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[Archeo Edicola] La fine del mondo (1978)

25 Gen

Grazie ad un ciclo natalizio di Cine34 (Mediaset) dedicato a Lina Wertmüller ho potuto beccare per puro caso alcune ghiotte citazioni di libri e riviste d’annata in uno dei noti film dal titolo chilometrico che è sempre stata la firma dell’autrice: “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia“, uscito nel gennaio del 1978 ma (come vedremo) sicuramente girato molto prima.

Quello che mi è sempre rimasto impresso dei film italiani anni Settanta è il fatto che i personaggi leggano molto: libri, riviste, fumetti, tutti oggetti scomparsi dalla modernità ma che all’epoca conoscevano un successo oggi inconcepibile. In fondo erano l’internet del loro tempo.

Sono del 1974 quindi la mia infanzia è stata tutta negli anni Ottanta, quando per informarsi non esisteva altro sistema che la carta stampata: la TV era per divertimento, quel po’ di approfondimento che andava in onda su Mamma RAI non diceva gran che. Quindi io ho sempre visto i miei genitori, i genitori dei miei amici e tutti i personaggi dei film italiani anni Settanta informarsi su libri e riviste.

Quando c’era una scottante questione internazionale, state sicuri che in libreria o in edicola avreste trovato un saggio che la spiegava con dovizia di particolari. Magari quello che oggi chiamano instant book, cioè un libro scritto velocemente proprio per cavalcare l’onda di interesse su un argomento, comunque potete stare certi che una sola pagina di quei libri valeva quanto l’intero internet. Semplicemente perché i lettori erano così attenti ed esigenti era più difficile intortarli. (Anche se ci si riusciva ugualmente.)

Prima di dormire possiamo leggere di Luis Corvalán e l’«Eurocomunismo»

Così nella scena del film in questione, quando i protagonisti Giancarlo Giannini e Candice Bergen si preparano per andare a letto, girando per casa con le mani piene di riviste, e con i comodini pieni di libri, mi è sembrata una situazione così fortemente familiare che mi ha commosso. Forse perché all’epoca anche a casa mia si andava a dormire così, dopo aver visto un film o un telefilm: tra riviste, fumetti e libri, c’era parecchio da fare prima di smorzare la luce.

Tipica coppia degli anni Settanta, quando a letto si leggeva

Come nel consueto stile della Wertmüller, la storia alterna uno sguardo generale sul mondo con uno più particolare sul rapporto dei due protagonisti. Quindi sbirciando la rivista che sta leggendo la Bergen capiamo che si sta informando su un bruttissimo disastro ecologico italiano.

Come si fa a dormire dopo aver letto di morti e feriti?

Non ho capito se l’articolo di cui leggiamo il titolo, “20 km di veleno”, sia quello a cui fa riferimento la copertina del settimanale “Epoca” (Mondadori) del 12 gennaio 1977, inquadrata in un altro punto della scena…

Una lettura serale decisamente “pesantina”

… comunque quest’ultima a sei mesi dagli eventi ricorda ancora gli effetti del disastro di Seveso del luglio 1976, quando dall’azienda ICMESA di Meda (MB) è fuoriuscita una nube tossica che ha investito le zone limitrofe, in particolar modo la zona di Seveso. Una lettura non proprio distensiva per chiudere la giornata.

Due copertine dedicate ad argomenti agli antipodi

Decisamente di tutt’altro genere è la lettura del mensile di moda “L’Uomo Vogue” (Condé Nast Italia), nel suo numero doppio del dicembre 1976 / gennaio 1977, con Robert Redford in copertina. L’argomento serve a presentare il dilemma della donna emancipata che però non lo è così tanto da pensare a scappatelle come invece fanno i mariti, storicamente emancipatissimi.

Mentre la protagonista legge, dei “fantasmi” incarnano le varie voci della sua coscienza

Malgrado giri per casa con il pieno di riviste sotto braccio, il nostro Giancarlo Giannini d’un tratto viene visto a studiare attentamente una rivista d’approfondimento molto in voga all’epoca…

Anche questo è approfondimento…

All’epoca la rivista “Playmen” era ampiamente pubblicizzata dai film italiani, e in questo caso viene mostrato il numero dell’ottobre 1976 (Anno X, n. 10) con in copertina la giovane Lilli Carati (anche se nel film è riportata con il suo vero nome, Ileana Caravati)
La divertente trovata della regista è di chiamare la Carati in persona a ricreare la posa della copertina di “Playmen”, proprio nel bagno di casa del protagonista, che però storce la bocca: a quanto pare preferisce le donne con forme più generose, il che fa scatenare i “fantasmi femministi” che abitano la casa.


