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[Pseudobiblia] Psicobiblia: libri falsi per la mente

04 Dic

In questi giorni ho scoperto un blog che sto molto apprezzando: Libri nei film. Grazie ad esso sto riassaporando il gusto di ricerche fatte anni fa per articoli su ThrillerMagazine – nella mia rubrica “Pseudobiblia” – e decido quindi di rispolverare un po’ di “libri falsi” in film e telefilm.
Il testo che segue è apparso su ThrillerMagazine in tre puntate: 10, 20 e 30 marzo 2011

PSICOBIBLIA
Libri falsi per la mente

Per una qualche strana ragione, psicologi e psichiatri al cinema vengono sempre accompagnati da un libro che hanno scritto: come se l’essere stati pubblicati sia la misura della loro professionalità.
Ecco un breve viaggio fra alcuni pseudobiblia scritti da chi ruota attorno alla psicologia.

Può la rabbia manifestarsi a livello fisico? Certo, e lo sanno bene quelli che soffrono di malattie psicosomatiche, patologie cioè che legano la mente (psiche) al corpo (soma). Ma la domanda è un’altra: può la rabbia assumere forme fisiche… al di fuori del corpo di chi la prova? Attraverso un film particolarissimo e “interiore”, David Cronenberg trascina lo spettatore in un viaggio nel profondo della psiche, solo per uscire attraverso il soma. Sto parlando di “The Brood. La covata malefica” (The Brood, 1972).

Oliver Reed e "The Shape of Rage. An Introduction to the Psichoplasmic" dal film "The Brood. La covata malefica" (The Brood, 1972) di David Cronenberg

Oliver Reed e “The Shape of Rage. An Introduction to the Psichoplasmic”
dal film “The Brood. La covata malefica” (The Brood, 1972) di David Cronenberg

Il dott. Hal Raglan (un intenso Oliver Reed) è uno psichiatra che plagia i propri pazienti con l’innovativa “psicoplasmica” di sua creazione. All’interno della Somafree, Institute of Psichoplasmics, Raglan porta avanti esperimenti sulla cui moralità lo spettatore è in dubbio fino alla fine. «Questo è Raglan, – dice un “sopravvissuto” ai trattamenti del dottore mostrando una formazione tumorale, – si sta propagando: è una forma di cancro linfatico». Ma cosa sta realmente studiando Raglan? Quali sono i suoi veri scopi? E perché si ostina a non lasciar andare la moglie del protagonista? E chi sono quegli orribili bambini assassini?

Tutto questo lo lascio scoprire a chi ancora non avesse visto il film scritto e diretto da Cronenberg, ma forse ogni risposta è racchiusa nel libro scritto da Raglan: “The Shape of Rage. An Introduction to the Psichoplasmic” (anche qui il libro viene solo mostrato e non citato direttamente, quindi non esiste una versione italiana del titolo: si può comunque tradurre all’incirca come “La forma della rabbia. Un’introduzione alla Psicoplasmica”).

"The Gift" dal film "L’ululato" (The Howling, 1981) di Joe Dante

“The Gift” dal film “L’ululato” (The Howling, 1981) di Joe Dante

La lotta tra la mente e il corpo genera rabbia e frustrazione, secondo l’opinione del dott. George Waggner (Patrick Macnee), fra i personaggi de “L’ululato” (The Howling, 1981), il film di Joe Dante che diede il via ad una lunga serie di sequel. (Che prima o poi dovrò presentare nel mio blog Il Zinefilo.)
«Tutti noi possediamo una potente energia, – spiega il dottore in un’intervista televisiva, – e cosa ne facciamo? Molto dipende dal nostro atteggiamento nei confronti dei nostri desideri fisici, direi dalla programmazione sociale delle nostre menti.» Dietro tanti giri di parole, dietro la pubblicazione del suo saggio “The Gift” (il dono), non c’è altro che uno psichiatra che studia il fenomeno della licantropia su pazienti perfetti: una bella comunità di lupacchiotti mannari nella quale finirà la protagonista di un film che ha segnato un’epoca e fatto raggiungere al genere alte vette.

