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[Un libro, una storia] Delitto e castigo

20 Giu

Dostoevskij - Delitto e castigoL’estate del 1993 è una di quelle estati che ti cambiano la vita, dove non è che succeda chissà che… ma poi ti rendi conto che c’è la tua vita prima e la tua vita dopo quell’estate…
Uno dei più importanti simboli di quel cambiamento è stato conoscere Fëdor M. Dostoevskij.

In realtà già nel gennaio avevo provato il suo Umiliati e offesi semplicemente perché mi sembrava “piccolo” e quindi non troppo pesante: grosso errore.
Ero in piena fase Stephen King e in generale ero abituato a dialoghi di una o due righe: quando Dostoevskij apre le virgolette non sai mai quando (e se) le richiuderà! Non avevo mai letto dialoghi lunghi intere pagine né immaginavo potessero anche solo esistere, così la mia prima esperienza con il Maestro di Pietroburgo è stata fallimentare.

Nel giugno del 1993 iniziai La metà oscura di King ma qualcosa non andava: forse stavo cambiando e non me ne rendevo conto.
Per puro sfizio provai un altro libro del buon vecchio Fëdor giusto per togliermi la curiosità… e tutto è cambiato.
Il libro in questione, letto in 68 giorni – dal 20 giugno al 22 agosto – era Delitto e castigo (Преступление и наказание, Prestuplénie i nakazànie, 1866), nell’edizione dell’Istituto Geografico De Agostini di Novara del 1982, collana “Classici della Narrativa” diretta da Mario Nilo e con traduzione di Gianlorenzo Pacini. risalente al Club del Libro di Novara del 1967 e mai più ristampata in seguito. (O almeno non ne ho trovata più traccia: se sapete qualcosa, fatemi sapere.)

Solamente King era riuscito a farmi leggere libri corposi, e 700 pagine di un autore non-King era una cosa che ero convinto di non poter affrontare, invece Dostoevskij mi ha rapito sin dalle prime righe e mi ha preso nella sua rete.
Ricordo mattinate al mare passate in compagnia di Raskol’nikov e Sonja, tra “giallo alla Colombo” – nel senso che già sai chi è l’assassino! E l’investigatore qui ha più di una rassomiglianza con Colombo – e ovviamente uno spessore che non avevo mai incontrato. Si poteva parlare di temi “scottanti” in modo molto più leggero di quanto credessi, ci si poteva interrogare sul bene e il male e sulla responsabilità umana.
Perché Raskol’nikov alla fine si assume la responsabilità delle sue azioni, e l’autore lo perdona malgrado il suo crimine: ancora oggi è un atteggiamento innovativo.

Quell’estate ho cambiato totalmente i miei gusti letterari, senza un piano né una reale consapevolezza: semplicemente Dostoevskij ha cambiato dal profondo il mio essere…

L.

 
3 commenti

Pubblicato da su giugno 20, 2016 in Uncategorized

 

3 risposte a “[Un libro, una storia] Delitto e castigo

  1. Ivano Landi

    giugno 20, 2016 at 7:39 am

    Capisco bene quello che descrivi, anche se, almeno dal punto di vista delle letture, non ho mai vissuto svolte così repentine. Ho sempre trovato libri di transizione che mi hanno accompagnato dolcemente da una fase all’altra. Per esempio, nell’età dell’adolescenza, Poe mi ha portato per mano dalla fantascienza ai classici.
    Io abbandonai King dopo la lettura di “Misery non deve morire” e per alcuni anni non ho toccato più nulla di lui. Poi, nel 2000, mi trovai tra le mani “Cuori in Atlantide” e le prime righe mi catturarono subito, al punto che è diventato il mio libro preferito di King insieme a “It”. Dopodiché, di nuovo più nulla.

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    • Lucius Etruscus

      giugno 20, 2016 at 7:50 am

      Io proprio quell’estate interruppi bruscamente la lunga relazione con King, passando da mille a zero in un attimo, e non ti nascondo che trovo inquietante la mia capacità di amare alla follia un autore per poi abbandonarlo del tutto…
      Non so se oggi saprei amare Dostoevskij come l’ho amato a 19 anni, ma sono felice di averlo vissuto abbastanza perché demolisse ciò che ero e contribuisse a costruire ciò che sarei stato.

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