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Game Over: la tag per i videogamer (2020)

09 Set

Che c’entro io con i videogiochi? Decisamente poco, ma dopo aver letto il post di Storie da birreria mi è venuta una gran voglia di partecipare alla catena di San Tag Tonio lanciata da Omniverso, dedicata ad un mondo che sebbene abbia visto nascere è sempre stato a me alieno. E poi mi sono detto: perché non fornire a questi “giovani d’oggi” la testimonianza di un vecchio dinosauro?

1) Qual è stato il tuo primo approccio ai videogiochi?

Un giorno, probabilmente intorno al 1980 o giù di lì, apparve in casa etrusca la macchina del Pong. Collegato alla TV di casa, l’apparecchio permetteva di giocare ad una stilizzata partita a tennis mediante due telecomandi con rotella, attaccati tramite filo alla macchina madre. Malgrado la meraviglia per la spettacolare tecnologia, non ricordo di averci giocato chissà che.

2) Qual è stata la tua prima console? E in seguito?

Intorno al 1983, all’età di 9 anni, ero già un provetto utente del glorioso Commodore64, che probabilmente arrivò in casa quell’anno o magari quello prima. Adoravo programmare in Basic, linguaggio elegante e potente che compilavo prima di scoprire che potevo salvare i “listati”, quindi in pratica scrivendo a mano enormi quantità di testo che poi sarebbe scomparso spegnendo il Commodore. Ad oggi, è l’unica console che io abbia mai avuto, ma in realtà lo usavo come personal computer, per gioco, per studio e “lavoro”.

3) I titoli che più hanno definito la tua vita da videogamer?

Nel 1983 non esisteva né il termine né il concetto, comunque fra i tantissimi giochi per Commodore che giravano fra amici e compagni di scuola – dubito che qualcuno di noi ne abbia mai comprato uno! – quelli a me più cari sono Jumpman Junior, Wizard of War che però si chiamava Dungeon, The Last Ninja, Bruce Lee e The Way of Exploding Fist: ce ne sono stati tantissimi altri, ma questi li porto nel cuore.

4) Come ti schieri nella console war? Nintento o Sega? PlayStation o Xbox? O guardi dall’alto verso il basso tutti questi e giochi con il PC?

Non mi schiero perché non ho mai avuto altro se non PC dal 1992 in poi, iniziando con il mitico Windows 3.11, anche se in realtà nasco DOS puro dal 1990. Non è che io guardi “dall’alto in basso” le console di giochi, semplicemente non fanno per me: spendere quei soldi per una cosa che dopo mezz’ora m’ha ampiamente stufato mi sembra uno spreco.

5) Il tuo livello preferito di un gioco? Che sia una boss fight, un livello o un ambientazione in particolare che ti è rimasta impressa.

Intorno al 1995 sono stato infettato dalla febbre di Doom, come ho raccontato, una roba brutta che mi portava a pensarci pure mentre mangiavo. Porto ancora nel cuore quella volta che dosai male le munizioni – storicamente sono uno che non spara mai se non assolutamente necessario, perché non voglio trovarmi senza munizioni quando arriva il momento di usarne a iosa – e mi ritrovai in una sorta di fortino circondato da mostri… e un numero di cartucce per fucile troppo basso. Iniziò un lungo assedio in cui mi sembrò di essere in Rio Bravo (1959) di Hawks, a mettere in atto azioni votate a far uscire i mostri allo scoperto uno alla volta così da dosare minuziosamente i colpi. Sembrava impossibile, eppure alla fine riuscii a passare il livello per un soffio.

Se non vi commuove questa schermata, siete dei demoni!

Odio profondamente labirinti, porte da aprire e robe simili, perché non ci riesco e non mi va di impegnarmici, quindi la parte che preferisco dei giochi è quella dove devo sparare o menare con più attenzione rispetto al semplice premere tasti a caso. E mi prendo il mio tempo: ci ho messo anni a completare le missioni speciali di  Rainbow Six: Vegas, l’ultimo splendido titolo che un solitario possa giocare. Studiare un singolo colpo, e l’attimo preciso in cui spararlo (o tirarlo), è quello che adoro di un gioco. E purtroppo temo sia un gusto molto “da vecchi”, visti i giochi in circolazione.

7) Quel gioco che ti ha proprio deluso

Un numero impressionante di giochi mi ha deluso, quando ho scoperto che toccava lavorare di strategia quando avevo voglia di menar le mani. Il primo, o comunque quello più cocente, è stato Masters of the Universe, giocato per forse tre secondi prima di calciarlo così forte dalla finestra che sta ancora volando.

8) Quale gioco ritieni sottovalutato e pensi meriterebbe più fama?

La mia opinione conta zero perché non conosco i giochi “sopra” o “sotto” valutati, ma personalmente cito di nuovo Rainbow Six: trasformare una splendida saga, con addirittura una trama, in quello che è diventato è stato un colpo al cuore. Sarebbe stato bello se avessero continuato in parallelo: una versione “arena” per la caciara, una versione “giocatore singolo” per continuare ad usare un gioco da sogno.

