Si avvicina il Natale e siamo in pieno bombardamento di film sull’argomento, tutti nuovi e tutti identici a quelli degli anni passati. Nella sagra del “copia-e-incolla” per fortuna sbucano fuori ghiotti “libri falsi”, come quelli protagonisti della novità di Netflix dal titolo “Un castello per Natale” (A Castle for Christmas, 2021).
Ho sgranato gli occhi nello scoprire che alla regia c’è niente meno che Mary Lambert, la mitica autrice di Cimitero vivente (1989): sono tempi duri per i registi, gli unici lavori disponibili sono filmetti televisivi romantichelli, e bisogna stare al gioco.
La nota attrice ex modella Brooke Shields si cala in un ruolo amatissimo dalla cinematografia romantichella: la scrittrice di successo.
In questo caso Sophie Brown, così amata in tutto il mondo che le sue scelte narrative… bloccano il traffico!
«Credete nell’amore a prima vista? Neanch’io.»
Con questo incipit “esplosivo” parte la saga letteraria con protagonista Emma Gale, storielle romantichelle di classe che, stereotipo dopo stereotipo, accompagnano le lettrici da anni… fino al disastro. L’ultimo romanzo, Good Bye, fa morire il marito della protagonista e i fan insorgono, addirittura con proteste nelle strade!
Per cercare di spiegare la sua decisione la scrittrice partecipa al “The Drew Barrymore Show“, che con mia grande sorpresa scopro esistere veramente: Brooke Shields vi ha partecipato il 30 novembre 2021 proprio per lanciare questo film. Giusto per sottolineare come realtà e finzione siano indistinguibili.
Per allontanarsi dalla folla di fan inferociti e per rilassarsi, la nostra scrittrice preferita parte alla volta della Scozia, per ritrovare un ricordo d’infanzia “di rimbalzo”, visto che suo padre le raccontava di quand’era piccolo e lavorava in un castello del posto, il Dun Dunbar Castle.
Ovviamente anche nel più sperduto paesino della campagna scozzese sono tutti lettori di Sophie e amano il suo personaggio, ma curiosamente lì non sono arrabbiati per la scelta narrativa dell’ultimo libro.
Seguendo in modo ferreo la rigida regola dei romantichelli copia-e-incolla, la protagonista si scontra con il maschio burbero e antipatico, si detestano a prima vista e quindi già sappiamo che si innamoreranno perdutamente, non prima della solita crisi del terzo atto che precede il lieto fine. Tutta roba scritta in automatico da una macchina nota come “Sceneggiomat”.

Ah, l’amore castrense scritto in automatico da software romantichelli…
L’unico al mondo a non aver mai letto i romanzi con protagonista Emma Gale è proprio il principe (povero) di cui si innamora la scrittrice: Myles, interpretato da un appannato Cary Elwes, che peraltro è londinese ma qui fa lo scozzese anti-britannico. Tranquilli, ora anche lui è diventato avido lettore dei romanzi di Sophie Brown.
Dopo averlo visto intento a leggere il primo romanzo della serie, in una divertente scena metanarrativa dove il neo-lettore scopre che la scrittrice nelle sue uscite melodrammatiche dal vivo usa parecchie frasi riciclandole dai propri romanzi, dopo neanche un’ora lo vediamo leggere l’ultimo romanzo di Emma Gale: visto che nella vicenda sono passati solo una manciata di giorni, o è un fenomeno di lettura veloce o ha barato, leggendo solo il primo e l’ultimo titolo della saga.
Mi preme notare come nella sua casa di New York la scrittrice abbia una intera parete dedicata alle illustrazioni originali usate per le copertine dei suoi libri, quasi un sacrario con premi e riconoscimenti a mo’ di ex voto: ma davvero ci sono romanzieri che hanno tabernacoli del genere? Spero di no
Il film è chiaramente una storiellina dozzinale indistinguibile da qualsiasi altro romantichello che trovate ogni giorno su TV8, però è intrigante la questione affrontata… va be’, “affrontata” è un po’ troppo, diciamo lisciata per un pelo.
