Visto che ho recensito “Psycho II” (1983) sul Zinefilo, ne approfitto per presentare questa ghiottissima citazione letteraria, che bisogna avere l’occhio svelto per cogliere. Non so perché inseriscano certe primizie solo per pochi fotogrammi.
Nella foto in alto vediamo la co-protagonista Meg Tilly passare la notte nella Psycho House, con Norman Bates in un’altra stanza. L’uomo è stato appena liberato dal manicomio ma certo è forte il sospetto che abbia ancora istinti omicidi. E cosa fa la nostra eroina? Prima di dormire legge un libro molto particolare, che strizza l’occhio all’intera trama del film.
Il libro infatti è “In the Belly of the Beast. Letters From Prison” di Jack Henry Abbott, pubblicato da Random House nell’estate del 1981. Quella tra le mani dell’attrice è la prima edizione tascabile della newyorkese Vintage Books, datata 1982: l’anno in cui è stato girato questo film. Questa edizione la potete trovare interamente scansionata nel titanico Archive.org, come da anteprima visionabile alla fine di questo post.
Mondadori porta subito in Italia in Italia, già nel 1982, con il titolo “Nel ventre della bestia. Lettere dalla prigione” e la traduzione di Ettore Capriolo. Lanfranco Caminiti lo ritraduce nel 2014 per la ristampa della romana DeriveApprodi.
Come dicevo, non è un caso se la co-protagonista legge proprio quel libro all’inizio del film.
Il saggio è una raccolta di lettere inviate da Abbott a Norman Mailer, e quest’ultimo racconta nell’introduzione di come quand’era a metà lavorazione del suo libro Il canto del boia (The Executioner’s Song, 1979) sia stato contattato da Abbott, in galera per numerosi crimini, anche violenti, il quale comincia a scrivergli regolarmente proprio in vista della pubblicazione di un libro di memorie.
Abbott viene rilasciato sulla parola nel giugno del 1981, lo stesso mese in cui la Random House presenta il libro che fornisce uno sguardo nelle patrie galere. L’evento letterario è enorme e potente, giornali e recensori si sperticano in lodi per questa testimonianza di prima mano sul mondo criminale, ma intanto sei mesi dopo essere tornato libero Abbott accoltella a morte un cameriere perché non lo aveva fatto andare in bagno: dopo un processo agli inizi del 1982, se ne torna in carcere con quindici anni di pena.
Proprio in quel 1982 la Universal sta raccontando il ritorno di Norman Bates, che dopo anni di detenzione torna libero… e subito cominciano ad apparire morti intorno a lui. Ecco che la terribile vicenda di Abbott si presta alla perfezione ad essere citata in Psycho II. Con la differenza che il nostro Bates non torna in galera, bensì rimane nella sua Psycho House.
L.
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Madame Verdurin
luglio 16, 2021 at 11:29 am
Non c’è nemmeno bisogno di inventare sceneggiature, certe volte la realtà supera di gran lunga qualsiasi inventiva umana! Niente a che vedere col film omonimo di Steven Seagal immagino…
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Lucius Etruscus
luglio 16, 2021 at 12:02 PM
ahahah in realtà a me mette più paura Seagal in quel film che i veri assassini 😀
Scherzi a parte, è un peccato che una citazione così ghiotta appaia per solo qualche fotogramma: davvero sembra l’ispirazione per tutto il film!
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Kukuviza
luglio 19, 2021 at 2:53 PM
In effetti un chiccone passato con un profilo troppo basso! Certo che comunque proprio un libro ideale da leggere per prendere sonno… Ma era Meg tilly che ti piaceva oppure sua sorella?
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Lucius Etruscus
luglio 19, 2021 at 3:00 PM
Intorno ai 17-18 anni adoravo “Il grande freddo”, poi di lì a poco scoprii “Agnese di Dio” e “Ultracorpi” di Ferrara, quindi ero stregato da Meg Tilly, e mi dispiaceva non vederla in molti più film. Anni dopo scoprii Jennifer Tilly, che è molto auto-ironica (e con quella voce deve esserlo!) e ha un corpo che fa colpo, ma il mio cuore rimane sempre di Meg ^_^
Adoro quando in un film mostrano di sfuggita un libro che però ha un forte legame con la vicenda narrata, purtroppo accade molto meno spesso di quanto mi piacerebbe.
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