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La tag di Lovecraft

03 Ago

Nell’agosto del 1890 nasceva Howard Phillips Lovecraft, destinato ad una vita non facile e ad un successo che definire postumo è riduttivo: per festeggiare i 130 anni dello scrittore di Providence, questo agosto – a blog unificati – cercherò di lasciarmi contaminare il più possibile dai media che hanno usato temi lovecraftiani.

Mi sembra il momento giusto per rispondere ad una Catena di San Tag-Tonio a tema lovecraftiano lanciata da Tony e in cui sono stato nominato da Sam Simon e Celia.
Non nomino nessuno: chiunque si senta libero di recuperare questa catena.

Dagon: un’opera sugli orrori dell’oceano.

Il mio ricordo corre ad un’estate di trent’anni fa, quando noleggiai in videoteca Creatura degli abissi (1989), che non sarà un capolavoro ma al giovane me ha divertito parecchio. Recentemente ne è stato fatto un pessimo remake, mi pare si chiami Underwater (2020)…

Il colore dello spazio: un’opera sulla profanazione della sicurezza familiare.

Il terribile racconto L’uomo della sabbia (1815) di E.T.A. Hoffmann, che creando il mito della “donna artificiale” ha anche stuzzicato la curiosità di Sigmund Freud, il quale analizzando il testo propose il termine unheimlich per descrivere la totale disgregazione dei rapporti familiari che subisce il protagonista: un termine che in italiano è reso con “perturbante” ma che indica il terrore che nasce dalla scoperta che ciò che si credeva familiare non lo è mai stato.

Dentro al sepolcro: un’opera sul contrappasso.

Il romanzo Tarantola (Mygale, 1984) di Thierry Jonquet, uno dei più spietati, crudeli e inesorabili noir della storia. Ne hanno tratto uno stupido film che non merita di essere citato.

Herbert West: un’opera sull’arroganza della scienza.

Per fortuna la scienza si occupa solo di ciò che è ripetibile e dimostrabile, quindi non ha sentimenti umani come l’arroganza. Se però si intende lo stereotipo dello “scienziato pazzo”, allora mi piace ricordare il più crudele e intrigante di tutti: il dottor Church del fumetto Aliens: Labyrinth.

La musica di Erich Zann: un’opera la cui musica è in grado di esaltare le tue emozioni.

La musica sa darmi così tante emozioni che mi è difficile rispondere, quindi mi affido di nuovo ai cari ricordi, in questo caso legati all’opera rock Jesus Christ Superstar (1973).

Aria fredda: un’opera sulla prigionia dell’immortalità.

Proprio in questi giorni ho gustato l’ottimo fumetto The Old Guard (2017) di Greg Rucka, da cui un fiacco e dimenticabile film. Il peso dei secoli e dei millenni è ben reso e i personaggi sono molto ben descritti: un’ottima lettura.

I ratti nei muri: un’opera sull’insanità mentale.

La prima che mi viene in mente è il romanzo Spider (1990) di Patrick McGrath, che ho letto all’incirca quando è uscito il relativo film di David Cronenberg (2002). È passato tanto tempo, ma credo sia molto più riuscito il film che il romanzo.

Il modello di Pickman: un’opera sull’orrore accettabile in nome dell’arte.

C’era un racconto su un artista che usava “materiale umano” per i propri quadri ma non riesco a ricordare né titolo né autore, perciò cito Anamorph. I ritratti del serial killer (2007) con Willem Dafoe, che se non ricordo male è un thriller sulla caccia ad un assassino seriale che crea splendide composizioni artistiche con i corpi delle sue vittime.

Il dominatore delle tenebre: un’opera sulla paura del buio.

Ho sofferto per molto tempo di paura del buio, da ragazzino – dopo la visione del film Il fantasma dello spazio (1953)! – eppure non mi viene in mente una sola opera che mi abbia colpito sull’argomento.

Nyarlathotep: un’opera sulla vita di un profeta.

Non mi interessano i profeti, credo di non aver mai visto/letto opere su di loro. O se l’ho fatto non me ne vengono in mente.

Storia del Necronomicon: un’opera sulla ricerca di un pezzo d’arte.

Visto che il Necronomicon è un libro che non esiste a cui tanti hanno dato (e dànno) la caccia, non posso che consigliare Alla conquista del Monte Athos (2017), cioè la mia ricostruzione di una “caccia al libro” ottocentesca alla ricerca di titoli che, come il noto grimorio di Lovecraft, esistono solo nella fantasia di chi li cita.

L’orrore di Dunwich: un’opera su strani culti.

La narrativa americana ne è piena, e di solito non mi appassionano gran che. Nessun’opera su questo argomento mi è rimasta in memoria.

La cosa sulla soglia: un’opera sulle violenze domestiche.

Il film televisivo Grida disperate (A Cry for Help: The Tracey Thurman Story, 1989), credo la prima storia che ho conosciuto di violenza domestica. Si rifaceva ad un brutto fatto di cronaca e mi colpì fortissimo, ma curiosamente non notai che il personaggio del marito violento era in pratica identico al futuro Patrick Bergin di A letto con il nemico (1991), che qualche anno dopo raccontò ancora di violenze domestiche ma in una storia molto più noir e cinematografica. L’uscita in sala di quest’ultimo film credo spinse la RAI a trasmettere proprio quel 1991 Grida disperate.

