questo mi sono sentito vicino a Tsukuru quando decide di capire come mai i suoi quattro amici hanno deciso di scacciarlo in maniera così definitiva e senza addurre alcuna motivazione.

Tanto tempo fa, per un breve periodo ho riallacciato il rapporto con un vecchio compagno di liceo, che peraltro abitava a due passi da casa mia ma non ci eravamo mai incontrati fuori dall’aula. Si stava laureando e aveva bisogno di uno sgobbone che gli scrivesse la tesi (piena di formule matematiche) a prezzo amico (cioè gratis) quindi passò sopra l’odioso ricordo che avevo lasciato anche in lui. Mi disse che ai tempi del liceo mi considerava l’Anticristo, che forse è un pochino esagerato ma almeno è stata una spiegazione: so perché ho lasciato un pessimo ricordo in lui, almeno non è un mistero, come invece è capitato con un altro ancora, la cui unica risposta alle mie mail ad anni di distanza è stata di un gelo tagliente, prima del silenzio totale. Era chiaro che anche dopo tanto tempo non voleva avere alcun tipo di contatto con me. Ed era stato il mio migliore amico di tutti gli anni di liceo.

Forse questa mia esperienza diversamente positiva con le amicizie mi rende molto vicino al dolore di Tsukuru, che allo stesso tempo sente un vuoto e un peso nella sua vita: il vuoto lasciatogli da amicizie che non si è stati in grado di conservare e il peso di portarne addosso la responsabilità.

Spronato dalla sua ragazza, il nostro eroe decide che dopo sedici anni è il momento di sciogliere questo dolore e questo mistero: è il momento di andare a trovare i suoi vecchi amici e chiedere loro il motivo del suo allontanamento. La vita scioglie molti degli assolutismi della giovane età, gli angoli si smussano e si può parlare con più pacatezza, una volta che certe questioni giovanili hanno perso la loro aura di importanza universale, che si prova da ragazzi. Il problema, come scopre drammaticamente Tsukuru, è che il motivo del suo allontanamento è tanto assurdo… quanto imperdonabile.

Murakami procede con levità anche quando dilania le carni, la narrazione è sempre densa ma mai pesante, ho davvero amato questo romanzo fino alla quasi-fine. Perché, come anticipato, semplicemente a un certo punto l’autore non sa più che dire, tutti gli spunti narrativi che ha seminato durante il libro non ha idea di come concluderli, tutte le idee sollevate non sa dove metterle, così si alza e se ne va. Ignoro se sia il suo stile consueto, lasciare spunti narrativi senza alcuna conclusione e finire a casaccio la vicenda, ma certo è stata una bella delusione: è un romanzo talmente splendido che meritava un finale, magari anche brutto ma un finale, invece di una fuga dell’autore.

Per non rivelare nulla faccio un esempio totalmente diverso. Immaginate un romanzo con un protagonista che dorme con un morto sotto al letto, poi perde le chiavi e a fine romanzo le ritrova. Fine del libro. Al che il lettore è autorizzato a chiedere “Ma… e il morto sotto il letto? Che cacchio c’entra?” Ecco, così è questo libro di Murakami: butta lì idee e spunti narrativi che poi non si sente in dovere né di spiegare né di allacciare in qualche modo alla vicenda.

Non so quando proverò un altro titolo dello stesso autore, sia per paura che mi lasci in sospeso anche lì sia perché magari senza l’aiuto di un forte coinvolgimento personale nella vicenda non so se riuscirei a reggere alla narrazione lunga e particolareggiata, non sempre finalizzata alla storia. Intanto già è stato tanto aver letto finalmente un romanzo di Murakami, anche se ho potuto farlo solo a mia insaputa.

L.

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16 commenti

Pubblicato da su giugno 4, 2024 in Recensioni

 

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16 risposte a “L’incolore Tazaki Tsukuru (Audiolibro 2024)

  1. Celia

    giugno 4, 2024 at 8:40 am

    Beh, devo dire che nonostante il gravissimo “atto (finale) mancato” mi hai suscitato l’acquolina.
    Apprezzo Murakami ma non lo leggo da tempo perché trovo il suo realismo magico, come lo chiamano alcuni, o forse onirismo, direi, eccessivo e un tantino morboso.

    Davvero ti han dato addirittura dell’Anticristo?!
    Y porquè?

