Siamo arrivati alla fine del nostro ciclo, non per mancanza di titoli ma perché semplicemente sono ormai chiare le regole del ghostwriting, e si completa un antico assunto.
I mediocri copiano.
I geni rubano.
Gli scrittori fantasma plagiano.
«La bella ragazza che state guardando sono io», così si presenta Lily (Ruth Wilson) quando entra nella casa abitata dall’anziana scrittrice Iris Blum (Paula Prentiss), specializzata in libri «torbidi e spaventosi». La donna si trasferisce lì per accudire la anziana signora e scoprirà che “qualcosa” si aggira nella casa, pronta ad entrarle letteralmente sottopelle per farle vivere non solo la vita della scrittrice ma anche la sua ispirazione all’opera.
Il film Netflix I Am the Pretty Thing That Lives in the House (2016) non è legato a questo ciclo, perché la trama (tutta all’insegna del “fàmolo strano”) non vede la creazione di nuovi libri, ma l’intero film è permeato dall’atmosfera raccontata finora: l’ispirazione di Iris Blum è così potente da essere diventata a sua volta ghost in cerca di nuovi writer. (O almeno così sembra di capire dalla nebulosa sceneggiatura del regista Oz Perkins.)
Cito questo titolo solo per testimoniare come le atmosfere e le ispirazioni del genere ghostwriting si possano trovare nei prodotti più disparati. Ora però, è il momento di incontrare la summa dell’intero filone.
«Ruba sempre dai migliori», diceva Picasso, oppure «il mediocre imita, il genio ruba»: ma lo diceva? Nessuno sa citare una sola fonte in cui sia attestata la paternità di Picasso di questa frase, non esiste uno straccio di prova eppure tutti sono convinti che il celebre pittore usasse dire una delle due frasi che gli vengono imputate. Se lo diceva, ed è un bel “se”, era la frase più vera del mondo… perché nel caso stava rubando a T.S. Eliot.
«I poeti immaturi imitano, quelli maturi rubano; i cattivi poeti sfigurano quello che prendono, e i buoni poeti lo trasformano in qualcosa di migliore, o al massimo di differente.» Così scriveva cento anni fa il poeta britannico all’inizio del suo saggio su Philip Massinger (da The Sacred Wood. Essays on Poetry and Criticism, 1920): chissà cos’avrà pensato nel vedere la propria frase attribuita a Picasso. Avrà considerato il pittore un “buon poeta” che aveva dunque trasformato in qualcosa di migliore il suo testo? Di sicuro si è divertito un mondo l’artista Banksy quando ha esposto una lastra di marmo con su incisa la frase «The bad artists imitate, the great artists steal», con la firma di Pablo Picasso… cancellata e sostituita da “Banksy”.
L’anno prossimo, 2020, questa frase di Eliot compirà cent’anni pari pari, quindi è ora di completarla aggiungendo una terza figura: lo scrittore fantasma. Quello che cioè scrive ciò che gli dice l’ispirazione: e se l’ispirazione sta copiando? Non è un geniale furto: è un volgare plagio, anche se involontario. Anche se ciò che ne risulta… è un bestseller.
Beak Hee-soo (Jeong-hwa Eom) è una affermata ed apprezzata scrittrice di Seoul che, dopo vent’anni di onorata carriera («È la scrittrice più prolifica della Corea», dicono di lei), subisce la più umiliante accusa che un autore possa ricevere: quella di plagio. Malgrado Hee-soo neghi fermamente, il suo ultimo romanzo è quasi identico ad un manoscritto di Sim Jung-yoon presentato qualche tempo prima ad un concorso letterario: il fatto che la donna abbia fatto parte della giuria la squalifica di fronte a qualsiasi tentativo di difesa.
Lo scandalo travolge la scrittrice, sia a livello personale – il marito chiede la separazione – che professionale – le diventa impossibile tornare a scrivere. Dopo due anni di silenzio, l’editore le consiglia di abbandonare la rumorosa città e rifugiarsi in una villa in riva al lago dove potrà trovare maggiore concentrazione.
La villa ai margini di un paesino di campagna è stata usata durante la guerra come orfanotrofio da un missionario americano, John Bates, ed ora è meta frequente di scrittori in cerca di tranquillità: appena arrivata con la figlioletta Yeon-hee (Park Sa-rang), la scrittrice si rende però conto che la villa è abitata da una qualche sorta di presenza…
Quanti rimandi, citazioni e idee riciclate avete contato in queste poche righe? Ed è solo l’inizio del film!
