«Il miglior consiglio per la carriera da scrittrice che io abbia mai ricevuto non è stato “Scrivi ogni giorno” (anche perché certamente io non scrivo ogni giorno), bensì “Non lasciare il tuo lavoro per scrivere”»: così la giovane autrice statunitense Kameron Hurley (che ho conosciuto con un romanzo che recensirò appena l’avrò finito) inizia il suo delizioso intervento sulla rivista “Locus Magazine” (n. 667, agosto 2016), dove porta un po’ di sano realismo in un mondo che ormai è diventato fatato, dove cioè la narrativa popolare mostra scrittori che si arricchiscono pubblicando romanzi (l’autrice cita il fuorviante esempio della serie TV “Castle”, con protagonista uno scrittore diventato ricco e famoso grazie a una serie di gialli): si rischia di dimenticare che quelle sono rare e felici eccezioni, non la regola.
«Sono pochi gli scrittori che riescono ad arrivare a un compenso di 40 mila dollari l’anno solo grazie ai loro romanzi», ci spiega la Hurley, segno che molti di più devono integrare in altri modi. Specifico subito che l’autrice sta parlando del mercato americano, non necessariamente i suoi dati possono sovrapporsi al mercato italiano, ma a occhio direi che siamo da quelle parti, visto che io stesso – come lei – ho conosciuto tanti scrittori pubblicati, anche da grandi case, che però solamente in rarissimi casi riuscivano a campare solo di scrittura.
«Chiedetevi di quanti romanzieri esordienti avete sentito parlare i quali, ottenuti magari contratti a sei cifre, stiano ancora scrivendo a tempo pieno cinque o dieci anni dopo. Ho visto molti più scrittori lasciare il lavoro quotidiano dopo aver ottenuto un grande anticipo e tornare al mercato del lavoro tre anni dopo, dopo che l’anticipo è stato speso senza altre entrate. Anche se vivete in modo frugale, con 20 mila dollari all’anno, con un compagno di stanza con cui dividere l’affitto, senza auto e senza prestito studentesco, considerate che il vostro anticipo di 100 mila dollari, dopo le tasse e la percentuale per l’agente letterario, assomiglia più a 70 mila. Peggio ancora, quell’importo non viene pagato tutto in una volta. Se siete fortunati, ricevete metà in anticipo e il resto viene pagato man mano che consegnate e pubblicate i vostri manoscritti. Tenete inoltre presente che gli editori non sempre pagano in modo puntuale e che i pagamenti devono essere prima elaborati dalla vostra agenzia e poi inviati a voi. Scrivere non è un modo per arricchirsi in fretta.»
Come dice la Hurley, chiunque abbia scritto anche solo un racconto ha il desiderio di dedicare tutto il suo tempo alla scrittura, senza vincoli e senza gli impegni gravosi di un lavoro giornaliero, ma quand’è che un aspirante scrittore dovrebbe concretizzare questo sogno? Ognuno dovrà valutare la questione personalmente, ma l’autrice ci regala qualche punto fermo su cui riflettere con attenzione.
I punti in neretto sono traduzioni di quelli indicati dalla Hurley, il testo è un mio sunto.
Quando mollare il lavoro
e dedicarsi alla scrittura a tempo pieno:
1) Quando avete stipulato abbastanza contratti editoriali da poter coprire i prossimi cinque anni.
A meno di non essere già un nome importante nel campo editoriale, è difficile ottenere contratti per più di tre romanzi, quindi è facile ottenere la prospettiva di tre anni con entrate fisse, il che però dona falsa sicurezza: e se finiti quei tre romanzi non trovate altri contratti? Mirare ai cinque anni significa cercare subito più progetti paralleli, magari con più editori, in modo da avere prospettive più durature.
2) Quando avete la sicurezza economica per poterlo fare.
Oltre a quelli appena citati ci sono altri fattori da tener conto. Per esempio se si ha un compagno/a, un marito/moglie, con un lavoro fisso e quindi in grado di mantenervi se la carriera da scrittori non frutta quanto sperato. Possono esserci altre entrate, come eredità, vincite alla lotteria, premi assicurativi e via dicendo, ma in quel caso sarebbe opportuno per prima cosa saldare i propri debiti, perché una volta finite quelle entrate eccezionali non è detto che la carriera editoriale vi permetterà di farlo. «La stragrande maggioranza degli scrittori muore in povertà: consiglio caldamente di spendere in maniera oculata».
3) Quando il vostro lavoro quotidiano vi provoca maggiore stress di un’incertezza finanziaria.
Esistono così tanti lavori terribili e usuranti, dal punto di vista psicologico e morale, che affrontare l’incertezza di una carriera letteraria risulta decisamente più consigliabile. «Se guadagnate 20 mila dollari l’anno con un lavoro schifoso che vi logora l’anima, passare a guadagnare la stessa cifra con la scrittura è una decisione facile». Sì, sempre da essere così fortunati da raggiungere cifre così alte!
4) Quando diventa impossibile l’equilibrio fra lavoro e carriera.
Se la carriera letteraria si rivela promettente ma non riuscite più a sviluppare progetti perché un lavoro a tempo pieno vi occupa tutto il tempo, allora è il caso di cercare magari un lavoro dagli orari più flessibili. Ricordando sempre che questi sono consigli solo per gli americani: In Italia temo ben pochi possono compiere certe scelte.
5) Quando non avete altra scelta.
A volte il destino decide per voi, e un licenziamento può compiere al posto vostro quella scelta che non avevate il coraggio di affrontare.
6) Quando ne avete voglia.