Un autore quanto è “proprietario” delle proprie creazioni narrative? Un personaggio è davvero di proprietà del proprio creatore? Sophie Brown è stufa della sua Emma Gale e vuole scrivere altro, altri personaggi, altri temi, altri generi, ma è chiaro che ormai è infognata con il genere che il suo pubblico pretende da lei, pubblico che sicuramente rifiuterà qualsiasi altro esperimento narrativo.
Un autore ha il diritto di uccidere il proprio personaggio? Sì, ma tanto poi dovrà farlo resuscitare. Conan Doyle docet…
Il tema è solo accennato incidentalmente, quasi per sbaglio, perché questo non ha altra ambizione se non essere un filmetto che fa della dozzinalità un vanto. E della saga di Emma Gale non abbiamo altro che alcuni titoli sparsi:
Falls in Love
- Emma Gale takes Manhattan
- Yours Sincerely
- Dilemma
- Cocktails in Crete
- Penchant for Paris
- Finds Her Fabulous
- The Unexpected Gift
- Mystery Man
- Under the Blue Moon
- Sealed with a Kiss
- Good Bye
Tutto il resto è ammmmòre.
L.

Illustrazione di Willgard (da Pixabay)
– Ultimi cine-scrittori:
- [Pseudobiblia] Presunto omicidio (2006)
- [Pseudobiblia] Le pagine del nostro amore (2022)
- [Pseudobiblia] Consigli d’amore (2021)
- [Pseudobiblia] La confessione di un marito (2015)
- [Pseudobiblia] Le pagine della mia vita (2022)
- [Pseudobiblia] Le mie regole dell’amore (2021)
- [Pseudobiblia] The Winter Palace (2022)
- [Pseudobiblia] Il Natale della porta accanto (2017)
- [Pseudobiblia] Matrimonio a Clara Lake (2021)
- [Pseudobiblia] Natale a Maple Creek (2020)
Austin Dove
dicembre 6, 2021 at 3:26 PM
devi ammettere che le copertine del primo libro e del film siano alquanto fighe cmq
e povera Lambert <\3
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Sam Simon
dicembre 6, 2021 at 8:46 PM
Cary Elwes! Per me cresciuto con The Princess Bride (ma al tempo lo conoscevo come La storia fantastica) visto a ripetizione in VHS registrata dalla TV vederlo in roba del genere è una pugnalata al cuore… :–(
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Lucius Etruscus
dicembre 6, 2021 at 9:02 PM
Sono tempi duri per tutti, gli unici a dare lavoro sono i filmucoli romantichelli, quindi anche due nomi che ci hanno illuminato gli anni Ottanta – come l’attore Elwes e la regista Lambert – ce li ritroviamo a parlarci d’ammmòre dozzinale 😀
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Kukuviza
dicembre 8, 2021 at 12:22 am
Oddio è lui proprio lui? Cary elwes? A che stadio di carriera si è se ci si mette a fare film di zamore?
Cmq mi sa che se molti personaggi famosi hanno la casa piena di gigantografie che ritraggono solo loro stessi, potrebbe ben essere che alcuni scrittori si costruiscono gli altarini…
Chissà forse col discorso dell’autopubblicazione uno scrittore può avere più libertà di genere, anche se probabilmente deve costruirsi più pubblici.
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Lucius Etruscus
dicembre 8, 2021 at 7:31 am
ahaah “zamore” rende benissimo ^_^
Di sicuro per l’ego di certi autori non basta una parete!
Quando una decina d’anni fa si avvertì che il digitale e l’autopubblicazione era una cosa seria, non più la malattia di qualche folle, c’era la netta sensazione che finalmente sarebbero cadute le pastoglie dell’editoria cartacea (ampio numero di pagine per costi di stampa, abolizione di ogni genere per vendere il prodotto a un pubblico sempre più ampio e generico, scomparsa di sperimentazioni troppo rischiose ecc.) invece quei rari autori autopubblicati che non scrivano di ingroppamenti (cioè il 90% dell’editoria autopubblicata!) creano prodotti esattamente sovrapponibili a quelli di carta, solo scritti peggio, perché non hanno le strutture e i filtri di una casa editrice.