A Villa Bates – leggerissima citazione del Norman Bates di Psycho, che abitava in una villa isolata – Beak Hee-soo si appresta a vivere la più classica e scontata storia di fantasmi, attingendo ad ogni fonte possibile. C’è l’acqua che fa da psicopompo (“trasportatore di anime”) come nel romanzo Ring (1991) di Kôji Suzuki e i suoi vari fratelli; la figlia vede una bambina sull’altalena come in Half Light (2006) e si scopre essere ovviamente un fantasma; essendo una bambina, la figlia della protagonista parla tranquillamente con la sua nuova amica fantasma com’è tradizione negli horror sin dagli anni Novanta (anche se gli italiani usavano questo schema già almeno dalla fine dei Settanta!); Beak Hee-soo cerca di capire la storia del fantasma e si entra così nello schema Io sono Helen Driscoll (A Stir of Echoes, 1958) del maestro Richard Matheson, di cui lo stesso Ring è debitore.
Insomma, la prima parte del film Bestseller (Be-seu-teu-sel-leo, 2010), esordio alla regia di Lee Jeong-ho (che è anche sceneggiatore), sembra un bignamino su come scopiazzare da autori e storie di culto. Non è un film, è un minestrone; non ha una sceneggiatura, ha una ricetta.
Però l’abbiamo visto, i geni rubano: lo sceneggiatore qui non “copia”, bensì ruba così smaccatamente da opere ben note che non lo si può accusare di “fare il furbo”. Ma poi c’è il passo in più, la consapevolezza aggiunta al detto secolare: lo scrittore fantasma plagia.
Anche se la brava attrice Eom Jeong-hwa riesce a gestire da sola il peso del suo personaggio per l’intera storia, lo spettatore non può fare a meno di star assistendo a qualcosa di talmente ovvio e scontato… finché di questo non se ne rende conto anche il personaggio!
Hee-soo è una scrittrice professionista, e non si lascia certo scappare una buona storia. L’esperienza che sta vivendo a Villa Bates – con la figlia che parla con un’amica immaginaria che sembra materializzarsi in posti umidi, come succedeva anche in Dark Water (1996) di Suzuki, figlio di Ring – è troppo simile a un romanzo per… non scriverci un romanzo. La figlia le racconta la storia della sua amica (fantasma), che sembra troppo simile a un romanzo – e infatti è tratta di peso da Io sono Helen Driscoll di Matheson – perché non possa diventarlo davvero.
Gli abitanti del villaggio che l’hanno accolta a braccia aperte? Solo degli assassini che hanno nascosto a Villa Bates il cadavere di una ragazza, la cui anima infesta il luogo in cerca di pace. Esiste una ghost story più classica? Il romanzo si scrive da solo.
Il regista-sceneggiatore approfitta proprio del senso di déjà vu dello spettatore – o, se vogliamo usare un termine del serbo Zoran Zivkovic, di déja lu: un qualcosa che si è già letto altrove – per fargli capire lo stimolo irresistibile di Hee-soo, che si rende conto di star vivendo una vera e propria ghost story letteraria… e quindi decide di scriverla sul serio. Il risultato è Abyss, il grande ritorno della scrittrice dopo due anni di silenzio, un thriller su una donna che a Villa Bates ascolta sua figlia raccontargli di un’amica immaginaria che in realtà è l’anima inquieta di una ragazza uccisa lì dagli abitanti del villaggio.
L’editore è entusiasta e pensa alla frase di lancio: «Un orribile segreto nascosto in una cittadina tranquilla: quanto una persona può diventare crudele?». Addirittura propone di lanciarlo come una storia vera, perché renderà tutto molto più controverso… non sapendo che in realtà è proprio il racconto di una storia vera… filmicamente vera!
Lo spettatore ritrova in forma di finzione ciò che ha appena visto, che in fondo non era altro che finzione: arrivati a metà film, un libro ci racconta la metà film appena vista, in un vero e proprio circolo vizioso. Ovviamente quella raccontata da Abyss è una trama déjà lu, già letta: non solo per i lampanti richiami ad autori noti, ma proprio perché… è copiata dalla reale esperienza vissuta dalla scrittrice.
«Baek Hee-soo torna in grande stile dopo due anni di silenzio e resiste in testa alle classifiche anche questa settimana. Attraverso un omicidio consumato in una cittadina, l’autrice analizza la moralità umana e le dinamiche del gruppo. Il suo libro è il più venduto per la quarta settimana consecutiva.»
L’autrice è contenta del successo… tanto da dimenticare come le era stata presentata Villa Bates: meta prediletta di scrittori in cerca di ispirazione…
Beak Hee-soo rimane di stucco quando giornali e televisioni del suo Paese per la seconda volta la accusano pubblicamente di plagio.
«Mozart ha plagiato, e anche Einstein. Hendel è probabilmente il re dei plagiari: chi non ha mai plagiato una volta nella vita?»
Così insegna il marito della scrittrice nei suoi corsi sul plagiarismo, dimostrando la veridicità del detto di Eliot/Picasso. Tutti questi nomi, però, ci fanno dimenticare l’unico che conti: Dashiell Hammett.
