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L’enciclopedista criminale torna in libreria

06 Apr

Scopro che la casa editrice Adelphi porta da questo aprile in libreria il saggio “Il professore e il pazzo” di Simon Winchester con la traduzione di Maria Cristina Leardini: cioè la non dichiarata riproposizione dello splendido The Professor and the Madman (1998), già edito da Mondadori nel 1999 con il titolo “L’assassino più colto del mondo“, con la traduzione di Cristina Leardini. A quanto pare è bastato aggiungere un “Maria” alla traduttrice per farlo sembrare un testo nuovo…

In realtà questa operazione di recupero credo sia dettata dal fatto che è in lavorazione il film The Professor and the Madman, scritto e diretto dall’iraniano Farhad Safinia, con Sean Penn e Mel Gibson nei ruoli protagonisti. Questo mi spinge a ripescare una mia vecchia recensione, scritta dopo l’appassionante lettura del testo di Winchester, per rinfrescare l’incredibile storia. Che, come tutte le incredibili storie, non è vera…

Secondo voi chi fa il professore e chi il matto?


La nascita dell’Oxford Dictionary

Il 29 gennaio 1884 è una data che meriterebbe di essere ricordata con una particolare enfasi: è la data infatti dell’uscita della prima dispensa dell’Oxford Dictionary of English.

Tutti noi, bene o male, abbiamo un dizionario in casa e lo diamo per scontato. Ma prima di quella data nessun inglese possedeva un dizionario, per il semplice fatto.. che non esistevano! Noi in Italia avevamo il Dizionario dell’Accademia della Crusca sin dal Seicento (sebbene sicuramente non si trovasse nelle case di tutti), ma gli altri Paesi ne erano sprovvisti.
Fior fiore di pensatori e letterati avevano già creato delle proprie “raccolte di parole”, sia per aiutarsi nella scrittura sia per amore della lingua, ma non erano veri e propri dizionari. Solo nel 1857 venne lanciato un progetto dalle dimensioni titaniche: raccogliere TUTTE le parole della lingua inglese, con TUTTI i significati che queste potevano assumere.

Fu James Murray a portare a termine quest’opera immane, durata vari decenni.

Mel Gibson nei panni di James Murray
© VIPIRELAND.COM

Il professor Murray adottò un metodo semplice ma geniale. Grazie ad accordi con varie biblioteche, raccolse migliaia di volumi e fece pubblicare degli annunci su giornali: a chi avesse voluto aiutarlo, Murray avrebbe spedito a casa un volume chiedendo all’interessato di leggerlo, segnarsi tutte le parole e tutti i significati di queste all’interno del testo, e rispedire il tutto a Murray stesso.

Per l’occasione Murray costruì una piccola bacheca di legno in grado di accogliere qualche centinaio di schede: tanto più di quelle non si aspettava di riceverne, dai solerti volontari. Possiamo immaginare il suo stupore quando nei primi mesi del progetto si vide inondare casa di migliaia e migliaia di schede!
L’adesione a questo progetto fu enorme, e Murray dovette assumere del personale per gestire tutte le schede che arrivavano e spedire i libri.

Nel corso degli anni, fra i tantissimi collaboratori del progetto, ce n’era uno che spiccava di gran lunga: il dottor William Minor.

Sean Penn nel ruolo del dottor William Chester Minor

Le sue schede erano sempre tante e perfette: non necessitavano di correzione e finivano subito nel Dictionary. Murray iniziò un rapporto epistolare con Minor, trovandolo una persona colta e di buona conversazione. Dopo l’uscita della prima dispensa, Murray decise di incontrare di persona l’uomo che più di tutti aveva contribuito alla stesura dell’Oxford Dictionary.

Murray viaggiò fino al paese di Minor e, seguendo le indicazioni ricevute per lettera, entrò in una grande e lussuosa villa. Il maggiordomo lo scortò fino allo studio del padrone, e qui Murray prese subito la parola, rivolto all’uomo alla scrivania. Dopo essersi presentato, disse subito: «Sono profondamente onorato di incontrarvi, professor Minor».