Essendo una schermata con contenuto esplicito, l’immagine è nascosta: clicca qui per aprire:
sei però informato che contiene seni di donna nudi.

Passiamo ora al comodino di Giannini, dove troviamo una scelta di libri più interessante.

Nessun comodino dell’epoca poteva stare senza un po’ di cultura russa

Sono figlio di genitori così comunisti che quand’ero piccolo mi hanno sbocconcellato, tanta era la voglia di mangiare bambini. Quindi sono cresciuto in una casa in cui Lenin e Trotskij erano amici di famiglia, li vedevo sugli scaffali e sui comodini dei miei genitori, ma anche in edicola e a casa di amici. Proprio per l’enorme quantità di materiale uscita in Italia sull’argomento non so identificare quel tomone dal titolo “Lenin”, in altro a destra.

Cofanetto Oscar Mondadori

Invece il cofanetto a sinistra, sotto le sigarette, è facile da identificare, anche perché ce l’avevamo anche in famiglia: si tratta di “Storia della Rivoluzione russa” (1930) di Lev Trotsky (o Trockij), pubblicato da Treves nel 1936 e poi ripreso da Mondadori nel 1969, in un celebre cofanetto in due volumi per Oscar Mondadori, più volte ristampato.

Dalla quarta di copertina del cofanetto:

La Storia della rivoluzione russa fu scritta tra la fin del 1929 e la metà del 1932, mentre l’autore si trova in esilio nell’isola di Prinkipo. Divisa in due volumi – «La rivoluzione di febbraio» e «La rivoluzione di ottobre» – essa abbraccia tutto il 1917, l’anno fatale per il crollo dello zarismo e decisivo per raffermarsi del partito bolscevico. Partendo dall’analisi della situazione sociale e politica della Russia prerivoluzionaria, Trotskv descrive — con la rigorosità scientifica dello storico e l’eccezionale competenza che gli deriva dall’aver partecipato direttamente agli avvenimenti che descrive – il processo graduale, elementare e il movimento quasi ineluttabile attraverso cui le forze sociali russe, per tappe via via progressive, si sviluppano e raggiungono il definitivo equilibrio nella Rivoluzione di ottobre. Esempio magistrale di applicazione del metodo storico marxista, soprattutto per il costante dialettico connettersi di generalizzazioni teoriche e di analisi concrete, l’opera è altresì il capolavoro letterario di Trotsky, «una eloquente indicazione» scrive Livio Maitan nella sua ampia e dotta introduzione «dei risultati che si possono ottenere quando l’indagine storica e la rappresentazione artistica siano fuse insieme».

Dopo le donnine nude, Lenin e la Rivoluzione russa, gettiamoci nei misteri misteriosi…

Un bel salto d’argomento

… così in alto a destre del comodino di Giannini troviamo “Universo proibito” (1966) di Leo Talamonti, «Una rigorosa inchiesta sulla dimensione occulta della vita: magia, chiaroveggenza, fantasmi, sdoppiamenti, medianità», si legge in copertina. Pubblicato originariamente da Sugar nel 1966, lo stesso anno esce anche negli Oscar Mondadori (n. 210): le due case continueranno a ristamparlo insieme. L’ultima edizione Oscar prima delle riprese è del 1972, mentre SugarCo lo ristampa nel 1978 proprio mentre il film è in sala: è l’ultima apparizione nota del testo.

Oscar Mondadori del 1972

Stando a Wikipedia, Talamonti («parapsicologo cattolico» lo definisce Roberto Pinotti nel suo Ufo, 1991) aveva raggiunto una discreta notorietà con delle rubriche dedicate al paranormale su varie riviste, tanto che la pubblicazione di questo saggio sull’argomento pare sia stata accolta da grande successo, stando almeno a chi ha compilato la citata pagina di Wikipedia.

Ecco l’incipit:

«Questo libro è nato da una serie di ricognizioni condotte con occhi bene aperti in quel mondo colorito e vario al quale appartengono i sensitivi, i chiaroveggenti, i medium: un mondo che il pubblico conosce soltanto in superficie attraverso le inevitabili deformazioni prospettiche create dai pregiudizi correnti. Hanno quei soggetti, o non hanno, la facoltà di “produrre” fenomeni che sembrano sottrarsi alle leggi della natura? Si corrono due pericoli antitetici, nel cercare di rispondere a questa domanda. Da un lato c’è la credulità sprovveduta, sulla quale peraltro si è già troppo scritto e insistito in autorevoli sedi, perché si debba insistervi ancora; dall’altro c’è il pericolo· di mortificare una curiosità legittima e creativa.»