Richard Dreyfuss e il suo "Passi di bimbo" (Babysteps) dal film "Tutte le manie di Bob" (What About Bob?, 1991) di Frank Oz

Richard Dreyfuss e il suo “Passi di bimbo” (Babysteps)
dal film “Tutte le manie di Bob” (What About Bob?, 1991) di Frank Oz

I grandi problemi della vita, è noto, non vanno affrontati nel loro complesso: è decisamente più consigliabile procedere a piccoli passi… a passi di bimbo.
Questa è la strategia utilizzata dal celebre psicoanalista Leo Marvin (interpretato da un divertentissimo Richard Dreyfuss truccato à la Freud), autore di un «avanzatissimo nuovo libro» – dice egli stesso con molto poca modestia – che ha come titolo proprio “Passi di bimbo” (Babysteps). «Stimola a prefissarsi ragionevoli traguardi, anche uno solo al giorno: un piccolo passo per volta».
Il successo editoriale gli arride e la troupe di una nota trasmissione televisiva, Buongiorno America, lo sta per raggiungere in vacanza per intervistarlo: tutto sembra andare per il meglio per il buon dottor Marvin, ma egli non sa che sta per incontrare il peggior paziente possibile. Così inizia lo spumeggiante film “Tutte le manie di Bob” (What About Bob?, 1991) di Frank Oz, in cui fanno da mattatori due interpreti straordinari: Dreyfuss lo psicoanalista impettito e pomposo e Bill Murray il paziente ossessivo compulsivo che sposerà a pieno la tesi di “Passi di bimbo”, fino però a far letteralmente impazzire il povero analista.

"Way To Go", dal film "Il colore della notte" (Color of Night, 1994) di Richard Rush

“Way To Go”, dal film “Il colore della notte” (Color of Night, 1994) di Richard Rush

Cos’avrà mai scritto il dottor Bob Moore (Scott Bakula) per venire addirittura ucciso? Se lo chiede il suo amico, il dottor Bill Capa (un davvero improbabile Bruce Willis parrucchinato) che ora si ritrova a dover presiedere alle sedute di gruppo fra i cui partecipanti può nascondersi un assassino. Sto parlando del film “Il colore della notte” (Color of Night, 1994) di Richard Rush, prova di bravura per alcuni grandi caratteristi (come i mitici Brad Dourif e Lance Henricksen) che surclassano di gran lunga un protagonista assolutamente fuori parte.
Il dottor Moore, ucciso nei primi minuti del film, ha scritto un libro pericoloso ma dal titolo decisamente innocuo: “Way to Go” (il libro non viene mai citato direttamente quindi il doppiaggio italiano non ha dovuto trovare una traduzione, che posso azzardare con “Il modo di andare”). Il suo autore ne è talmente soddisfatto da usare il titolo del saggio… come targa per la propria macchina! WAY2GO

Marco Giallini e il suo "Papà non ti rispetto" dal film "Il siero della vanità" di Alex Infascelli

Marco Giallini e il suo “Papà non ti rispetto” dal film “Il siero della vanità” di Alex Infascelli

Nel 2004 Antonio Manzini, su soggetto di Niccolò Ammaniti, costruisce la trama a metà fra giallo e denuncia sociale de “Il siero della vanità”, diretto da Alex Infascelli. Fra gli inquietanti personaggi (terribilmente verosimili e purtroppo rappresentativi di una certa realtà italiana) c’è il professor Michele Benda con il suo nuovo libro: “Papà non ti rispetto”.
Interpretato dal bravo Marco Giallini, questo psichiatra racconta nel suo saggio la storia di un ragazzo che si autoaccusa dell’omicidio del padre per proteggere la zia disturbata mentalmente, inventandosi addirittura di odiare la figura paterna: Benda definisce il ragazzo «vittima della sua bontà».
L’arrivo improvviso di un altro ospite distrugge il momento di celebrità del professor Benda: il nuovo arrivato racconta che il “giovane innocente” è stato appena arrestato per stupro ed ha confessato di aver ucciso anche il padre, dando poi la colpa alla zia disabile. Questa rivelazione smonta in pochi secondi il libro di Benda – il quale lo ha promosso in lungo e largo attraverso trasmissioni radiofoniche e televisive – che viene subito etichettato come «libro disonesto e cialtrone». Il povero professore cercava la notorietà… ed ora, anche se in senso negativo, l’ha ottenuta!