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    • Lucius Etruscus

      giugno 4, 2024 at 9:23 am

      La storia e la narrazione sono molto “realiste”, o comunque in nessun punto mi ha fatto pensare alla magia. O meglio, ora che me lo dici forse qualcuno di quei fili narrativi lasciati in sospesi forse potrebbero essere risolti sbrigativamente con qualcosa di “magico”, ma nel caso me lo deve dire l’autore o comunque farmelo capire.
      E’ il primo romanzo che leggo di Murakami quindi ignoro se sia rappresentativo del suo stile, ma sebbene lo abbia molto amato non ne leggerei un altro, con il rischio che rimanga tutto in sospeso.

      Da giovane ero di quegli esseri noti come “pagliacci di classe”, avevo tanta energia e la impiegavo per far ridere il più possibile quelli che consideravo miei amici, il che poteva voler dire fare battute che offendessero altri in classe: mi piacerebbe essere stato un quindicenne con la sensibilità tale da capire quanto le battute possano ferire certe persone (che però magari avrebbero dovuto prenderle per quel che erano, appunto, cioè stupide battute senza valore), ma ormai è andata così.
      Purtroppo essere il giullare di corte è una colpa imperdonabile, come ho scoperto in seguito, per questo ho così empattizato con Tsukuru, anche se la sua “colpa” è di ben altra natura.

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      • Celia

        giugno 4, 2024 at 9:26 am

        L’importante è che almeno la natura di questa colpa, sia nel tuo caso che in quello letterario, sia chiara… Odio sopra ogni cosa essere tenuta volutamente all’oscuro di ciò che mi riguarda.

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      • Lucius Etruscus

        giugno 4, 2024 at 9:41 am

        Infatti nel caso degli altri miei compagni di liceo non è chiara l’entità della mia colpa e mi farebbe piacere scoprirla, ma poi le successive amicizie finite male mi hanno abituato e immunizzato, quindi alla fin fine basta considerare l’amicizia come una semplice fugace conoscenza momentanea e tutto fila liscio 😛

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      • Celia

        giugno 4, 2024 at 9:43 am

        Arrr.

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  2. Vasquez

    giugno 4, 2024 at 12:31 PM

    Pure tu Lucius però, se vai a scuola coi cornini in bella vista e il forcone al posto dello zaino, che ti aspetti?
    Io ho perso tutti per strada, causa continui traslochi, e anzi era già tanto riuscire a entrare in confidenza con qualcuno. Rimando stupefatta (più stupe- che -fatta a dire il vero) quando qualcuno mi si fa vivo sul faccialibro chiedendomi l’amicizia, gente che ricordo appena… poi andando a guardare le cose che postano, non posso fare a meno di consolarmi: è stato un bene perderne la maggior parte (almeno il 99%) per strada!
    Ricordo di avuto almeno un paio di compagni che facevano battute a profusione, uno più sguaiato, uno un po’ più sul genere “giochi di parole”, però esasperavano soprattutto i prof, che in classe spesso era un fuoco di fila (sto parlando delle superiori). Ricordo che noi compagni ci contendevamo la loro compagnia perché sapevano essere spassosissimi, a volte anche esasperanti certo, ma mai offensivi… Perché poi a quell’età gli equilibri sono fragili e basta veramente poco per sentirsi una mer&@.

    Che io sappia Murakami è così, ognuno deve trovarci il suo significato, prendere o lasciare, per questo io l’ho sempre lasciato lì dov’è: sullo scaffale in negozio 😛

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    • Lucius Etruscus

      giugno 4, 2024 at 3:34 PM

      Mi piacerebbe di cuore dire che al liceo non ero affatto come quelli che descrivi, invece purtroppo mi hai identificato con una precisione disarmante: potrei mettermi a vantare qualche attenuante, ho qualche giustificazione da agitare in aria, ma alla fin fine ero esattamente il tipo di persona che oggi io stesso terrei a distanza, forse per questo sono velocemente sceso a patti con la voglia di diversi miei compagni dell’epoca di starmi a più che debita distanza.
      Poi certo con altri si scopre che l’amicizia nata dall’essere costretti in un ambiente non resiste al di fuori di quell’ambiente, non avendo molto in comune né cose da dirsi, tanto meno opinioni in comune.
      In questo mi ha molto aiutato “Il bacio della Donna Ragno”, che considero ancora uno fra i più bei film che io abbia mai visto: non è certo questo il succo della storia, eppure anche lì si parla di due individui profondamente diversi, che in circostanze normali non si sarebbero mai frequentati, anzi direi profondamente disprezzati a vicenda, eppure costretti in uno spazio – che può essere una cella ma anche un’aula scolastica – sono costretti a conoscersi, scoprendosi più affini di quanto avrebbero mai ammesso a sé stessi.
      (Tempo fa mi sembra che volessero girarne un remake di quel film, al che spero che gli Dei dell’Apocalisse sappiano intervenire….)