Con tutte queste riviste, quotidiani e libri, chissà rimarrà sveglio il protagonista a leggere. Molto poco, mi sa…

Si vede bene la testata?

Non si può andare a dormire.. prima di aver fatto vedere bene la testata “Paese Sera“, altra grande presenza del cinema italiano d’annata.

Il problema di avere tanto da leggere di sera è che invece è ben poco il tempo di veglia, ma solo perché si va a letto sempre più tardi e sempre più stanchi: erano altri tempi, con altri orari, e un altro modo di informarsi. Malgrado io sia cresciuto con quel tipo di abitudini, non vuol dire che le segua ancora, però sono strettamente legate alla mia infanzia quindi vederle in un film mi fa scattare l’effetto nostalgia.

L.

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6 commenti

Pubblicato da su gennaio 25, 2021 in Archeo Edicola

 

6 risposte a “[Archeo Edicola] La fine del mondo (1978)

  1. zoppaz (antonio zoppetti)

    gennaio 25, 2021 at 1:55 PM

    La tua capacità di usare questi dettagli per costruire percorsi storici e sociologici è davvero interessante.

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  2. theobsidianmirror

    gennaio 25, 2021 at 8:47 PM

    Eh si, erano altri modi di informarsi. Leggere un quotidiano prima di dormire significa apprendere notizie vecchie di 24 ore. Certo, se non hai nient’altro da leggere va bene anche quello: una volta in Germania per lavoro mi sono letto e riletto per 5 giorni la stessa Gazzetta comprata in aeroporto nel viaggio di andata… ma lì l’alternativa era leggere l’ultimo numero di Bild-Zeitung, che non è qualcosa che ti può impegnare per più di tre secondi….

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    • Lucius Etruscus

      gennaio 25, 2021 at 9:50 PM

      Visto che il tempo fisico di leggere un intero giornale non c’è, se uno leggesse solo gli editoriali potrebbe farsi un’opinione anche con 24 ore di ritardo, che è sempre un bel risultato 😛

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  3. Kukuviza

    gennaio 28, 2021 at 1:21 PM

    Mi hai aperto un mondo con questo Talamonti. Ha scritto un libro sugli animali medium! Non oso immaginare.
    Comunque quella tua ultima osservazione sull’andare a dormire sempre più tardi. E’ vero, verissimo, ma chissà come si è arrivati a questo punto. Non mi sembra che gli orari del mattino si siano spostati in avanti. Mi ricordo che quando ero adolescente, alle 11 eravamo tutti nel letto, cose ora praticamente impensabili.

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    • Lucius Etruscus

      gennaio 28, 2021 at 1:36 PM

      Stesso identico orario a casa nostra! Considera però che all’epoca alla 20,30 iniziava il “film da prima serata”, che finiva alle 22,30 massimo, poi nei Novanta la prima serata si è spostata alle 20,40, un trauma che ci sono voluti mesi a tollerare, con quei dieci minuti di vuoto con solo pubblicità in TV, poi è diventata le 21,00, poi le 21,10, e oggi la maggior parte dei canali liberi non inizia prima delle 21,20 o 21,30. Prima delle 23,30 la prima serata non è finita e questo cambia.
      Non parliamo poi dei tira-tardi, di quelli che vivono la notte, di quelli che chattano fino a tardi, di quelli che “lavorano meglio di notte”, di quelli che non riescono a smettere di vedere episodi della loro serie preferita, di quelli che ecc. ecc. Dopo dieci ore di TV o watsapp subiti, a mente ferma, vuoi per caso mettere in moto il cervello per leggere anche solo una pagina di libro? Naaaaa metti un bel reality che ci addormentiamo.
      Mi è toccato parlare con gente che ha passato ore ed ore a seguire qualche inutile trasmissione di TV, ferma immobile, ma poi “non ho tempo di leggere”: ecco perché dal vivo ho smesso completamente di parlare, essendo circondato esclusivamente da persone che ti dànno questo tipo di risposte.

      Negli Ottanta della mia memoria leggere era un valore considerato così alto, così indispensabile, che nessuno avrebbe mai dato una risposta simile, si sarebbe vergognato a morte. Sicuramente era un valore di sinistra, c’era il mito dell’operaio proletario che legge libri per non farsi fregare dalle truffe del padrone, quindi quelli che ancora oggi si dicono di sinistra dovrebbero seguirlo…. Non mi pare che avvenga 😛

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