Come abbiamo visto, è lui che (sicuramente senza saperlo) ha gettato le basi per il ghostwriting con il suo L’angelo del secondo piano, il racconto di una ladra che racconta la stessa storia a tutti gli scrittori che deruba, e loro poi scrivono gli stessi racconti usando quella ispirazione. Lo stesso identico comportamento del fantasma di Villa Bates: ad ogni scrittore che viene a soggiornare lì racconta la stessa storia, la storia della sua vita e della sua morte. E loro la rubano, perché questo è il loro mestiere: rubare alla realtà per farne finzione.
Il regista e sceneggiatore Jeong-ho Lee voleva citare anche Hammet? In realtà non sappiamo neanche se volesse citare gli altri autori da cui ruba: Bestseller è un film sulla sottile arte del plagio, è un’atto d’amore verso tutti quei ghost che da sempre raccontano storie ai writer in cerca di ispirazione. Non possono essere sempre storie originali, perché la realtà ha un numero drammaticamente ridotto di storie: per questo esiste la finzione, per viverne di più. E di migliori.
Abbiamo dunque chiuso il cerchio, con un film che racconta – non si sa quanto coscientemente – la storia che ha gettato le regole per il genere, dopo aver copiato tutto il copiabile. Esattamente come fanno i writer, che copiano sempre dai loro ghost.
Per finire, spero che abbiate fatto tesoro della lezione di questi film, e che questa estate vi ritiriate a passare del tempo in una casa isolata, possibilmente vicino ad uno specchio d’acqua. Ascoltate il fantasma che troverete e scrivete la sua storia, così che a settembre sarete pronti a pubblicare il vostro bestseller. Nel caso, spero vi andrà di citare questo ciclo, fra i ringraziamenti…
L.
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Claudio Capriolo
luglio 8, 2019 at 7:48 am
Ho scritto una storia di fantasmi in cui, fra l’altro, un lettore fantasma incontra il fantasma di uno scrittore fantasma. Anche se l’ho scritta dieci anni fa, se mai dovessi decidere di pubblicarla aggiungerò il tuo nome nella pagina dei ringraziamenti 🙂
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Lucius Etruscus
luglio 8, 2019 at 8:10 am
Ah, vedi? Ecco i primi frutti dello speciale! ^_^
Sarà un piacere aggiungerla come appendice al ciclo 😛
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Claudio Capriolo
luglio 8, 2019 at 8:27 am
Ma, ripeto, non so se la pubblicherò. Si tratta di una storia a basso tasso umoristico (perché adombra una vicenda triste, cioè la malinconica fine della Casa editrice in cui ho lavorato per oltre trent’anni) che però è stata concepita come una specie di Settimana enigmistica dedicata alla letteratura fantastica, fantasmatica in particolare. Per la verità dovrei completarla, mi sono arenato non per mancanza di idee ma perché sono dell’idea che non interessi a nessuno, se non a qualche ex redattore come me 🙂
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Lucius Etruscus
luglio 8, 2019 at 8:30 am
Per me dovresti finirla indipendentemente dal fattore “interesserà a qualcuno” e farlo solo per piacere. E per omaggiare i ghost che tanto lavoro fanno per i loro writer! ^_^
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Claudio Capriolo
luglio 8, 2019 at 8:52 am
Diciamo che ho anche molti dubbi sulle mie qualità di narrarore 🙂
Comunque ti farò sapere.
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Claudio Capriolo
luglio 8, 2019 at 8:53 am
Ah, il titolo provvisorio è Enciclofantapedia 😀
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Lucius Etruscus
luglio 8, 2019 at 9:03 am
Titolo delizioso! Borges quando non aveva voglia di scrivere un testo si divertiva a recensirlo come se fosse già scritto: invece del racconto… potresti scrivere la recensione del tuo racconto 😀
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Claudio Capriolo
luglio 8, 2019 at 9:33 am
Sarebbe una buona idea, se non fosse che facendolo finirei inevitabilmente per dare la soluzione di alcuni degli innumerevoli quiz che ho disseminato nel testo. Comunque, promesso: domani riprenderò la storia in esame e vedrò di capire che cosa sia possibile cavarne 🙂
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landiivano
luglio 8, 2019 at 10:35 am
Io di solito, quando mi ritiro, mi ritiro su spiagge molto affollate, amando in genere per il resto dell’anno la solitudine. Poche speranze, quindi, per me di incontrare un ghost ;D
Bellissimo post comunque, a degno coronamento di una bella serie…
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Lucius Etruscus
luglio 8, 2019 at 10:40 am
Chi lo sa, magari in mezzo a quella folla sulla spiaggia può esserci un ghost: l’importante è stare attento ed ascoltare quello che ti dice 😛
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zoppaz (antonio zoppetti)
luglio 9, 2019 at 10:07 am
quindi il ciciclo è finito… prima o poi sarebbe successo! comunque un trattato fantas(ma)tico! 🙂
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Lucius Etruscus
luglio 9, 2019 at 10:14 am
Ti ringrazio: se usciranno fuori nuovi titoli ghiotti sarà un piacere aggiungere puntate nuove 😉
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