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  3. Raffa

    giugno 4, 2024 at 12:52 PM

    Ho paura a chiedertelo, ma cos’hai fatto di così terribile ai tuoi compagni? Ovviamente non devi rispondere, sono fatti tuoi, è che leggendo il tuo blog dai l’idea di una persona simpatica e alla mano, tutto fuorché un bullo o peggio. Poi, anche fosse, i bulli del liceo li abbiamo perdonati crescendo…

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    • Lucius Etruscus

      giugno 4, 2024 at 3:45 PM

      Che bello sarebbe risponderti che ero un bullo, potrei fare il “pentito” chiedendo scusa per il mio passato di violenza e prevaricazione, quando invece è l’esatto contrario: per i tre anni delle medie sono stato vittima di bullismo quando nessuno ancora lo chiamava bullismo. I professori lo sapevano, lo vedevano, più volte sono stato malmenato davanti a loro, ottenendo solo totale indifferenza. Ecco perché oggi non riesco a provare empatia per la lotta al bullismo, soprattutto portata avanti con ditino moralizzatore alzato da chi ieri se ne fregava altamente o peggio lo giustificava.
      Al liceo ero semplicemente il giullare della classe, uno di quelli che dà fastidio a tutti con il suo umorismo molesto: temo che il mio pentimento non abbia lo stesso effetto che se fossi stato un prevaricatore: i bulli li si perdona, i fastidiosi no… come dimostra il fatto che sia quelli che mi trovavano divertente sia quelli che mi trovavano odioso hanno dato prova di non gradire ulteriormente la mia compagnia 😛

      Ormai ho fatto pace da tempo con la situazione, non voglio sembrare sofferente per un dato di fatto a cui non posso più porre rimedio, però questo libro di Murakami è andato a pizzicare corde che da tempo avevo dimenticato e forse per questo l’ho sentito più personale di altri. E per questo forse mi aspettavo di più rispetto a quello che Murakami aveva da offrire.

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  4. Moreno Pavanello

    giugno 4, 2024 at 3:11 PM

    Spero che tu abbia fatto qualcosa di molto grave per essere odiato così tanto, che almeno ne sia valsa la pena! 😆

    Anche a me è risultato straniante come le grandi amicizie del liceo siano finite da un giorno all’altro una volta finita la scuola. Ma il fatto peggiore è successo quando ormai ero abbondantemente adulto: l’ex collega con cui collaboravo per scrivere i racconti della saga “Ucrònia” si è reso totalmente irreperibile senza una riga di spiegazione, ancora adesso non so cosa gli ho fatto! Non risponde a mail, messaggi, chiamate, mi manca solo di andare ad aspettarlo sotto casa. Per un po’ ho perfino pensato che fosse morto, ho dovuto chiedere ad altri ex colleghi per sapere che era ancora vivo! E dire che il nostro era anche un rapporto di quasi-lavoro…

    Di Murakami ho letto “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, e tanto mi è bastato per dire che il mio rapporto con Murakami finisce qui. Troppo surreale e inconcludente per i miei gusti, con un finale che non lascia troppe cose in sospeso (comunque ne lascia) ma ha un altro problema: è bruttissimo! Una roba illeggibile, pretenziosa e fastidiosa, che mi ha convinto a stare lontano da Murakami da ora in avanti.

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    • Lucius Etruscus

      giugno 4, 2024 at 3:59 PM

      La tua conclusione concretizza il mio sospetto che questa di Murakami non sia un’eccezione bensì la regola, perciò anch’io cercherò di evitare altri suoi libri, a meno che come in questo caso non li legga/ascolti senza sapere che sono suoi 😛

      Purtroppo ero solo fastidioso, il compagno di classe che fa battutine stupide su tutto e non si sta zitto un secondo: a mia discolpa posso però dire che tanti ridevano, alimentando la mia voglia di farli ridere ancora. Non è un passato glorioso né un peccato di cui fregiarsi 😛

      Sai che una cosa simile a quella che descrivi a me è capitata con i… videogiochi? A un amico digitale avevo proposto una rubrica di “videogiochi e cinema” sul Zinefilo e dopo un paio di puntate… è scomparso nel nulla! Non mi ha più risposto e non l’ho più trovato da nessuna parte, evaporato! Siccome era già successo con un altro che aveva curato una rubrica simile, ho deciso di abbandonare ogni rubrica fissa sul blog, al massimo solo guest post occasionali come i tuoi. Più volte ho avuto la tentazione di proporti una rubrica tutta tua ma ho troppo paura della Maledizione Zinefila e non voglio vederti sparire 😛

      Ah, e un’altra volta mi è capitato con Tarantino! Un amico digitale con cui ci sentivamo in pratica tutti i giorni è scomparso nel nulla dopo la mia critica a “Django Unchained”: in questo caso sono vittima d’opinione quindi me ne vanto ^_^

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      • Celia

        giugno 5, 2024 at 11:19 am

        Il famoso “reato d’opinione”.