Siate spavaldi e buttatevi! A volte funziona. Ma tante volte no…
Una volta presa la decisione, ci spiega la Hurley, mi raccomando: vale la regola degli investimenti finanziari, cioè… diversificate! Non puntate tutto su un solo editore o magari su Patreon, tenetevi aperti più canali possibili, firmate contratti con più entità, piccole o grandi, perché un giorno una di queste – magari anche la più affidabile – può chiudere i battenti e voi potreste rimanere col sedere per terra, se non avete altre opportunità in vista.
Quindi al di là dei consigli appena forniti, che mi sembrano di buon senso (anche se inattuabili in Italia), Kameron Hurley incita gli scrittori esordienti a tenersi il più possibile il proprio lavoro cercando un equilibrio con la carriera letteraria, o comunque a non tagliare i ponti con collaborazioni esterne e cose simili. «Se siete fortunati da fare un lavoro che vi piace e non vi logora l’anima, continuate, pagate le bollette e godetevela». Come non essere d’accordo?
L.
– Ultime recensioni:
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kasabake
gennaio 31, 2023 at 8:40 am
Molto interessante questo tuo aver acceso uno spot su un intervento, quello di Kameron Hurley, che racconta la sua verità di un mestiere spesso frainteso nel suo essere tutt’altro che remunerativo nella maggioranza dei casi.
Ovviamente le differenze tra il mercato dell’editoria italiana e quella statunitense ci sono e si basano soprattutto sul minore bacino di utenza (siamo di meno ed ogni nostra differenziazione si traduce in una spesso dissanguante ulteriore frammentazione di target) e sulla diversa autoreferenzialità con cui da noi alcuni autori godono della protezione da parte di amici degli amici, ma in ogni caso si, come dici molto giustamente tu, la situazione grosso modo è simile.
Ho trovato tuttavia troppo “calvinista” e pragmatica (non potevo aspettarmi di meno da una statunitense contemporanea) la sentenza con cui Hurley manda in soffitta gli stakanovisti della scrittura ossia coloro che decidono di dedicarsi giorno e notte alla scrittura, spesso sacrificando famiglia ed affetti, a volte conducendo esistenze borderline, in pratica etichettandoli come illusi vetusto-romantici.
Ciò che sostengo (e sia chiaro che il discorso non vale per me che non sono scrittore ma che faccio solo il blogger per svago) è che per me c’è un livello ossessivo e compulsivo (morboso è malato) negli autori davvero amanti della scrittura come arte (non parlo quindi di chi è bravissimo solo a scrivere le giuste parole per vendere e basta), un attaccamento eccessivo che li spinge a vivere, per lo meno nella lunga prima parte della loro carriera (quando le loro creazioni non sono ancora pubblicate con regolarità, periodo di tempo che per la maggioranza può anche durare per sempre), lontanissimi da quell’american style of life da cui lo statunitense medio non esce (auto, affitto, sanità privata, vestiti, fitness in palestra, bevute al pub la sera dopo il lavoro, etc.).
Quindi, alla fine, è chiaro che se vuoi vivere come tutti gli altri lavoratori, senza stenti e senza troppo sacrifici, senza fare particolari rinunce, uno scrittore ai suoi esordi negli USA deve per forza avere un secondo lavoro.
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Lucius Etruscus
gennaio 31, 2023 at 9:01 am
Non avevo colto questo aspetto delle parole della scrittrice, ma certo che di scrittori ne esistono diverse categorie, anche al di là del successo editoriale.
In fondo io stesso posso rientrare nella descrizione che hai dato, scrivendo tanto, sempre, e rinunciando a gran parte della vita sociale per farlo, pur non guadagnando nulla dalle attività in Rete e al massimo qualche spicciolo dai miei libri autopubblicati, non certo bestseller. Sono tutte scelte che ogni autore deve fare mettendosi in discussione e soprattutto non prendendosi in giro, con sogni di gloria “all’americana”.
Visto che tutta la narrativa americana ci racconta che basta pubblicare un libro per vivere agiatamente, sono contento di aver trovato una scrittrice che racconta l’esatto contrario, che cioè nessuno può vivere in quel modo, anche pubblicando libri con regolarità, ad eccezione ovviamente dei grandi autori che vendono milioni di copie, ma che sono un numero infinitesimale rispetto all’oceano di autori pubblicati.
Il problema italiano è che tutti scrivono ma nessuno legge, quindi tutto il gioco è sballato: l’offerta è sterminata ma la domanda è pari a zero, tanto che pure le grandi case hanno smesso di costruire fenomeni a tavolino tipo “Codici Da Vinci” e roba varia, essendo cose che costano parecchio. Perciò temo che da noi neanche il più venduto autore potrà mai sperare di campare di scrittura.
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kasabake
gennaio 31, 2023 at 4:40 PM
Ti ringrazio per la risposta al mio commento davvero di nom comune profondità: la tua esperienza diretta come scrittore vale moltissimo come indicazione, inoltre mi trovo d’accordo con tutto ciò che hai scritto.
Scusa il ritardo da bradipo nella risposta è grazie ancora!
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Lucius Etruscus
gennaio 31, 2023 at 4:47 PM
Figurati, il bello dei commenti è che ci si può prendere il tempo per rispondere ^_^
Grazie a te per la gentilezza e devo venirti a trovare sul blog, che mi intrigano i tuoi argomenti 😉
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kasabake
gennaio 31, 2023 at 4:50 PM
Ti ringrazio per la stima anticipata e spero di non deludere e tue aspettative, ma la tua maggiore competenza (nonché perseveranza ) è fuori di dubbio!
Buona serata
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