9) Il genere che proprio non ti piace o non fa per te?

La mia esperienza con Creatures, gioco poi diventato il volgare Tamagochi, mi fece capire che apprezzavo l’idea di fondo (usare la riproduzione digitale per creare organismi non previsti dal programmatore e in pratica dare vita ad una evoluzione artificiale di cui non era possibile determinare a priori i risultati), mi piaceva sentirne parlare dal mio maestro spirituale Richard Dawkins (molti anni prima che iniziasse la sua crociata anti-religiosa), ma di fatto era una rottura di zebedei totale. Scoprii che i giochi di strategia in generale mi annoiano da morire. Provai Sin City, quando ancora era in 2D, e Caesar III, ma la citata rottura zebedeale mi ha subito fatto capire che non era il caso di continuare oltre.

10) Il titolo che hai rivalutato.

Non so proprio rispondere.

11) Quale gioco secondo te meriterebbe un remake?

Nel cinema i remake sono operazioni paracule per strappare consensi facili e rovinare il gusto degli spettatori, spero che questa piaga devastante non colpisca anche i videogiochi.

Per finire, nomino chiunque si senta interessato.

L.

 
12 commenti

Pubblicato da su settembre 9, 2020 in Uncategorized

 

12 risposte a “Game Over: la tag per i videogamer (2020)

  1. Claudio Capriolo

    settembre 9, 2020 at 8:48 am

    Curioso, anch’io ho cominciato con il DOS puro, nel 1988, quando chiesi di avere un pc in ufficio (poi, se vuoi, ti dico perché). Mi procurai il manuale Norton dell’MS-DOS 3 e cominciai a divertirmi come un matto compilando batch nidificati – cosa per me molto più appassionante di qualsiasi videogioco 🙂
    E anch’io ho imparato da autodidatta a scrivere programmini in BASIC – il più articolato consentiva di risolvere uno schema di parole incrociate scrivendo le lettere direttamente a video. Avevo imparato anche un po’ di PASCAL: elaborai un programma per il calendario perpetuo basato sulla formula di Gauss.
    (Tra parentesi: a scuola in matematica andavo malissimo.)
    Gli unici videogiochi per pc che abbiano attirato la mia attenzione sono stati Tetris e Lemmings – quest’ultimo soprattutto per la grafica, ma non solo: come non amare quelle piccole insalatine ambulanti che bisognava assolutamente salvare da atroci destini? Quando regalai il primo personal al mio primogenito, gli procurai anche Lemmings, The Tribes. Ancora oggi lo ricorda come il suo videogioco preferito – e ne ha giocati tantissimi, molti più di me 🙂

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    • Lucius Etruscus

      settembre 9, 2020 at 9:05 am

      Che m’hai ricordato, Lemmings! Non ricordo dove ci ho giocato, credo su PC, comunque anch’io lo adoravo.
      PASCAL non l’ho mai conosciuto ed ero… basico con il BASIC ^_^ Facevo muovere sprite attraverso lo schermo oppure facevo robe tipo “gioco dell’oca”: con mio padre avevamo costruito un percorso da far fare a due personaggi, e per procedere bisognava rispondere a delle domande, invece di tirare dadi. Roba semplice che sfruttava ovviamente la funzione dell’input. (IF A > B THEN GOTO…) Adorai il Simon’s Basic che permetteva anche disegni tecnici, molto bello.

      In matematica andavo male anch’io ma ero coerente e costante: andavo male in tutte le materie, non ho mai fatto preferenze 😀
      L’eleganza del DOS è ancora insuperabile, e quando nel 2000 mi toccò usare Unix mi piacque che in pratica era la stessa cosa, almeno all’epoca. (Oggi non so.)

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  2. Conte Gracula

    settembre 9, 2020 at 10:09 am

    Avendo nel curriculum un po’ di giochi di lotta, potresti concederti qualche picchiaduro: a meno di avere ambizioni elettro-sportive particolari, puoi cavartela pestando sui tasti a caso con un minimo di criterio. Dipende anche un po’ dal gioco: quelli più “arcade”, come certi tratti dai cartoni giapponesi, non richiedono grande capacità, finché non li giochi contro qualcuno competente 😛 ma ovviamente non puoi aspettarti grandi simulazioni realistiche XD

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    • Lucius Etruscus

      settembre 9, 2020 at 10:18 am

      Ai tempi ho amato molto “Streetfighter 2”, preso su CD in edicola, ma certo era mille volte meglio “Virtua Fighter 2”, molto più tecnico negli stili (c’era pure il Drunken Master!) e molto più complesso nelle tecniche, quindi con più soddisfazione. Però il mio cuore va a “Tekken 3”, per cui mi sono consumato le dita e leso i tendini dei polsi. I suoi richiami filmici erano un richiamo irresistibile e le sue tecniche spettacolari.
      Il problema è per giocare oggi a Tekken dovrei comprare un PC al mese per stare al passo con la memoria e le specifiche richieste, avere mille miliardi di giga di spazio e passare le giornate ad aggiornare, installare, gestire e vaffanculare. Oppure spendere bei soldi per console da passare il resto della vita ad aggiornare e smadonnare. Tutto per mezz’oretta di botte? Non vale proprio la pena.
      Ah, dimenticavo il titanico “The Last Bronx”, che ho squagliato e amato, anche se mi faceva incazzare il grado di difficoltà: potevi scegliere solo fra “orsacchiottone tenerone” o “ti spacco il culo”: una via di mezzo no???

