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La biblioteca senza libri (2012)

19 Lug

Il 2 agosto 2012 il periodico “The New Republic” ha pubblicato un articolo dal titolo “The Bookless Library. Don’t deny the Change. Direct it wisely” (La biblioteca senza libri. Non negate il cambiamento, gestitelo saggiamente) a firma di David A. Bell, professore di Storia alla Princeton University.
La casa editrice italiana Quodlibet nel 2013 lo porta nel nostro Paese – con la traduzione di Andrea Girolami – come primo numero della collana digitale “Note Azzurre”, curata da Giuseppe Dino Baldi, Elena Frontaloni e Paolo Maccari.

Ecco la trama dell’eBook gratuito:

Che fine faranno le biblioteche e i bibliotecari nell’era digitale? Perché dovremmo mantenere costose strutture per ospitare tonnellate di carta, quando tutti i libri saranno disponibili in formato e-book? Come stanno cambiando le abitudini dei lettori? A queste e altre domande cerca di rispondere David A. Bell, professore di Storia a Princeton, in un brillante saggio che disegna una prospettiva rivoluzionaria, prendendo spunto dalle trasformazioni in atto in una delle biblioteche più grandi e avanzate al mondo, la New York Public Library.

Per l’occasione il testo di Bell, molto legato alla realtà americana, viene integrato con un intervento di Riccardo Ridi, professore di Bibliografia, di Biblioteconomia e di Biblioteconomia digitale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che dovrebbe aggiungere al tema un punto di vista più vicino alla realtà italiana.

«Quale sarà il ruolo delle biblioteche quando i lettori non avranno più bisogno di entrarci per consultare o prendere in prestito libri?»

Quando Bell scriveva non c’era ancora stata l’esplosione degli smartphone, quindi la sua visione risulta ancora più cauta: perché i lettori non abbiano più bisogno di entrare in biblioteca per consultare i libri ci vorranno secondo l’autore vent’anni di tempo – reputati troppo pochi da Ridi in appendice – e invece c’è voluto molto meno. Oggi tutti potenzialmente hanno la possibilità di portarsi appresso intere biblioteche in tasca: il problema è che nessuno lo fa. Questo è l’elemento che entrambi i saggisti non prendono in considerazione.

Il breve saggio è interessantissimo e ne consiglio la lettura a tutti, ma come per gli altri saggi che ho letto sulla “modernità digitale” – scritti di solito da chi non la vede di buon’occhio – dimentica un elemento che considero fondamentale: gli utenti. Solo un numero estremamente ridotto di persone ha la fortuna di frequentare biblioteche serie e funzionanti: la stragrande maggioranza della popolazione ne ignora l’esistenza, quindi la “trasformazione” di queste istituzioni rischia di essere un problema un po’ fumoso.

«Ormai già un quinto di tutti i libri venduti negli Stati Uniti sono e-book, e il numero è in rapido aumento.»

Ovviamente il mercato americano è sterminato, se si guarda a quello europeo saranno sicuramente cifre molto più modeste, ma il dato rimane: il digitale ha preso piede fra quei pochi che leggono, quindi la “rivoluzione” c’è già stata, è solamente questione di tempo. Perché chi dice di amare “l’odore della carta” – attenzione: non ama leggere, solo annusare! – poi magari compra solo un libro l’anno, nei casi più fortunati, quindi non ha il minimo peso nella questione.

«Una copia digitale dell’intera collezione di libri della Biblioteca del Congresso – qualcosa come trentatré milioni di volumi – potrebbe dunque entrare con facilità in una scatola da scarpe, il che rende semplice produrre migliaia di copie di salvataggio digitali di ogni libro mai stampato.»

Ovviamente questi discorsi non piacciono ai “tecno-allergici”, costretti di solito ad usare la tecnologia per lavoro e quindi odiandola a morte. Chi dovrebbe fare quelle copie?, si chiede il nostro Ridi. E poi passa il tempo e i file non vengono riconosciuti dai software successivi.
Questo significa che Ridi ha usato software di scrittura in tempi in cui li ho usati anch’io, quando cioè la compatibilità era un nemico: ognuno si faceva un proprio sistema di videoscrittura che non era leggibile da altri.

