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La vendetta è un piatto che va servito freddo

05 Apr

Ricardo Montalban da “Star Trek II – L’ira di Khan” (1982)

Esistono espressioni e modi di dire la cui origine è nebulosa e spesso impossibile da definire. Le “prove fossili” di una frase sono i testi in cui è citata, ma se questi non ne citano a loro volta la fonte diventa più impegnativo ricostruirne il percorso evolutivo. Non mancano espressioni il cui utilizzo si perde nei vortici dei fiumi di inchiostro della letteratura, così come esistono modi di dire di cui tutti sono convinti di poter indicare l’origine (senza in realtà averne la prova). Infine, esiste almeno una frase che possiede tutti questi attributi più uno davvero curioso: quasi sempre viene attribuita ad una cultura diversa rispetto a chi la cita. L’espressione è ben nota a tutti, e tutti sono convinti di sapere da dove derivi, ma in realtà tutto ciò che ricordano è solo l’ultima volta che è stata resa celebre da un film…

«Revenge is a dish best served (eaten) cold». Che la vendetta sotto forma di portata sia servita (served) o sia mangiata (eaten), va comunque fatto quand’è fredda.

È una frase che definire celebre è davvero riduttivo: un numero impressionante di autori l’ha utilizzata in romanzi di ogni lingua ed età ma, curiosamente, è meglio nota al grande pubblico grazie ad opere cinematografiche. Una delle ultime celebri apparizioni è avvenuta agli inizi del Duemila quando la frase «La vendetta è un piatto che va servito freddo» campeggia come citazione d’apertura del film “Kill Bill, parte I” (2003) di Quentin Tarantino. Per la prima volta il “grande citatore” si preoccupa di riportare la fonte di ciò che sta citando, così sappiamo che quanto abbiamo letto è «Un antico proverbio Klingon».

La celebre schermata da “Kill Bill” di Tarantino

Proprio come Tarantino, chiunque fosse appassionato di cinema negli anni Ottanta ha ben stampato nella mente la scena di “Star Trek II. L’ira di Khan” (1982) in cui il personaggio interpretato da Ricardo Montalban, rivolgendosi al capitano Kirk, gli ricorda che esiste un “vecchio proverbio Klingon”. «bortaS bIr jablu’DI’reH QaQqu’ nay»: ecco l’aspra versione della frase nel linguaggio klingoniano, usata già nel 1993 da Victor Milan per il suo romanzo From the Depths.

Siamo allora d’accordo che è una frase dell’universo cinematografico di Star Trek? Ovviamente no, perché dieci anni prima la si ritrova in bocca a Marlon Brando ne “Il padrino” (The Godfather, 1972) e già nel 1971 il regista Pasquale Squitieri si maschera da William Redford e firma lo spaghetti western “La vendetta è un piatto che si serve freddo“, distribuito in Francia come La vengeance est un plat qui se mange froid e negli Stati Uniti come Vengeance is a Dish Eaten Cold. Che sia stato il nostro Squitieri a sdoganare la frase al cinema? Ovviamente no anche questa volta, perché già la si trova nel 1949 in “Sangue blu” (Kind Hearts and Coronets) di Robert Hamer.

In ogni caso, la fortuna cinematografica dell’espressione è solamente un riflesso dell’enorme successo che la stessa ha riscosso nel mondo letterario sin da… già, sin da quando?

 

Esiste una leggenda metropolitana per cui il primo a citare la frase esatta sia stato niente meno che Pierre Ambroise François Choderlos de Laclos nel suo celeberrimo “Le relazioni pericolose” (Les liasons dangereuse, 1782), in cui si troverebbe questa espressione: «La vengeance est un plat qui se mange froid». Davanti all’innegabile evidenza che non esiste niente del genere nel testo, i più irriducibili risolvono la questione dicendo che comunque il romanzo è tutto incentrato sulla vendetta, il che non risolve nulla: di vendetta si parla sin dai poemi omerici e babilonesi, ma non è che si debba far risalire a loro l’espressione.

Chiedendo aiuto ai manuali specializzati, scopriamo che il “The Facts on File Dictionary of Proverbs” di Martin H. Manser (2002) la fa risalire alla data 1885 senza spiegare bene su quali basi lo affermi, mentre l'”Everlasting Wisdom” (una raccolta di citazioni curata da Daniel Weis nel 2010) la attribuisce all’educatore tedesco Wilhelm Wander, vissuto nell’Ottocento. Addirittura pare che Napoleone III nel 1870 si sia lanciato in un «Die Rache ist ein Gericht, das man kalt verspeisen muss».