Charlie Sheen e "Rompete le barriere, trovate l’intimità che meritate" dal telefilm "Due uomini e mezzo" (2008) episodio 5x18

Charlie Sheen e “Rompete le barriere, trovate l’intimità che meritate”
dal telefilm “Due uomini e mezzo” (2008) episodio 5×18

Nell’episodio 5×18 del telefilm “Due uomini e mezzo” (2008), troviamo Charlie (Charlie Sheen) alle prese con qualcosa che detesta: consultare una libreria. «È peggio che comprare profilattici!»
Deve però trovare un aiuto per la sua cronica allergia alle relazioni stabili, così consulta lo scaffale di libri di “psicologia fai da te”: ecco qualche titolo. «“Perché le relazioni falliscono” (Why Relationships Fail), “Donna intelligente, scelta imprudente” (Smart Women, Foolish Choices)… non corro questo rischio!»
Una cliente gli consiglia “Respira l’aria del compagno” (Soul Mate), e Charlie – per mascherare il fatto di star consultando quel settore – risponde: «Oh, avevo letto “L’ora d’aria” (Cell Mate). Mi interessano le storie in prigione.»
La donna misteriosa, capita la situazione di Charlie, gli consiglia un saggio: “Rompete le barriere, trovate l’intimità che meritate” (Breaking Barriers: Finding the Intimacy You Deserve). Il commento di Charlie è sagace: «Spero di trovare più di quello che merito!»
«Perché non lo leggi? Ha aiutato molte persone» è il consiglio della donna. Appena Charlie volta il libro e vede la foto dell’autrice, si accorge di averla davanti. Chiede una dedica alla donna scusandosi così: «Ora che è una copia autografata, non sono più un perdente ma un collezionista.»
La dedica? “Per Charlie. Leggere un libro di psicologia non ti farà sentire meno uomo”.
Non solo Charlie legge il libro, ma si invaghisce di Angie (Susan Blakely), l’autrice, tanto da citarne in continuazione dei brani. «Il risentimento è la malta che tiene uniti i mattoni della solitudine, creando un muro di alienazione e disperazione…. Capitolo 3, pagina 40: Abbattere il muro (Knocking down the wall).» Ovvio che chi gli sta intorno mal sopporterà questa sua mania…

dal telefilm "Til Death - Per tutta la vita" ('Til Death, 2009), episodio 2x13

dal telefilm “Til Death – Per tutta la vita” (‘Til Death, 2009), episodio 2×13

Nell’episodio 2×13 di “Til Death – Per tutta la vita” (’Til Death, 2009) conosciamo la dottoressa Connie Friedman, che oltre a tenere corsi di rilassamento cerca ogni scusa per promuovere il proprio libro.
Quando rivela di avere per amante una donna molto più anziana, così spiega: «Vedo che alcuni di voi sono sorpresi che io mi sia scelta un’amante di vent’anni più vecchia di me, ma l’età non è un ostacolo quando la vera intimità viene raggiunta… È tutto scritto qui nel mio libro: “Conquistare l’intimità” (Intimacy Achieved), e nel suo fortunato seguito “Conquistare l’intimità. Il mio manuale” (Intimacy Achieved: The Workbook)» I libri sono in offerta davvero poco speciale: 20 dollari per il saggio, 18 per il manuale e… 38 dollari per l’intera opera!
Già da queste poche informazioni si evince che la Friedman in realtà non è che una delle tante truffatrici che, riempiendosi la bocca di paroloni pseudo-psichiatrici e condendo il tutto con materiale orientale, inganna i malcapitati: come infatti avviene ai due protagonisti del telefilm.

"Che fine hanno fatto i Morgan?" (Did You Hear About the Morgans?, 2009)

“Che fine hanno fatto i Morgan?” (Did You Hear About the Morgans?, 2009)

In “Che fine hanno fatto i Morgan?” (Did You Hear About the Morgans?, 2009) di Marc Lawrence, Paul (Hugh Grant) e Meryl (Sarah Jessica Parker) sono in crisi, così lui decide di regalare alla moglie un appuntamento con una psichiatra.
«La dottoressa Tobin è il migliore consulente matrimoniale in città.» Ha inoltre scritto dei libri, come “Il mito del matrimonio magico” (The Magic Marriage Myth). «Parla di chi si sposa credendo che il matrimonio sia la risposta a tutti i problemi quando invece dovrebbero affrontare la realtà e non chiedere al partner più di quanto sia in grado di dare». Non sarà certo questo tipo di consigli a salvare il matrimonio dei Morgan.