«Avete mai provato a recuperare un file memorizzato su un floppy-disc e creato con un programma che ormai non esiste più?)», si chiede Ridi. Sì, io ci ho provato e nel ’94 per un certo periodo è stato parte del mio lavoro, la trascodifica da sistemi assurdi verso un DOS più omogeneo.
Io sono passato dall’EasyScript del Commodore64 al WordStar del DOS fino ad arrivare nel 1995 circa al Microsoft Word: da quel momento il viaggio è finito. Io oggi, più di vent’anni dopo, posso ancora aprire i testi che ho scritto nel 1995, perché da allora i programmi alternativi al Word sono scomparsi. (E gli alternativi sono apribili, se usavano comunque il DOS come base.)
Quando è arrivato OpenOffice, che per molti è l’alternativa a Word, non c’è stato alcun problema perché i due formati sono compatibili (a meno che nel vostro documento abbiate messo roba strana).

Assistendo al fenomeno del libro digitale dal 1999, ho visto nascere e morire formati molto diversi, che potevano far pensare a futuri problemi di incompatibilità, ma esistono software di trascodifica fra questi formati, quindi non si perde niente. E poi l’ebook è semplice HTML in forma di libro, quindi ad altissima compatibilità.

«Quando in primavera il ciclo di Harry Potter è finalmente uscito in versione elettronica ha totalizzato un milione e mezzo di dollari in soli tre giorni.»

Questo indica che i lettori comprano l’eBook e spendono soldi: la rivoluzione ha già vinto, è solo questione di tempo prima che sia definitiva.
Tutto il resto del discorso è nostalgia mascherata da elitarismo. Le biblioteche sono posti di conoscenza dove la gente scambia sapere… ma dove? Certo, se come Bell avete il privilegio di entrare in una prestigiosa ed esclusiva biblioteca universitaria ci posso credere, ma i milioni di altre biblioteche dove le coppiette vanno a limonare, dove i ragazzi vanno a sghignazzare o altri a ripararsi dal freddo o dal caldo, non hanno alcuno spazio per conoscenza o sapere: sono solo luoghi pieni di odio per i libri…

Che fine ha fatto la pellicola fotografica? Si è estinta perché nessuno la usava più, con l’avvento della fotografia digitale. Perché nessuno si è dispiaciuto? Perché nessuno ha esaltato l’odore della pellicola? Eppure per esperienza personale trovo nettamente migliori le foto fatte su pellicola: hanno una profondità che nessuno smartphone potrà mai avere. Ma questo è un mio pregiudizio personale: la realtà è che nessuno comprava più la pellicola e questa si è estinta.
Già i libri cartacei hanno un mercato in picchiata totale da almeno vent’anni, quindi basta fare due più due…

Però le biblioteche conservano anche le riviste, che si perderebbero col digitale. Ma dove? È esattamente vero il contrario: il titanico numero di riviste che NESSUNO compra sono rimaste in vita – a succhiare soldi allo Stato – solo ed esclusivamente grazie al digitale: quello che vedete in edicola è l’1% delle riviste esistenti.
Per fortuna nel resto del mondo non sono così corrotti come gli italiani, quindi le riviste non possono contare su soldi dati gratis dalle tasse dei cittadini onesti, eppure lo stesso cadono come mosche: prestigiosi e storici giornali hanno chiuso i battenti perché nessuno li comprava. Fine del problema.
E le riviste passate? Quelle cioè già stampate? Per fortuna esistono gli scanner per salvarle in digitale…

Tutti i saggi che finora ho letto sul problema partono dal fatto che il digitale è cattivo, perché di solito chi scrive lo odia, e che il cartaceo è buono. Siamo tutti d’accordo, ma di solito chi pensa questo NON compra cartaceo, quindi la sua opinione è totalmente inutile. Solo chi spende soldi vota, solo chi vota cambia il mercato, e il mercato dice che il cartaceo costa troppo – sia per chi compra che per chi vende – e che i vantaggi del digitale superano di mille volte quelli della controparte. Questo fatto però nessuno lo analizza, perché il digitale è cattivo e il cartaceo è buono.
Curiosamente chi pensa questo, poi lo dice… scrivendo in digitale.

La rivoluzione ha già vinto, che piaccia o meno: resta da vedere quanto ci metterà il vecchio regime a capire che è meglio guidare il cambiamento che farsi investire…

L.