Al di là di queste supposizioni mancanti di prove certe, la più antica fonte sicura ed attestata della frase risale al 1841, quando appare in Francia “Mathilde. Mémoires d’une jeune femme“, scritto da Eugène Sue. «La vengeance se mange très-bien froid[e]». Quindi la frase l’ha inventata Sue? Ovviamente no: l’autore cita la frase in corsivo e specifica: «comme on dit vulgairement». Non l’ha inventato lui il detto, si limita a riportarlo e basta, “volgarmente parlando”.

Possiamo comunque dire che l’origine della frase è francese? Seguiamo questa pista.

 

«I francesi hanno un detto…»: ce lo conferma J.F. Freedman nel suo romanzo “Linea di difesa” (1991). Non ci credete? Ecco cosa scrivono allora Anne e Serge Golon ne “La vittoria di Angelica” (La victoire d’Angélique, 1985), uno dei celebri romanzi della loro eroina: «“La vendetta è un piatto da gustare freddo”. E ripetendosi questo proverbio, scoppiava in una risata stridula. “Molto freddo!”.» Se non siete ancora convinti, ci si può affidare al nostro Indro Montanelli, che nel suo “L’Italia giacobina e carbonara” (1969) ci spiega: «Da buon còrso, Napoleone sapeva che la vendetta è un piatto da mangiare freddo.»

Insomma, siamo d’accordo che è un detto francese, anche se… «In Libia, comunque, c’è un’espressione simile al detto francese “La vendetta è un piatto che va gustato freddo”». Nelson DeMille, nel suo “L’ora del leone” (The Lion’s Game, 2000) ci conferma che è una frase francese ma ci dice anche che in Libia ce n’è una simile: esiste dunque anche una pista africana? «Gli arabi dicono che la vendetta è un piatto che si gusta freddo»: secondo Julia Navarro e il suo “La bibbia d’argilla” (La Biblia de barro, 2006), esiste allora anche una pista araba?

Perché un’autrice spagnola non ipotizza una nascita nella propria cultura? Eppure nella raccolta di proverbi “La sapienza del popolo” (1868) è attestato un proverbio spagnolo molto simile: «Aspetta tempo e loco a far la tua vendetta, che la non si può mai far bene in fretta.» È un concetto similare: che esista davvero una pista spagnola?

Ne è sicuro Stephen King, che apre il suo racconto “La Cadillac di Nolan” (dall’antologia Incubi & Deliri, 1993) con la frase «La vendetta è un piatto da servire freddo» seguita da: «PROVERBIO SPAGNOLO». Gli dà corda Sidney Sheldon ne “La rabbia degli angeli” (Rage of Angels, 1980): «Gli spagnoli hanno ragione, pensava Michael Moretti: la vendetta è un piatto da consumare freddo.»

Esiste però una pista che sarebbe “pericoloso” ignorare, cioè quella nata nel 1969: «Don Corleone assentì. “La vendetta è un piatto che si gusta meglio freddo”, enunciò», e quando il Padrino enuncia, le discussioni finiscono!

Il romanzo di Mario Puzo ha influenzato milioni di italiani sparsi nel mondo, tanto che durante un’intervista del 1997 a Jim Harrison, in occasione dell’uscita del suo libro “Revenge“, egli racconta che l’idea del romanzo gli è venuta quando la sua agente letteraria di origini siciliane gli rivelò un “motto” italiano… ma a quell’epoca tutti gli italiani erano convinti che la frase fosse un proverbio Klingon! Qualcuno deve averglielo fatto notare, eppure Harrison non demorde, così quando usa la stessa frase due anni dopo, per il romanzo “Just Before Dark“, specifica di nuovo che la vendetta va servita fredda, «as they say in Palermo». Basta con queste teorie Klingon, sembra dire l’autore, è una frase di origine palermitana. Ma quanti a Palermo l’hanno mai usata quest’espressione?

Comunque gli danno ragione Claude Arnaud nel suo “Chamfort, a biography” (1992), «Vengeance, as the italians say, is a dish best served cold», e Jilliane Hoffman nel romanzo “L’ultimo testimone” (Last Witness, 2005): «come dicevano i genitori italiani di Dominick: “La vendetta è un piatto che va servito freddo”».

E se infine fosse di origine… fantasy? «Gli affiorò nella mente uno dei molti detti di Grysstha: la vendetta è un piatto che si gusta meglio freddo» ci racconta David Gemmell ne “L’ultima spada del potere” (Last Sword of Power, 1988).