67_BasicInstinctCatherine Tramell (il ruolo che ha lanciato l’attrice Sharon Stone) non è una psichiatra, ma è comunque laureata in psicologia, oltre che in letteratura. Il motivo è chiaro: aspirando sin da giovane a diventare una scrittrice, voleva essere in grado di analizzare e capire tutti i “tipi umani”, soprattutto quelli criminali.
Questo personaggio tiene in piedi il thriller “Basic Instinct” (id., 1992), diretto da Paul Verhoen e scritto dall’ungherese Joe Eszterhas: le infinite polemiche sulle scene di sesso esplicite (che in realtà sono pochissime e oltremodo “caste”, anche per i canoni dell’epoca!), sull’immagine negativa attribuita agli omosessuali e la “scena calda” con Sharon Stone che mostra un accenno di nudità inguinale, hanno fatto sì un grande servizio alla pellicola decretandone il successo mondiale, ma hanno fatto passare in secondo piano un livello di lettura differente del film: quello pseudobiblico!
La Tramell è un’ereditiera e quindi non deve lavorare per vivere. Scrive per piacere, ma lo stesso i suoi romanzi – scritti con lo pseudonimo Catherine Woolf – sono bestseller a livello internazionale. Questi romanzi hanno una particolarità inquietante: i complessi delitti che vi vengono raccontati sono tutti realmente avvenuti… ma dopo l’uscita dei libri!
Malgrado la donna menta a riguardo, in un suo vecchio romanzo (“The First Time”) la scrittrice aveva parlato di «un ragazzo che ammazza i suoi genitori. Hanno un aereo e lo fa sembrare un incidente.» Alla domanda del motivo di questo omicidio, la risposta è «Per vedere se riesce a farla franca.» Sarà un caso, ma il romanzo racconta esattamente il modo in cui la donna ha perso i genitori in un incidente aereo, diventando ricca ereditiera…

"The First Time" di Catherine Woolf dal film "Basic Instinct" (id., 1992) di Paul Verhoen

“The First Time” di Catherine Woolf
dal film “Basic Instinct” (id., 1992) di Paul Verhoen

Il detective Nick Curran (Michael Douglas) sta indagando su uno spinoso omicidio, la cui dinamica si scopre corrispondere esattamente all’ultimo libro della Tramell: una ex star musicale viene trovata uccisa a letto con un rompighiaccio, e tutta la scena la si ritrova a pagina 67 del romanzo pubblicato l’anno precedente dalla scrittrice. Il fatto stesso in sé può risultare un alibi: potrebbe la donna essere così stupida da mettere in atto i delitti che lei stessa ha inserito nei propri romanzi? D’altro canto è buona cosa per uno in gamba fingersi stupido…
Viene chiamato uno psichiatra per stilare il profilo della scrittrice. «Vedo due possibilità – è il suo referto. – Una, la persona che ha scritto questo libro è il vostro assassino e ha messo in pratica l’omicidio descritto con precisi dettagli rituali. Due, qualcuno che vuole colpire la scrittrice ha letto il libro e ha attuato l’omicidio per incriminarla.» Serviva un costoso psichiatra per giungere a queste conclusioni?

67_LoveHurtsL’omicidio che apre il film, però, passa subito in secondo piano: il vero protagonista della storia è il nuovo romanzo che la Tramell ha iniziato a scrivere subito dopo l’inizio delle indagini. Di cosa tratta questo futuro bestseller? «Di un detective. Si innamora della donna sbagliata… E lei lo uccide.»
Solo ora può iniziare il fulcro della storia, con la scrittrice e il detective che si rincorrono in un gioco di seduzioni e provocazioni, con uno che studia l’altra: il detective per capire se ha di fronte un’assassina, la scrittrice per studiare il personaggio che dovrà inserire nel proprio romanzo.
In un thriller che si rispetti, «Qualcuno deve morire. Muore sempre qualcuno», e qualcuno deve indagare: tutto questo avviene nella realtà, anche se sembra tutto pilotato, quasi come se il mondo fosse ai comandi della Tramell. «Sono una scrittrice: uso la gente per scrivere.  Che il modo stia attento. […] Ti sto usando per il detective del mio libro: non ti dispiace, spero.»
Malgrado lei sia onesta, Curran lo stesso non capisce in pieno il suo gioco, e cade dalle nuvole quando la donna ad un certo punto lo respinge brutalmente. Cos’è successo? Semplice: il romanzo è finito.