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      • Conte Gracula

        settembre 9, 2020 at 10:23 am

        Se non hai esigenze particolari per la grafica, puoi comprare una vecchia console per pochi spicci e dare la caccia a qualche gioco usato – più vai indietro con le generazioni e più si fa difficile trovare i giochi, ma alcuni negozi potrebbero avere ancora fondi di magazzino.

        L’ultima volta che ho giocato Virtua Fighters era sulla PS2 ed era molto carino ^^

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      • Lucius Etruscus

        settembre 9, 2020 at 10:36 am

        Sicuramente è una buona idea, ma sarebbe un impegno lo stesso gravoso per uno come me che si stufa subito dei giochi. Ho ancora i vecchi dischi per PC e qualche gioco Playstation che funziona con emulatori, eppure non ci gioco mai 😛

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      • Conte Gracula

        settembre 9, 2020 at 11:37 am

        Puoi vedere la console anche come un lettore ^^ se ti serve blu ray, dalla play 3 in su (Xbox non so).
        E guarda che certi giochi vengono davvero per due spicci, a trovarli, un po’ più di una bancarella Z, ok, ma puoi trovare roba nell’ordine dei cinque euro.

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  3. Il Moro

    settembre 9, 2020 at 10:41 am

    Troppo piccolo o poco interessato al tempo del commodore 64, lo usavo esclusivamente per i giochi. Provavo ogni tanto a copiare qualche listato, ma spendere ore per ottenere cazzatine o niente del tutto quando sbagliavo una riga non faceva per me, l’attitudine per l’informatica oltre ai videogiochi è arrivata poi dopo.
    Ma sai che di Raimbow Six non so un accidente di niente? Solo che la trama dovrebbe essere scritta da Tom Clancy, il che dovrebbe teoricamente essere garanzia del fatto che almeno una trama c’è!

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    • Lucius Etruscus

      settembre 9, 2020 at 10:52 am

      Come il 90% dei prodotti che hanno scritto “Tom Clancy” in locandina, è scritto da altri “ispirati” dalle idee di uno degli autori più “fantasma” di sempre. Rainbow Six è una squadra d’élite che appare in alcuni romanzi e che è stata portata nei videogiochi per risolvere situazioni “scottanti”.
      Ho conosciuto il gioco con “Rainbow Six: Lockdown” (2005) preso in edicola e subito adorato, molto difficile ma anche stimolante, sia perché richiedeva di guidare non solo il protagonista ma anche due membri della squadra (due beoti che si mettono sempre dove non devono!) con armi di precisione da scegliere e un minimo di strategia, invece di buttarsi in stanze e cominciare a sparare.
      Sempre in edicola poi ho trovato “Vegas 2” (2008) a cui ogni tanto ancora gioco – sono ormai tipo generale comandante colonnello imperatore 😀
      Sono giochi single player che non ha senso finire a casaccio o sparando a raffica: il gusto sta nello studiare la situazione, sempre diversa, e saper aspettare. L’intelligenza artificiale è ottima e quegli infami dei nemici non compiono quasi mai la stessa mossa, e ti assicuro che la strizza di ritrovarti senza protezione a sentire i rumori di passi è bella potente.
      Poi il dramma: “Rainbow Six: Siege”, tipica arena multiplayer dove si fa caciara, si strilla, ci si spara a casaccio e si corre ovunque. Che c’entra con un gioco dove le missioni migliori sono quelle in cui “spizzi” gli angoli e fai uscire i nemici allo scoperto con pazienza?

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  4. Sam Simon

    settembre 23, 2020 at 4:59 PM

    Riuscire a citare Rio Bravo in un post sui videogame è da applauso! Doom effettivamente è un altro gioco che mi ha succhiato via tante ore, ma ero talmente duro che preferivo guardare gli altri a giocarlo io.

    E mi hai ricordato che pure su Sim City c’ho buttato un po’ di tempo, ma credo di aver costruito forse una città decente e tutto il resto non crescevano o venivano distrutte dalla criminalità ben presto. Comunque non il gioco per me. In generale, non è che sia portatissimo per i videogiochi, anche nelle avventure grafiche che mi piacciono tanto da solo mi pianto ogni tre per due!

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    • Lucius Etruscus

      settembre 23, 2020 at 5:04 PM

      Pensa che ricordo ancora il nome di una città fatta con Sim City: Castle Rock! Da cui si evince la mia passione dell’epoca per Stephen King 😛

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