L’ombra di Innsmouth: un’opera sulla decadenza di una città.

Potrei fare il manzo citando Joseph Roth e il suo Finis Austriae o Bernardo di Cluny con il suo poema su Roma decaduta, ma in realtà sono cose conosciute di rimbalzo. A questo punto trovo più divertente citare Kandar, l’antica città fra le cui rovine il professor Knowby trova quel Naturon Demonto che in seguito sarà ribattezzato Necronomicon Ex Mortis: sto ovviamente parlando dei film di Evil Dead.

Il richiamo di Cthulhu: un’opera su un mistero da risolvere.

Una definizione straordinariamente generica. Visto che nel racconto si parla di una divinità che minaccia il nostro mondo, cito Annientamento (2018), il romanzo-capolavoro di Jeff VanderMeer da cui un pessimo ed inutile film. La divinità minacciosa è la nuova ragione cartografica che la nostra cultura stenta a capire, sin da quando è nata nel 1969, e il mistero è capire cosa sia successo alle protagoniste: che dalla modernità entrano in un territorio post-moderno dove nulla ha più il significato solito.

Temi di Lovecraft: un’opera la cui trama ruota attorno a un pozzo.

Scontatissimo ma azzeccatissimo: il romanzo Ring (1991) di Kōji Suzuki, che m’ha messo una strizza epocale. Bello anche il film, ma il romanzo ti fa contorcere dalla tensione.

Temi di Lovecraft: un’opera la cui trama ruota attorno alle stelle.

Gli astronomi stanno impazzendo, il panico attanaglia l’umanità: le stelle si stanno muovendo! Si stanno avvicinando, stanno formando un’immagine… una scritta… bevete Coca cola! Non ricordo se fosse quello il nome del prodotto, ma questa è la trama di PI nel cielo (pessima resa senza senso italiana di P.I. in the Sky, cioè “pubblicità nel cielo”) uno dei geniali racconti di Fredric Brown.

Temi di Lovecraft: un’opera la cui trama ruota attorno al razzismo.

Il film Terminator 2 (1991) di James Cameron: una storia che insegna come anche i diversi da noi sono degni di rispetto ed empatia. Appena riusciremo a provare per gli altri umani gli stessi sentimenti che proviamo per le macchine assassine del film, il razzismo sarà battuto!

Temi di Lovecraft: un’opera la cui trama ruota attorno alla solitudine.

Il romanzo La città labirinto (The Man in the Maze, 1968) di Robert Silveberg, storia di un uomo che disprezza così profondamente l’umanità da rinchiudersi in perfetta solitudine in una città-labirinto piena di trappole e mostri: nessuno deve scocciarlo. Peccato che sia anche l’unico in grado di salvare l’umanità da un pericolo che arriva dalle stelle: chi lo va a chiamare per informarlo?

L’impronta di Lovecraft: un’opera ispirata allo stile e alle opere di Lovecraft.

Passerò tutto agosto a raccontare nei miei blog opere ispirate a Lovecraft (film, fumetti e libri) quindi basta seguire i miei blog o il tag #Lovecraft2020 su twitter.

L.

 
24 commenti

Pubblicato da su agosto 3, 2020 in Uncategorized

 

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24 risposte a “La tag di Lovecraft

  1. Cassidy

    agosto 3, 2020 at 8:55 am

    Siccome so che non partecipi alle catene, so anche che quando lo fai merita sempre, come in questo caso, davvero bellissima sia per il tema che per le tue risposte 😉 Cheers

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  2. Austin Dove

    agosto 3, 2020 at 8:56 am

    ciao^^
    non conoscevo questo blog, infatti gli ho appena messo il follow.

    grazie per aver partecipato, come al solito sono colpito dall’estrema variabilità delle risposte, spero ti siano piaicute! per quella sul mito di chtulhu, hai ragione su quella tematica ma a me aveva colpito maggiormente questo mistero riguardo a quello strano diario 🙂

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  3. zoon

    agosto 3, 2020 at 9:28 am

    il mio compleanno letterario è 20 agosto ’83. cominciai a scrivere da quel giorno, compresi la data solo dopo lustri 😀

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  4. Celia

    agosto 3, 2020 at 12:20 PM

    Koji Suzuki l’ho amato tantissimo, così come il film (ma nella versione remake americana: fatto strano!).

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    • Lucius Etruscus

      agosto 3, 2020 at 12:49 PM

      Il primo e il secondo romanzo di Ring l’ho davvero amati e mi hanno messo una paura nera. Il terzo usava idee scientifiche così immondamente immonde che l’ho odiato di brutto: l’autore per documentarsi deve aver usato un manuale di scienze del Trecento! 😀
      Sai che anch’io il film americano l’ho trovato più spaventoso di quello originale? Però è anche vero che l’ho visto per primo, quindi in pratica non sapevo nulla della storia ed è stata una bella emozione.
      Era il primo anno che vivevo da solo, era sera, fuori era buio, guardavo il telefono di casa e pensavo… se ora squilla me la faccio addosso!! 😀

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      • Celia

        agosto 3, 2020 at 12:59 PM

        Ecco, io mi sono fermata al secondo, Spiral, e il terzo non l’ho letto volutamente perché temevo scadesse in ripetizioni e calasse la tensione.

