Sul mio blog “Il Zinefilo” ho parlato del film “Sliver” (1993) di Phillip Noyce, e qui ne approfitto per affrontare un elemento appena accennato nella vicenda: i “libri falsi”.
Uno dei due “sospettati” dell’omicidio che apre il pessimo film è Jack Landsford (Tom Berenger), che ci viene presentato come autore di «storie di poliziotti» (police procedurals), anche se sarebbe stato meglio dire semplicemente “polizieschi”: il “procedurale” è appunto un sotto-genere del poliziesco, quello cioè dove i tutori dell’ordine protagonisti seguono procedure di indagini più precise e rigorose rispetto a quelle vaghe del poliziesco generico. Vengono citati solamente due romanzi dell’autore, “Frammento di prova” (Shred of Evidence) e “Colpo al cuore” (Flesh and Blood), e il motivo è che non scrive più niente da cinque o sei anni. «Ma ha guadagnato talmente tanto con Un colpo al cuore che non ne ha bisogno». L’unica altra informazione su di lui è che ha un ranch nel Montana: erano gli anni in cui nell’immaginario collettivo bastava piazzare un romanzo di successo per diventare ricchissimi.
Da notare come la copertina di Colpo al cuore sia palesemente copiata dalla locandina dello storico film “Ore 10: calma piatta” (Dead Calm, 1988).
Il film è tratto dal romanzo omonimo del 1991 del celebre Ira Levin, autore di culto qui purtroppo ormai del tutto rincoglionito, e nel libro i personaggi sono molti di più rispetto alla versione filmica, così conosciamo uno degli scrittori curati dalla redattrice protagonista, il barbuto Jack Mulligan, che sotto pseudonimo ha scritto ben sedici «thriller-rosa» (romantic thrillers), di cui la protagonista ha curato gli ultimi quattro, ovviamente tutti grandi successi editoriali.
«Mulligan aveva uno stile ridondante, giungle di prosa intricata e lussureggiante; lei apriva sentieri nel folto di metafore, potava viticci di proposizioni avverbiali, sfrondava grovigli di fogliame iridescente trasformandoli in masse di foglie verdi. Lui l’aveva seguita dalla Random alla Putnam e poi alla Diadem. Il lavoro editoriale somiglia un po’ al gioco della dama.»
Mulligan è diventato molto ambito dalle trasmissioni televisive perché sospettato di aver “colpito” una grande rivista che si era permessa di stroncare un suo romanzo, ingaggiando uno dei suoi figli genietti del computer perché entrasse negli archivi digitali della rivista e facesse danni. Mulligan ovviamente nega ma la puzza da colpevole ce l’ha. Anche solo per aver sfruttato la pubblicità dell’accusa, visto che il suo romanzo stroncato dalla rivista, “L’amante di Vanessa” (Vanessa’s Lover), ha decuplicato le vendite.
Ora il romanziere ha dato al suo editore una bozza di trama del suo nuovo libro dietro un anticipo molto sostanzioso, così conosciamo il libro che sta scrivendo: “Il patrigno di Marguerite” (Marguerite’s Stepfather).
C’è anche un altro scrittore, citato di sfuggita:
«Lesse l’edizione economica di “Il verme nella mela” (The Worm in the Apple) di Hubert Sheer, i primi quattro capitoli. Telefonò a Roxie. — E finora è fantastico. È un ottimo scrittore.»
L.
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