 

Insomma, la scena è confusa ma ogni autore afferma senz’ombra di dubbio la provenienza del detto, senza peritarsi di presentare un qualche tipo di prova: sa bene infatti che ad essere più precisi si finisce per dare il fianco a possibili confutazioni. Per esempio Jon A. Jackson nel suo “Dead Folks” (1999) è convinto che la frase l’abbia creata Edgar Allan Poe, senza ovviamente essere in grado di presentare alcuna prova: molto più furbi quelli che invece invocano fumosi proverbi o antichi e vaghi detti di altre culture.

L’espressione “vendicativa” la si ritrova in un numero vasto di romanzi e saggi – addirittura in “Figure intercambiabili” di Wang Meng, testo cinese del 1934 – e per fortuna non tutti cercano di convincere il lettore dell’origine culturale: alcuni si divertono ad arricchirla.

«La vendetta è un piatto che, a differenza del brodo, va servito freddo; meglio ancora: un po’ alla volta» ci spiega Cesare Marchi in “Quando eravamo povera gente” (1988). «D’altronde si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo, magari con un po’ di limone» gli fa eco Francesco Venturi in “Polder” (1998). «La vendetta è un piatto che le persone per bene mangiano freddo. Bisogna lasciare ai cafoni e ai barbieri di reagire a sangue caldo ai torti ricevuti.» conclude Ignazio Silone ne “Il seme sotto la neve” (1950).

In attesa del prossimo film che porti in auge il detto, e in attesa di scoprire le sue fumose origini, non rimane che chiudere con il pepato Joe R. Lansdale di “Capitani oltraggiosi” (Captains Outrageous, 2001): «Il vecchio detto secondo cui la vendetta è un piatto che si gusta freddo è una stronzata. La vendetta è dolce solo nel calore del momento.»

Irresistibile vignetta da Facciabuco

L.

P.S.
Questo articolo, come tanti altri, è ospitato anche nella sezione “Inviati speciali” di Tanogabo.

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19 commenti

Pubblicato da su aprile 5, 2017 in Indagini

 

19 risposte a “La vendetta è un piatto che va servito freddo

  1. Cassidy

    aprile 5, 2017 at 8:21 am

    Non solo hai scovato tutte le declinazioni possibili della celebre frase, ma scopro che parli anche il Klingon adesso! Non ti ferma niente 😉 Cheers

    Piace a 1 persona

     
  2. Vincenzo

    aprile 5, 2017 at 9:36 am

    cavoli che approfondimento… ps: The Godfather, non The Stepfather, right? 😀 😀

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  3. Ivano Landi

    aprile 6, 2017 at 11:05 am

    Posso solo unirmi al coro degli ammirati da simile dispiego di maestria filologica. E aggiungere che penso che il miglior antidoto alla sete di vendetta sia proprio la Viennetta 🙂

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    • Lucius Etruscus

      aprile 6, 2017 at 11:17 am

      Ti ringrazio: adoro prendere espressioni famose e cercare di capire da dove vengano. Di solito il risultato è molto intrigante! 😉

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  4. zoppaz (antonio zoppetti)

    ottobre 6, 2018 at 12:15 PM

    Vendetta, tremenda (o quadrimenda?) vendetta… (per es. facciabuco al posto di facebook nella dida) 🙂

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  5. Sam Simon

    marzo 22, 2021 at 10:04 am

    Bello questo approfondimento! Io comunque sto con Tarantino, sono sicuro che l’origine sia Klingon! :–D

    (splendida l’ironia che in Star Trek si dia come fonte la cultura Klingon ad un detto che ha un’origine poco chiara già di per sé!)

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  6. Giuseppe

    marzo 23, 2021 at 4:13 am

    Ma non sono forse gli stessi Klingon a parlare delle loro versioni in tlhIngan Hol di opere terrestri, come l’Amleto di Shakespeare citato in “Star Trek VI: Rotta verso l’ignoto”? Quindi non potevano non averne una (versione) anche di questo proverbio, quale ne fosse poi stato il vero autore… del resto, Khan era troppo impegnato a vendicarsi di Kirk per aver tempo di controllare le fonti 😉

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    • Lucius Etruscus

      marzo 23, 2021 at 7:18 am

      La curiosa particolarità di questa frase è che viene sempre, regolarmente, attribuita in modo erroneo, e chi la dice è sempre fermamente convinto che appartenga ad un’altra cultura: quindi Khan rientra perfettamente nel gioco della frase 😛

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