        Ringu l’ho visto a casa, successivamente, ma forse avendo un linguaggio molto diverso dall’occidentale non ho saputo entrarci ed apprezzarlo.
        Mentre The Ring lo vidi al cinema (per altro la sera prima di partire in gita scolastica: per la quale di certo non feci tardi, dal momento che non andai affatto a dormire. Adolescente, non ho avuto nemmeno il coraggio di spegnere la luce! Sono proprio rimasta alzata…).

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      • Lucius Etruscus

        agosto 3, 2020 at 1:05 PM

        Mettila così: nel cinema non c’erano telefoni che potevano squllare, in casa sì! Ne avevo uno che mi “guardava” per tutto il tempo e per fortuna non ha squillato 😀

        I tre romanzi e l’antologia “Dark Waters” li ho un 15 anni fa quindi il mio giudizio va preso con le molle, ma dopo due titoli eccezionali mi ritrovai “Spiral” che la faceva decisamente fuori dal vasetto: se nel primo il contagio memetico che si fondeva con la viralità del vaiolo riusciva a creare un incantesimo che ti affascinava e ti impediva di farti domande, nel terzo si comincia a parlare di evoluzione come ne parlerebbe un creazionista, cioè ripetendo roba sentita in giro senza alcuna cognizione di causa. L’autore ha cominciato a sparare supercazzole da tutte le parti, raccontando la razza umana contaminata dal virus di Sadako che ambisce a raggiungere il successivo passo evolutivo (o qualche stupidata simile) e non è riuscito a creare la magia per convincere il lettore abbassare le difese della plausibilità.
        Invece i primi due romanzi e i racconti li ricordo talmente belli che tutto sembrava credibile 😉

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      • Celia

        agosto 3, 2020 at 1:42 PM

        Aspe’, allora mi confondo: dopo Ring c’era Spiral, secondo Wikipedia, e poi Loop (è Loop che non ho letto).

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      • Lucius Etruscus

        agosto 3, 2020 at 1:50 PM

        Ah sì sì, Loop, comunque il terzo. (Ho citato a memoria 😛 )

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      • Celia

        agosto 3, 2020 at 1:52 PM

        Sìsì, ci siamo capiti 🙂

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  5. Sam Simon

    agosto 3, 2020 at 4:02 PM

    Il tag ad inaugurare il mese di Lovecraft! Che bello! :–)

    Tante risposte inaspettate, e per me gli applausi li merita la citazione di Terminator 2 nonostante non sia magari la più colta di tutte… Ma azzeccatissima!!!

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    • Lucius Etruscus

      agosto 3, 2020 at 4:05 PM

      Bisogna saper riconoscere gli insegnamenti buoni ovunque appaiano, anche in un film di fantascienza 😉

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      • Sam Simon

        agosto 3, 2020 at 4:05 PM

        Specialmente! Come sostiene Gaiman, è con lui tanti altri, la science fiction non è mai stata sul futuro, bensì sul presente!

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      • Lucius Etruscus

        agosto 3, 2020 at 4:08 PM

        Indiscutibile! Il problema è se viene raccontata male non si crea interesse, né per il presente né per il futuro.

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  6. redbavon

    agosto 7, 2020 at 1:38 PM

    Il consueto pozzo di scienza in cui precipita tutta la mia ignoranza. Ho letto l’opera di Lovercraft e ne sono rimasto folgorato. Ma in letteratura non riesco a leggere i “derivati”. Ho giocato a qualche videogioco che ne trae ispirazione sia espressa sia implicita. Se non fosse che sono giunte finalmente le ferie, coglierei l’invito a tirare la catena a tema video-ludico.

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    • Lucius Etruscus

      agosto 7, 2020 at 2:38 PM

      Dài, che un bello sciacquone ci vorrebbe 😀
      Scherzi a parte, non sarebbe male un tuo intervento per il 20 agosto sulla tua esperienza con Lovecraft ludico. Pensaci 😉

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      • redbavon

        agosto 7, 2020 at 5:54 PM

        Per il 20 agosto ti devo dire di “no”. Durante le ferie estive difficile che riesca a mettere giù qualcosa. Mi spiace.

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  7. amleta

    gennaio 6, 2021 at 2:33 am

    Ohhh finalmente un pò di sane letture 😊Ero stanca di tanti blog di librucoli romantici. Io sono cresciuta con Poe e Lovecraft, quindi apprezzo tantissimo certe cose 😉😌

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    • Lucius Etruscus

      gennaio 6, 2021 at 6:50 am

      Il romance è il genere che governa il mondo, quindi tocca sottostare al suo predominio nei media, limitandoci ad una resistenza ribelle in altri generi ^_^

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