L’uomo alla scrivania guardò allibito Murray, e gli rispose che era desolato ma c’era stato un errore increscioso: lui era il direttore del manicomio criminale, nel quale William Minor era rinchiuso da vent’anni!

James Murray

Questa storia, come si seppe in seguito, è troppo perfetta per essere vera. Infatti fu inventata da un giornalista nel 1915 per raccontare la nascita dell’Oxford Dictionary. Non cambia però la sostanza dei fatti: William Minor, sebbene avesse contribuito in grandissima parte alla stesura del Dictionary, era stato condannato ad essere rinchiuso a vita in un manicomio criminale. In guerra, infatti, il suo sistema nervoso era crollato e tornato a casa mostrò subito segni di squilibrio nonché manie di persecuzione. Quando in preda al delirio sparò ad un uomo, uccidendolo, il tribunale decise che non poteva essere lasciato in libertà.

Nella sua piccola cella, nel corso degli anni, Minor aveva raccolto un’infinità di libri, comprati per corrispondenza o donati da associazioni umanitarie. In un giornale aveva letto dell’iniziativa di Murray e visto che di tempo ne aveva a volontà, vi aveva aderito anima e corpo.

Murray e Minor si incontrarono in realtà sei anni prima della storia inventata, e da allora divennero buoni amici, partecipando così ad una fra le più ardite iniziative editoriali di sempre. Un’iniziativa titanica che in fondo poteva essere portata avanti solo da due pazzi: uno per i libri, l’altro… pazzo vero!


L.

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10 commenti

Pubblicato da su aprile 6, 2018 in Indagini, Recensioni

 

10 risposte a “L’enciclopedista criminale torna in libreria

  1. Cassidy

    aprile 6, 2018 at 7:05 am

    Non sapevo nulla della lavorazione del film, ed ora vorrei vederlo tipo, subito! 😉 La storia è davvero interessante e la coppia di attori ti fa pensare, che il film potrebbe intitolarsi “Il matto e il matto” 😛 Cheers

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  2. Conte Gracula

    aprile 6, 2018 at 7:42 am

    Un giornalista degno dell’opera di Visetti! XD
    Sarò borghese, ma un giornalista non dovrebbe inventare. Quello è il lavoro dello scrittore. 😛

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    • Lucius Etruscus

      aprile 6, 2018 at 7:46 am

      Sarei anche d’accordo, se invece i giornalisti non inventassero dalla notte dei tempi 😀

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      • Conte Gracula

        aprile 6, 2018 at 7:57 am

        Beh, dal passato – qualunque cosa significhi, è un periodo di tempo astratto e lunghissimo 😛 -ci si aspetta un’etica e dei metodi ancora in costruzione… il problema è che anche il presente è affogato nel pressapochismo e nelle invenzioni!
        A cosa serva, un albo professionale dei giornalisti, me lo chiedo spesso: non sembra che brilli sempre per capacità di vigilanza!
        Comunque, potremmo considerare quel giornalista del tuo articolo come operante nel “passato” o “oggi”? ^^

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  3. zoppaz (antonio zoppetti)

    aprile 6, 2018 at 7:53 am

    Dici che non è vera?
    “La storia è interamente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi” scriveva Boris Vian nella prefazione della “Schiuma dei giorni” (1946).
    🙂

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  4. redbavon

    aprile 6, 2018 at 8:34 am

    Quando la realtà supera la finzione. E’ proprio il caso di citare questo vecchio adagio. D’altronde i nativi americani sostenevano che i pazzi sono in comunicazione diretta con Dio.

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  5. Kukuviza

    aprile 8, 2018 at 9:34 am

    Che storia! Con risvolti anche drammatici, direi. Comunque non riesco neanche a immaginare il lavoro titanico che dev’essere stato, soprattutto all’epoca, la compilazione del dizionario. Della serie: non esiste un’impresa troppo colossale!

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    • Lucius Etruscus

      aprile 8, 2018 at 9:37 am

      Infatti ci sono voluti decenni a creare quello che oggi viene dato per scontato: un lavoro titanico di organizzazione, con decine di collaboratori. Davvero un lavoro poco noto che meriterebbe più fama.

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