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15 commenti

Pubblicato da su luglio 19, 2017 in Recensioni, TecnoLibri

 

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15 risposte a “La biblioteca senza libri (2012)

  1. Vincenzo

    luglio 19, 2017 at 6:47 am

    Articolo interessante, anche se il paragone con la pellicola fotografica non mi convince… non ho mai provato soddisfazione a “sfogliare” un rullino kodak da 24😁😁

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    • Lucius Etruscus

      luglio 19, 2017 at 6:50 am

      Però le foto fatte con quel rullino sono state parte integrante della tua vita per decenni, prima che quel formato scomparisse per sempre: e sono sicuro che quelle foto le hai sfogliate, negli album di famiglia, almeno una volta. Eppure quando il rullino è scomparso nessuno si è lamentato, semplicemente perché fare foto in digitale è mille volte più comodo e mille volte più economico. Anzi, con il digitale tutti fanno foto, anche chi non ne ha mai fatte per tutta la vita. Esattamente come i libri 😉

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      • Vincenzo

        luglio 19, 2017 at 6:59 am

        Sì per questo aspetto ci vedo un parallelismo: con gli e-book ci sono molti più presunti lettori, semplicemente perché è più facile comprarli e sono più economici…Però appunto sono presunti perché poi bisogna vedere se quei libri vengono letti o solo accumulati compulsivamente (cosa che accadeva anche con i libri di carta ma più raramente)… quindi gli e-book portano sicuramente più compratori, in un mercato del resto in crisi, ma non so quanti lettori in più (secondo me un po’ di più sì ma non così tanti in più)… per il resto intendevo che nella fotografia, di cui sono anche appassionato, non vedo quel feticismo tipico invece della carta… Però il paragone è innegabilmente suggestivo

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      • Lucius Etruscus

        luglio 19, 2017 at 7:08 am

        Magari ci fossero tanti “compratori non lettori”, perché almeno il mercato si solleverebbe. Ho conosciuto persone che avevano in casa scaffali pieni di libri mai aperti: fra regali ed acquisti compulsivi, non erano lettori ma almeno mandavano avanti il mercato. Dubito fortemente che chiunque spenda anche solo un euro per un eBook, considerando che devi creare un account e avere un metodo di pagamento digitale (cose per cui la maggior parte degli italiani scappa via urlando nella notte). Lo dimostra che ha preso molto piede la “lettura streaming”: visto che nessuno compra ebook, ti fanno fare un abbonamento mensile per leggere tutto ciò che vuoi… perché così almeno un’entrata mensile la rimediano 😀

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      • Vincenzo

        luglio 19, 2017 at 7:34 am

        sì, poi credo che ognuno abbia le sue preferenze… ad esempio a me non ha mai convinto la formula “unlimited” (sono della fazione kindle) mentre spesso mi capita di cadere nel tranello delle mail con le “offerte lampo”… trovo l’ebook a 0,99, magari un titolo che mi attira o di cui avevo sentito parlare e lo compro, senza stare a pensarci troppo… solo che così facendo ho accumulato un notevole elenco di e-book kindle non letti e che chissà quando leggerò… tanto dici: è un euro, prendiamolo!…
        però le soddisfazioni che mi dà il libro cartaceo non hanno paragoni, almeno, per me è così 😉

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      • Lucius Etruscus

        luglio 19, 2017 at 7:38 am

        Credo che funzioni così anche con iTunes: 99 centesimi per una canzone che sono? Niente… e così accumuli 😀
        Scherzi a parte, quando la gente si renderà conto della truffa Unlimited ci sarà la rivoluzione civile: il ferreo vincolo di unicità della pubblicazione – sono ammessi esclusivamente libri pubblicati su Amazon – significa che in pratica su Unlimited ci sono quasi solo autori autopubblicati! Perché gli autori noti, quelli internazionali, sono pubblicati anche su altre piattaforme, quindi violano la regola…
        Sono comunque contento dei tuoi acquisti inconsulti, perché almeno mandi avanti il mercato ^_^

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      • Vincenzo

        luglio 19, 2017 at 7:57 am

        Sì Unlimited non mi ha mai convinto, nonostante non sapessi di questo limite ( ma allora che unlimited è 😀 ), che non fa che rafforzare ulteriormente le mie convinzioni…
        sì sono stato un compulsivo anche per la carta… ai tempi in cui leggevo molto di più di oggi compravo comunque più di quanto potessi effettivamente leggere… poi a un certo punto ho detto basta (anche perché sennò a casa non ci stava più niente), ma ho trasposto questa mania nell’ebook… in ciò devo dire che Amazon ha fatto una scelta di marketing furba con la storia dell’offerta lampo…
        la mattina vedi la mail, trovi un titolo che ti attira a 0,99 e senza pensarci troppo concludi l’acquisto (che peraltro si perfeziona con un singolo clic)…
        poi un secondo dopo pensi che di quei libri a 0,99 ne hai almeno una ventina in arretrato, ma è troppo tardi 😀 😀