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  5. Iuri Vit

    giugno 11, 2024 at 12:15 PM

    Sui finali Murakami ha il vizio di tranciare di netto, quasi si perdesse il filo, oppure che non li consideri particolarmente rilevanti. Personalmente alcune delle sue storie mi sono piaciute davvero molto, mentre altre hanno scatenato su di me strani movimenti intestinali. Comunque questo lo proverò.

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    • Lucius Etruscus

      giugno 11, 2024 at 3:29 PM

      Sì, la sensazione è che l’autore non avesse più nulla da dire, avesse dato ciò che aveva da dare e semplicemente si è alzato e se ne è andato, lasciando parecchie questioni in sospeso. Però è anche vero che io sono abituato ad una narrazione occidentale, dove se un autore lascia dei fili in giro prima o poi li dovrà tirare, dove i nodi prima o poi arrivano al pettine, magari invece i giapponesi non hanno queste usanze 😛
      Però prima del finale l’ho trovato un romanzo molto bello, mi ha davvero appassionato.

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  6. Kukuviza

    giugno 18, 2024 at 10:14 am

    Dopo un periodo di superlavoro, sono emersa dalla cripta e mi sono imbattuta in questo tuo post. Subito sono andata a leggermi il libro (perché mi fido dei tuoi consigli e, a proposito, ho letto tutti i libri di genere che mi hai passato l’anno scorso) ed era anche per me il primo di Murasaki.

    Indubbiamente lo scrittore lascia cose sospese, il finale in primis e poi tutta la storia dell’amico universitario (con tanto di sottostoria riguardande il padre dell’amico… che significato aveva quella sottostoria lì?), ma credo che venga comunque sciolto il nodo relativo al trauma principale e dunque, nonostante scocci non sapere il finale, in definitiva il protagonista si è sbloccato, indipendentemente da come andrà la sua relazione. Ora, rispetto a prima di sciogliere il nodo, lui è disposto a mettersi in gioco e a legarsi emotivamente. Invece prima manteneva con le donne una certa distanza. Almeno, io ho capito così.

    La lettura mi ha preso, anche se non mi ha del tutto soddisfatto il motivo dell’allontanamento da parte degli amici. L’ho trovato un po’ troppo “strano”, sul filo della verosimilità, e sicuramente poco “unversale”. Siccome la dissoluzione di amicizie giovanili/scolastiche è una cosa molto comune, l’inserimento di una cosa così particolare, mi ha un po’ spiazzato. Magari il fatto che lui non si fosse accorto che una delle ragazze fosse disturbata poteva forse essere un motivo di maggior riflessione, del tipo: siete tanto amici ma non ti sei accorto di come lei stava male. Ma mi pare che l’accento non fosse tanto su questa cosa. E anche il fatto che lui, giustamente, non riusciva a capire il motivo dell’allontanamento (cosa che invece nella realtà è un po’ più difficile che succeda) mi ha dato una sensazione di inutilità, cioè, lui ha sofferto… per niente…

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    • Lucius Etruscus

      giugno 18, 2024 at 11:19 am

      Intanto ben tornata dalla cripta, mi sei mancata ^_^
      Contentissimo di averti dato uno spunto di lettura, anche se così “strano”, e sicuramente quel finale sta a indicare lo sblocco del protagonista, ma certo l’impostazione della vicenda richiedeva un po’ più impegno: Tsuguru ci ha messo sedici anni a gestire una cosa grave e ora ci ha messo qualche giorno a gestirne una super-mega-gravissima? Mi è sembrato tutto sbrigativo, come se l’autore avesse raggiunto il punto focale della storia e quindi via, lasciamo tutte le sotto-trame a penzoloni e fine del libro.

      Non posso dire che non mi sia piaciuto, è stato un ascolto/lettura piacevole e appassionante, ma temo che passerà molto prima che io trovi la voglia di affrontare un altro Murakami 😉

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