Ringrazio di cuore Kukuviza del blog CineCivetta – state seguendo il suo Calendario Temporale dell’Avvento? – per avermi segnalato uno storico film di Renoir, “Le crime de Monsieur Lange” (1936), in quanto portatore sano di edicole francesi d’annata!
Ignoto alle sale italiane, malgrado Renoir sia sempre stato ben distribuito, appare solamente mercoledì 9 dicembre 1970, trasmesso sul Secondo canale (oggi Rai2), all’interno del ciclo “Il maestro del cinema: Jean Renoir”, con il titolo “Il delitto di monsieur Lange“.
Replicato dalla RAI due o tre volte, il film scompare (inedito in VHS) ma dal 2018 è tornato disponibile in DVD Golem Video, con il titolo “Il delitto del signor Lange“.
La storia verte tutta intorno ad una piccola tipografia, incastonata in un piccolo condominio, una realtà che c’era anche in Italia fino a tempi recentissimi. Qui il viscido, mellifluo e truffatore Batala (Jules Berry) teoricamente dirige una testata settimanale, in realtà sperpera i soldi degli investitori in bagordi, insidia ogni gonnella che trova, si spupazza le segretarie – roba che oggi lo condannerebbero a morte! – ed è sempre alla ricerca di soldi facili. È una figura negativa ma trattata in modo molto frizzante, mi ricorda la commedia all’italiana dei decenni a venire, con i suoi eroi squattrinati sempre pronti alla truffa per racimolare qualche spicciolo.
Quando scopre che un suo impiegatuccio, Amédée Lange (René Lefèvre), nel tempo libero si diletta di scrittura e ha già pronto un romanzo western dal titolo “Arizona Jim“, nasce una nuova truffa bella fresca!
Siamo nel cuore pulsante dell’èra del pulp, ma solo perché da bravi provinciali guardiamo sempre e solo all’America: in Francia l’èra ottocentesca del feuilleton non era mai finita, ed esattamente come avveniva in Italia i settimanali o quotidiani che pubblicavano a puntate storie a tinte forti riscuotevano un enorme successo, tutto dimenticato da noi nel secondo dopo guerra, ancor di più negli anni Settanta quando è nato il mito del pulp americano.
Così come il nostrano “La Stampa” presentava a puntate romanzi come Il Re Mistero di Gaston Leroux – totalmente perso in lingua italiana ma di cui ho recuperato l’inizio in esclusiva! – o La mummia verde di Fergus Hume, il signor Lange sogna quella Frontiera americana e, studiando una cartina appesa nella sua stanzetta, come Salgari scrive di luoghi esotici in cui non è mai stato.

«Laggiù nell’Arizona / Terra di sogni e di chimere… » (cit.)
Il successo di “Arizona Jim” supera ogni più rosea aspettativa, ma l’autore non è affatto contento, in quanto scopre che il contratto che ha firmato in fretta e furia, spinto dall’infame Batala, contiene clausole-capestro incredibili: per esempio l’editore ha il diritto di modificare il testo come gli pare. E così, per ingraziarsi un ricco imprenditore farmaceutico, Batala aggiunge inserti pubblicitari locali… in una vicenda western!
«Ad un tratto Arizona Jim posa sulla tavola la sua pistola e, tirata fuori una scatoletta rosa, l’apre dicendo: “Con le pillole Ranimax nervi saldi, cuore sano e tremar non può la mano.»
E così il povero eroe dell’Arizona diventa testimonial di meidicinali locali.
Per fortuna (pare brutto dirlo ma è la vicenda che ci spinge a farlo) Batala scompare in un incidente ferroviario, per il lutto dei i suoi tanti debitori, e i suoi dipendenti decidono di fondare una cooperativa così da continuare a stampare il giornale, che pare l’unica attività proficua lasciata in piedi dal truffatore.
Come si nota, dalle illustrazioni le copertine sono passate alle foto: e chi posa volta per volta? Ovvio, i tipografi stessi!
Come raccontare il grande successo della rivista e del suo eroe western? Mettiamoci una bella edicola presa d’assalto dai lettori.
Se questa edicola sembra un po’ “chiusa”, ce ne sono anche di più “aperte”:
La giornalaia in persona ci racconta che questa pubblicazione è un successo senza precedenti, anche se non è ben vista dall’intellighenzia francese.
La trama del film è abbastanza lineare e oltremodo “bruciata” dal titolo stesso, non è certo per la sua storia che lo si può gustare bensì per il suo stile delizioso, quasi una “commedia drammatica”, piena di false riviste, falsi romanzi e vere edicole. Cosa chiedere di più?
Grazie ancora a Kukuviza per la splendida segnalazione.
L.
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Kukuviza
dicembre 20, 2021 at 8:56 am
Grazie a te per il bel post!
Dunque ZAN era la liquirizia!!!!! E io che credevo fosse chissà che liquore, visto che ormai vedo pubblicità di liquori ovunque!
Sei riuscito addirittura a rintracciare l’ubicazione dell’edicola!
Il film è proprio bello con tutte queste citazioni editoriali È vero! il titolo è uno spoilerone! anche se giàda subito la ragazza ammette che Lange ha commesso un delitto, però in effetti un altro titolo potevano ben metterlo. Forse però il delitto nel titolo è un richiamo, Batala sarebbe d’accordo.
Mi ha stupito il modo in cui i personaggi affrontavano le cose. Quando la tipa che è stata messa incinta da Batala dice tutto al suo bello, lui non si scompone mica più di tanto.
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Lucius Etruscus
dicembre 20, 2021 at 11:47 am
Grazie ancora per avermi segnalato questa deliziosa super-chicca: mio padre è cresciuto in una tipografia simile a quella mostrata, e da ragazzino quando mi capitava di andarlo a trovare ricordo un ambiente molto simile, anche se erano i primissimi anni Ottanta. Poi è passato ai computer, ma prima si è sporcato le dita con l’inchiostro ^_^
L’ubicazione dell’edicola l’ho presa da IMDb, che dà il film girato tutto in quella località che ho citato: poi se è vero o meno lo sa solo Renoir!
Mi sembra strano che negli anni Trenta la moralità in Francia fosse così morbida, cosa che anche oggi sarebbe difficile, forse è una trovata per far scorrere la trama.
Comunque è davvero strano lo spoilerone del titolo e delle prime scene, ma in fondo non è una storia gialla, più una “commedia tipografica” 😛
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Kukuviza
dicembre 20, 2021 at 12:00 PM
Tuo padre ti ha mai raccontato qualche ghiotto aneddoto tipografico?
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Lucius Etruscus
dicembre 20, 2021 at 12:12 PM
Temo di no, non è mai stato tipo da aneddoti. Solo adesso, a più di 70 anni, ogni tanto se ne esce con storie accadute quand’era ragazzo, mai raccontate prima, al che uno si chiede: te ne sei ricordato solo ora o sono invenzioni della nostalgia? 😛
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Kukuviza
dicembre 20, 2021 at 12:14 PM
ahahaha, dai torchialo!! Il mondo deve sapere!
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