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      • Lucius Etruscus

        luglio 19, 2017 at 8:00 am

        Io lo sono ancora, con la carta, e ho libri in ogni angolo della carta, pavimento compreso. Diciamo che è materiale di studio per il mio blog-database “Gli Archivi di Uruk” e molte chicche le racconto poi in “Non Quel Marlowe” (non a caso il mio personaggio letterario è un investigatore bibliofilo ^_^) ma sono solo usi costruttivi di una mania di fondo: la bibliomania, che mi spinge a razzolare ogni bancarella e tornare a casa con buste sciabordanti libri che non leggerò mai! Se non altro poi sfrutto tutto per “indagini” nei miei blog 😉

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  2. Luz

    luglio 19, 2017 at 8:19 am

    Comprendo il tuo pessimismo ma allo stesso tempo sono speranzosa. Non ho la sensazione che l’e-book stia soppiantando totalmente e inesorabilmente il libro cartaceo, così come vedo alcune biblioteche civiche restare quello che sono da sempre, pur senza quel progresso che dovrebbe essere spontaneo nell’aprirsi a nuovi spunti al passo coi tempi. Qui a Ciampino, la biblioteca Pasolini funziona abbastanza bene, soprattutto da quando la gestione è passata a gente qualificata e più giovane. Ogni volta che vi entro ho la sensazione di una certa “attività” e mi piace la presenza di tanti giovani al suo interno. Ben lungi dalla polverosa scatola che immaginiamo in abbandono.

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    • Lucius Etruscus

      luglio 19, 2017 at 8:28 am

      Sono contento che alcune biblioteche resistano, perché quando funzionano a dovere non si limitano ad offrire un servizio unico ma permettono di “respirare” molto particolare. Purtroppo non tutte funzionano – mancanza di fondi, mancanza di volontà, mancanza di utenti, e mille altri motivi – e non tutte restano aperte. Io sono di Roma e durante la mia vita scolastica ben tre biblioteche hanno chiuso i battenti. Disperato, una volta ho fatto mezz’ora d’autobus per raggiungere la periferia e trovare una biblioteca, che definire “improvvisata” è poco.
      Al di là di questi casi particolari, il tema del libro è generale – anche perché pensa al caso americano: se tutti i libri di una biblioteca fossero disponibili in digitale, avrebbe ancora senso andarci? Per noi ovviamente sì, perché siamo abituati così. Mi nostri figli? I nostri nipoti? Fra cinquant’anni, quando cioè le nuove generazioni non sapranno neanche cosa sia una biblioteca – e ti giuro che ho conosciuto persone laureate così snob che davvero ne ignoravano il funzionamento! – ci sarà ancora il “popolo della biblioteca”?
      Ecco perché ho fatto l’esempio della pellicola: se parli ad un giovane oggi, non ti capisce quando gli racconti cosa dovevamo fare noi fino al Duemila per scattare delle fotografie. Caricare il rullino? Portare a sviluppare? Ma come vivevate? Ecco, è plausibile pensare che fra una o due generazioni potrebbe essere questa la reazione di un giovane al racconto di gente che attraversava la città per andare in un posto dove litigare con le impiegate per prendere gratis un libro. Non è detto che succeda, ma è plausibile pensarlo.
      (Il cartaceo è un fenomenale oggetto da collezione che scatena in tutti forti emozioni, ma il caso della pellicola fotografica dimostra che non c’è storia. il digitale ha già vinto, si tratta solo di aspettare un paio di generazioni e tutti leggeranno in eBook, perché ha troppi vantaggi rispetto al cartaceo esattamente come le foto digitali hanno mille vantaggi rispetto alla pellicola. Quello che pensiamo noi non ha importanza: io continuo a pensare che le foto in rullino erano migliori, eppure il digitale ha vinto ugualmente…)

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  3. Ivano Landi

    luglio 19, 2017 at 2:54 PM

    L’articolo è bello e interessante, ma aspetto di vedere cosa succederà con i miei due nipotini. Hanno cinque anni e non sanno ancora leggere, dispongono già di un tablet ma sono appassionatissimi di libri di carta. Credo che molto dipenderà da quello che troveranno al loro ingresso nelle elementari, se leggeranno e studieranno su dei tablet stile antichi Sumeri o su dei libri in cartaceo come ai nostri tempi.