Poteva essere l’èra della libertà creativa, dove non c’era bisogno di scrivere 400 pagine di vuote e inutili parole scimmiottando un film di Tom Cruise, si potevano scrivere 100 pagine dense completamente libere da ogni moda imposta dalle case editrici. Invece niente, romantichelli a milioni, con ampio spazio a ingroppamenti stile tetris (chi coglio coglio), e una minuscola percentuale di horror dozzinali scritti pensando a roba ammuffita del secolo scorso, perché tanto gli autori più recenti sono ignoti in Italia. Non è stata un’esplosione, è stata una pernacchia.
Dovremmo inaugurare una serie di eBook autopubblicati orgogliosamente spezza-catene: riscrivere romantichelli ma solo per spernacchiarli 😀
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Kukuviza
dicembre 8, 2021 at 3:54 PM
ahaha, sarebbe fantastico, la Spernacchiachelli 😀
A proposito dei tomi da 400 e passa pagine, io solo di recente ho capito (sono sempre in ritardo lo so) che gli scrittori che aderiscono al programma unlimited vengono pagati un tot a parola letta, dunque secondo me questo è uno dei motivi per cui quegli scrittori ci vanno giù lungo. La sintesi sarebbe davvero penalizzante.
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Lucius Etruscus
dicembre 8, 2021 at 3:59 PM
E’ tanto che non seguo più Unlimited, anch’io non sapevo di questo fatto, che mi deprime ancora di più: a questo punto un concetto che richiede dieci parole lo esprimo in cento così guadagno di più!!
Almeno la questione cartaria era deresponsabilizzante per gli autori, essendo imposta dagli editori perché stampare libri grossi costa di meno, in proporzione, che stamparne di piccoli, e abbiamo tutti fede che gli autori, lasciati allo stato brado, scriverebbero solo l’essenziale. Invece ora questa cosa è pure peggio!
Quando inaugureremo la collana “Gli Spernacchielli” si tratterà di eBook brevissimi, essenziali, dritti al punto. La scrittrice famosa entra nel castello scozzese e il principe la accoltella. Fine 😀
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Kukuviza
dicembre 8, 2021 at 4:25 PM
ahahaah esatto! per noi solo la gloria e poi daremmo anche la possibilità alla gente di dire di aver letto molti libri.
Cmq sì, penso che troppi sottovalutino la scrittura più essenziale, è anche più difficile da scrivere, piuttosto che non le lunghe sbrodate. Pare però che molti lettori, almeno di queste zamorate, amino proprio i tomi infiniti e poi si lamentano che sono già finiti. Boh.
L’altro giorno leggevo un giallo di oltre 400 pagine e già a pagina 120 ero sfavata. L’ho finito ma veramente alla fine ero sfinita io. Paragrafi inutili, dialoghi inutili, addirittura personaggi inutili. Magari ho beccato il libro sbagliato ma dalle recensioni (non le solite entusiastiche 5 stelle) anche degli altri libri, mi pare che sia proprio quello lo stile.
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Lucius Etruscus
dicembre 8, 2021 at 4:33 PM
“Sfavata”??? E’ quello che penso voglia dire? 😀
Dopo aver amato “L’ombra del vento”, ricordo di aver preso un altro libro del compianto Zafòn, trovandolo decisamente meno ispirato, ma va be’, non possono essere tutti capolavori. Dopo giorni di lettura di una storia inutilmente arzigogolata e noiosamente inconsistente, alla fine la storiella finisce… ma… com’è che il libro continua? Mi rendo conto di aver letto solo 100 delle 400 pagine totali! cento pagine che sembravano mille, con una storia che sembrava finita invece era solo una sorta di prologo: ho chiuso il dossier “Zafòn” senza possibilità di riapertura 😛
Ci sono autori che con un solo paragrafo sanno descriverti alla perfezione tutto quello che devi sapere, invece pare che se ci metti venti pagine a fare lo stesso sei un autore migliore. Ecco perché poi m’è venuto il “blocco del lettore”, e ora se affronto un’opera di narrativa già al secondo paragrafo sbuffo e voglio smettere, perché è chiaro che l’autore non dirà una mazza di niente prima del secondo capitolo, se no come le riempie quelle pagine vuote?
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