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[Pseudobiblia] Piccoli crimini coniugali (2017)

23 Ott

I “libri falsi” di Elia Masi Horn

Esce nei cinema italiani il 6 aprile 2017 (fonte: ComingSoon.it) e la stessa Koch Media lo porta in DVD il 30 agosto successivo: è quindi molto breve la vita di “Piccoli crimini coniugali” di Alex Infascelli, uno dei migliori film italiani che ho visto negli ultimi anni. (E io odio i film italiani!)

Al contrario del prodotto nostrano medio, gli attori recitano… e non è assolutamente scontato. Non usano dialetti né sbiascicano parole, rese incomprensibili dal maledetto audio in presa diretta che tanto piace ai nostri registi. (Tanto agli stranieri dei festival che gli frega? Loro hanno i sottotitoli…)
Questo è un film, con una regia e due attori in stato di grazia che fanno quello che raramente gli attori italiani fanno: recitano. Non gigioneggiano, non cazzeggiano né bofonchiano: scandiscono in italiano un testo italiano. Ripeto, elementi per nulla scontati, in Italia.

Finora sembra ignoto a tutti i siti web, così lo specifico io: questo film è un’ottima trasposizione del testo omonimo (Petits crimes conjugaux, 2003) del franco-belga Éric-Emmanuel Schmitt (edizioni e/o 2004/2017).


La biblioteca di una coppia senza memoria

Esiste solo ciò che è ricordato. Il filosofo Maurizio Ferraris ha fatto l’esempio di un matrimonio celebrato fra malati di Alzheimer, dove tutti – gli sposi, i testimoni, l’officiante e gli invitati – soffrendo di quella malattia il giorno dopo non ricordano nulla di ciò che è avvenuto. Quel matrimonio è stato celebrato, se nessuno ricorda d’averlo fatto? È un evento reale?
La risposta forse va cercata nell’etimologia della parola greca che Omero usava per “realtà”, e che in genere viene tradotta con “verità”: alètheia.

L’alfa privativo seguito dal verbo lanthàno ci indicano che la parola significa letteralmente “non nascosto”, ma Piergiorgio Odifreddi fa notare come nella mitologia greca il fiume che faceva perdere la memoria a chi ne bevesse l’acqua si chiamava Lete, da una delle forme dello stesso verbo lanthàno: lèthe, “oblio”.
E se la realtà, la verità (a-lètheia) fosse ciò che non può essere dimenticato? Questo vorrebbe dire che ciò che si dimentica… non esiste più.

Quel matrimonio di cui parlava Ferraris, che il giorno dopo tutti hanno dimenticato, è dunque reale? A questa domanda sembrano rispondere i due sposi protagonisti di questa storia.


Un autore senza più memoria

Il celebre romanziere Elia Masi Horn (un Sergio Castellitto in grande spolvero) torna a casa con un vistoso cerotto sulla testa. È convalescente da una brutta caduta per le scale che gli ha provocato un’amnesia, forse temporanea: non ricorda nulla, né di sé né dell’amorevole moglie Lisa. (In realtà il personaggio interpretato splendidamente da Margherita Buy non sembra avere nome, così la chiamerò con quello del testo originale.)

Una coppia che ruota attorno ad un libro

La coppia che torna a casa dall’ospedale è formata da altre persone rispetto a quelle che erano prima, perché ora la realtà del loro matrimonio non esiste più, non essendoci più memoria. Lisa quindi comincia a ricostruirla raccontandola al marito smemorato, raccontandogli di quanto lui l’amasse, di quanto fosse pieno di attenzioni… e tanti altri particolari che non sembrano corrispondere con Elia: ciò che viene raccontato è l’immagine che la moglie ha del marito, non il vero marito.
Ma in fondo cos’è la realtà se non l’immagine che abbiamo di essa?

Il mistero del libro nascosto in bagno…

Quello che piano piano esce fuori è che la donna ama l’uomo, non l’artista. Lisa disprezza i romanzi scritti da Elia, ma più di tutto odia il narcisismo in essi presenti, come ben testimoniato dalle dediche.
Ecco la dedica che Elia ha inserito nel suo “Orgasmatron“.