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    • Lucius Etruscus

      luglio 19, 2017 at 2:58 PM

      Quello sarà un inizio, ma molto dipenderà cosa verrà dopo la scuola. Molti appena finiti gli studi abbandonano i libri per sempre, che siano cartacei o digitali, altri rimangono e magari amano scegliere. Dipenderà dall’ambiente in cui crescono (di solito i figli di lettori sono lettori) quindi fare una previsione precisa è difficile. A me a scuola hanno insegnato a scrivere a mano ma è davvero raro che lo faccia dal vivo: tutti quelli che vivono attaccati a Whatsapp (e sono tanti) scrivono solo in digitale eppure non si lamentano che non possono pù sentire l’odore dell’inchiostro fresco 😀

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  4. Riccardo Ridi

    gennaio 9, 2021 at 4:50 PM

    Vorrei aggiungere qualche precisazione relativamente al mio contributo pubblicato nell’edizione italiana da “La biblioteca senza libri” di David A. Bell:

    1) Basta dare una rapida occhiata alla mia homepage http://www.riccardoridi.it/ per capire che non posso in alcun modo essere annoverato fra i “tecno-allergici”.

    2) La mia non voleva essere tanto una difesa delle “biblioteche cartacee” quanto piuttosto un richiamo alla necessità di gestire seriamente (ad esempio con delle “biblioteche digitali”) anche i libri e i periodici elettronici.

    3) Vi garantisco che anche all’inizio del 2021 non è banale (soprattutto uscendo dall’ambito dei puri e semplici testi) trasferire contenuti da un formato digitale a un altro mantenendone tutte le caratteristiche (a meno di non aver scelto fin dal principio un formato standard e “aperto”). Ad esempio non tutti gli ebooks (a cominciare da quelli di Amazon) sono nei formati aperti HTML e ePub e convertirli è certamente possibile, ma comunque impegnativo e, come dicevo, non banale.

    4) Non è affatto vero che oggi nessuno ha più bisogno di entrare in una biblioteca cartacea per accedere a certe informazioni, perché sono ormai tutte disponibili online gratuitamente. Provate a chiederlo a tutti gli studenti e i ricercatori universitari (soprattutto di ambito umanistico) che, durante la pandemia, stanno cercando di finire di scrivere una tesi o un articolo…

    Grazie per l’ospitalità.

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    • Lucius Etruscus

      gennaio 9, 2021 at 5:01 PM

      Carissimo, ti ringrazio per il tuo contributo e lo accolgo con piacere e a “a occhi chiusi”, visto che è passato troppo tempo dalla lettura del libro e relativa recensione per poter controbattere.

      L’unica nota è che mi sembra di nuovo si parli di un numero straordinariamente esiguo di interessati al fenomeno, visto che i citati ricercatori temo siano davvero pochi rispetto alla popolazione di lettori “normali”, che cioè usufruiscono di romanzi e saggi che si possono trovare tranquillamente in digitale.
      E’ innegabile che il lavoro di ricerca avrà sempre bisogno del cartaceo, così come di altri supporti, ma rimane una questione specialistica di portata minuscola rispetto al novero dei potenziali utenti di biblioteca.
      Il mio discorso era generico, e purtroppo il calo costante di lettura – almeno quella percepita – sembra rendere di lana caprina la questione della digitalizzazione, visto che a monte manca l’atto principale (cioè la lettura) che dà il senso a tutto 😉

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  5. Riccardo Ridi

    gennaio 10, 2021 at 12:57 PM

    Quello di studenti e ricercatori universitari era solo un esempio (comunque non troppo marginale, in una società che dovrebbe dare una certa importanza all’istruzione, alla cultura e alla ricerca).

    Per ulteriori esempi, alcuni dei quali applicabili anche ai lettori “normali” (che, per fortuna, non in tutti i paesi del mondo sono pochi come in Italia) si può vedere la mia relazione (del novembre 2016, ma dopo 4 anni mi pare ancora attuale) intitolata “Perchè le biblioteche servono ancora, nonostante internet” disponibile a:
    http://eprints.rclis.org/33250/7/RIDI-AIB2016xELISvers2.pdf in versione testuale completa e a
    http://virgo.unive.it/ridi/servono.htm in versione schematica.

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