«A me stesso, questo mio libro con tutto il mio affetto.
Sinceramente, io

Una dedica grondante edonismo

Sembrano essere tutte su questo tono, le dediche degli altri libri, mentre l’unica dedicata alla moglie si trova nel romanzo “Portami con te“:

«A mia moglie, la mia coscienza. La mia coscienza sporca. Il mio amore. Colui che la ama e che non la merita.»

Una coscienza sporca per moglie

Questo provoca una reazione violenta alla donna, che getta via il libro. «Una botta di passato, scusa eh?»
Qui nel testo originale c’è uno scambio di battute che viene stranamente cancellato nel film:

Gilles: Sono qua, non sono morto.
Lisa: No, ma il passato sì che è morto.

Qui la donna fa capire che quella amnesia è provvidenziale: è ora che il passato venga dimenticato, che muoia, per costruirne uno nuovo. Uno dove Elia (Gilles, nel testo originale) non abbia mai scritto l’odioso romanzo che sua moglie detesta più di ogni altra cosa al mondo. Un romanzo intitolato “Piccoli crimini coniugali“.

Il libro della discordia

Riporto dal romanzo (con la traduzione di Alberto Bracci Testasecca) il passo in cui l’autore spiega il suo proprio romanzo.

«GILLES: Piccoli crimini coniugali, una raccolta di storie brevi. O meglio, una raccolta di pessime storie brevi, vista la teoria impregnata di pessimismo che vi e sviluppata. In questo libro ho dipinto la coppia come un’associazione di assassini. Da principio li unisce la violenza, quel desiderio che li porta a gettarsi l’uno sull’altra, che spinge il corpo di uno dentro quello dell’altra, quei colpi accompagnati da rantoli, sudore e gemiti, quella lotta che solo per esaurimento di forze si risolve in un armistizio chiamato piacere. Poi i due assassini, se intendono continuare la loro associazione scegliendo la tregua del matrimonio, si alleano per combattere contro la società. Cominciano a reclamare diritti, vantaggi e privilegi, ostentano i frutti delle loro risse, i figli, per ottenere silenzio e rispetto dagli altri. E qui la truffa assurge a capolavoro! I due nemici, adesso, giustificano tutto in nome della famiglia. La famiglia, alibi supremo delle loro millanterie! E come prima hanno fatto passare i loro abbracci brutali e goduriosi per un servizio reso alla razza umana, cosi ora possono distribuire schiaffi, calci e punizioni in nome dell’educazione, imporre la loro nocività, la loro stupidità e il loro rumore. La famiglia, ovvero l’egoismo vestito da altruismo…

«Poi gli assassini invecchiano, i loro figli se ne vanno per formare nuove coppie di assassini. Allora i vecchi predatori, non avendo più valvole di sfogo alla loro violenza, finiscono per prendersela l’uno con l’altra, come quando si erano conosciuti, ma utilizzando altri colpi invece dei colpi di reni. Ora i colpi si sono fatti più subdoli, da vere carogne. Tutto è permesso in questa guerra: i tic, le malattie, la sordità, l’indifferenza, il rimbambimento. Vince chi arriva a sotterrare l’altro. Ecco la vita coniugale, un’associazione di killer che si accaniscono sugli altri prima di infierire su loro stessi, un lungo cammino verso la morte che lascia la strada costellata di cadaveri. La coppia giovane è una coppia che cerca di sbarazzarsi degli altri. La coppia vecchia è una coppia dove ognuno cerca di sopprimere il partner. Quando vedete un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, chiedetevi chi dei due sarà l’assassino.»

Non rivelo altro, perché la trama è piena di sorprese.


Al di là degli pseudobiblia di Elia, nella sua biblioteca – protagonista di gran parte della vicenda – troviamo anche moltissimi “libri veri”.

Una biblioteca lottizzata

Partendo da sinistra, sono ben evidenti le coste di “Fuori da un evidente destino” di Giorgio Faletti (Baldini & Castoldi 2015) che troviamo addirittura in due copie (la seconda è sulla destra, dietro la Torre Eiffel), “Mondo senza fine” (World Without End, 2007) di Ken Follett (Mondadori 2007) e “L’inverno del mondo” (Winter of the World, 2012) dello stesso autore (Mondadori 2012); “Cadaveri innocenti” (Death Du Jour, 1999) di Kathy Reichs (Rizzoli 1999) e “Il nome della rosa” (1980) di Umberto Eco (Bompiani 1980).
Mi è molto familiare quella costa di Scott Turow, dietro la piccola Torre Eiffel, ma non riesco a risalire al romanzo…

Come si vede, la marchetta è spalmata su varie case editrici: Mondadori, Baldini, Rizzoli, Bompiani, Einaudi, in basso nella foto Adelphi e sulla destra una sfilza di Sellerio. Se riuscite ad identificare qualche altro titolo, fatemi sapere.

Un tavolino pieno d’arte

Il tavolinetto davanti al camino sciaborda di libri d’arte, ma l’unico che riesco a riconoscere è la monografia su Helmut Newton (il primo a sinistra).


Riuscirà Elia a ritrovare la memoria? Riuscirà la “realtà” del passato a tornare, a non essere dimenticata? Per saperlo non vi rimane che vedere uno dei migliori film di quest’anno.

L.

GUARDA IL FILM A € 7,99

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10 commenti

Pubblicato da su ottobre 23, 2017 in Books in Movies, Pseudobiblia

 

10 risposte a “[Pseudobiblia] Piccoli crimini coniugali (2017)

  1. redbavon

    ottobre 23, 2017 at 9:19 am

    Non amo molto neanche io i film italiani, la coppia Castellitto-Buy poi non mi ha mai esaltato, tuttavia da quanto descrivi potrebbe essere un film da vedere insieme a mia moglie (che mi accusa di vedere film che fanno troppo rumore o con gente dalle orecchie a punta)

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    • Lucius Etruscus

      ottobre 23, 2017 at 10:10 am

      Essendo tratto da un testo teatrale è un film dalla sceneggiatura densa e in pratica interamente parlato: dovrebbe abbassare di molto la tua media di “fanta-action”, così da ripulire la tua fama.
      Inoltre è un film che analizza la coppia, quindi immagino sia intrigante per una coppia. (Anche se di solito i mariti tendono a non farsele, tutte quelle domande 😛 )

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      • redbavon

        ottobre 23, 2017 at 10:12 am

        No, infatti, bastano le domande che si fanno e ti fanno le donne 😉

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      • Lucius Etruscus

        ottobre 23, 2017 at 10:13 am

        Ecco, temo dunque che questa visione potrebbe scatenare molte domande: io ti ho avvertito! 😛

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  2. Conte Gracula

    ottobre 23, 2017 at 9:38 am

    E come disse Homer Simpson “Ul matrimonio è come una bara e ogni figlio è un chiodo in più” 😛
    Che bella coppietta!

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  3. zoppaz

    ottobre 23, 2017 at 3:46 PM

    La tua bibliomania (o bibliopatia) cinematografica è impressionante! Leggilo come un complimento, naturalmente. Ho provato a guardare tra i libri se trovavo qualcosa di familiare, ma non vedo in modo abbastanza nitido per riconoscere gli Adelphi, e in ogni caso credo di non poter competere con te… .

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    • Lucius Etruscus

      ottobre 23, 2017 at 3:50 PM

      Ti ringrazo ^_^ Da buon bibliomane conclamato non posso che accettare il complimento.
      La risoluzione del blog non è altissima, considera che io ho potuto zoomare la schermata video. E poi tanti anni a bazzicare librerie con carta e penna, per stilare elenchi su elenchi, o di bancarelle dove devi riconoscere libri in situazioni al limite, alla fine ti lasciano un minimo di capacità di colpo d’occhio su alcune coste famose.
      Il film te lo consiglio, è molto intrigante 😉

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  4. Ivano Landi

    ottobre 23, 2017 at 5:25 PM

    L’interpretazione di Oddifreddi mi sembra abbia un suo senso, soprattutto in seno al discorso platonico, in base al quale i fondamentali dell’esistenza non si apprendono bensì si ricordano.

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    • Lucius Etruscus

      ottobre 23, 2017 at 5:32 PM

      Vero, ed è interessante come proprio all’epoca di Platone la pratica della lettura era usata in pratica principalmente dai maestri o dagli attori per ripassare un testo. Cioè per ricordare ciò che già sapevano. E infatti il verbo che un autore dell’epoca usa per “leggere” è qualcosa che ricorda moltissimo “ricordare”.
      Al di là di questo, è innegabile che la memoria stabilisce la realtà, e infatti l’amnesia è un artificio letterario delizioso per creare situazioni paradossali come questa del film 😉

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