Curran subisce il triste destino conosciuto dal Graham di “Da mezzogiorno alle tre” (From Noon Till Three), testo teatrale portato al cinema e interpretato da Charles Bronson (di cui ho già parlato in questa rubrica): è una persona che viene trasformata in personaggio letterario e quindi perde ogni diritto ad un qualsiasi attributo “umano”. La Tramell ha ormai interesse solo per il Curran-personaggio – il giustiziere (the shooter) come viene chiamato dopo un suo passato scontro a fuoco – non per il detective in carne e ossa, che getta via come un vestito usato. L’ultimo libro è in suo onore, “The Shooter”, ma la realtà deve scomparire di fronte alla fiction

"The Shooter" di Catherine Woolf dal film "Basic Instinct 2" (id., 2006)

“The Shooter” di Catherine Woolf dal film “Basic Instinct 2” (id., 2006)

È così che si apre “Basic Instinct 2” (id., 2006): il romanzo “The Shooter” – solo citato dal precedente film ma mai mostrato se non in bozza – è nelle vetrine di tutte le librerie mentre del detective Curran, che l’ha ispirato, non c’è traccia. La sostituzione si è compiuta.
67_BasicInstinct2La Tramell continua ad essere un’ereditiera spregiudicata che ama lanciarsi in ridicole imprese con la scusa di raccogliere materiale per i propri romanzi. La scena stavolta si sposta dall’America bacchettona e perbenista – dove una donna dalla sessualità disinibita è vista come qualcosa di disturbante – a quell’Inghilterra stereotipata che corrisponde a quello che gli americani credono sia il mondo britannico.
Michael Glass, il protagonista, è uno psicoanalista che corrisponde pienamente alla concezione che gli americani hanno del britannico medio: impettito, serioso e frustrato sessualmente. Egli infatti rimane subito turbato dalle sedute con la sua nuova cliente, la nostra Tramell, e sente risvegliarsi in sé pulsioni represse, in un crescendo di situazioni che sembrano quasi scimmiottare le atmosfere del primo film.
La parte che interessa a noi è quella pseudobiblica.

«Il giustiziere aveva una ex moglie, era dipendente da alcol e droga, aveva un complicato problema sessuale di cui a malapena si rendeva conto. Un’incredibile quantità di rabbia in corpo: in sostanza, era un agente. Uno di quelli bravi.»

Così si apre il romanzo “The Shooter”, e il nuovo protagonista conosce il protagonista del film precedente. Rimane turbato dallo stile narrativo della Tramell e da lei in persona, ma soprattutto dal fatto che nuovi omicidi vengono compiuti e – come nel primo film – ispirati ai romanzi della scrittrice.
Che la donna sia tornata a giocare con la psiche dei protagonisti è subito chiaro, e così il povero psicoanalista si ritrova a sua volta analizzato sotto il microscopio, mentre un nuovo romanzo prende forma.

«Era ormai buio, e ancora prima che suonasse il campanello Kelly sapeva che dietro quella porta c’era il dottore…»

Queste le prime frasi del nuovo romanzo della Tramell, “The Analyst”. Il dottore ha sostituito il giustiziere. «Era venuto ad accusarla di altri crimini. Avrebbero litigato, poi avrebbero fatto sesso e tutto sarebbe tornato come prima. A meno che lui non avesse perso la fiducia in lei.»
Michael intanto rimane sempre più invischiato nella fitta trama di omicidi e tradimenti che sembra avvolgere la Tramell, la quale pare cibarsi della paura del dottore per trarne nuova ispirazione. Sottopone al povero dottore la stesura finale del nuovo romanzo, ma il comportamento di quest’ultimo la spingerà a dare alle stampe un testo con un finale alternativo: per non rovinare il colpo di scena finale, non svelo oltre…
Merita una citazione però la dedica che la Tramell scrive sulla copia del libro stampato per il dottore: «A Michael. Non ce l’avrei fatta senza di te…»

"The Analyst" di Catherine Woolf dal film "Basic Instinct 2" (id., 2006)

“The Analyst” di Catherine Woolf dal film “Basic Instinct 2” (id., 2006)

Una curiosità. Il titolo di lavorazione del film era Risk Addiction, l’assuefazione al pericolo che è proprio la materia che Michael sta studiando, tanto da scriverci un libro: “Risk Addiction and the Omnipotent Patient. A Psychoanalytical Study”. Questo testo però è ancora in attesa di un editore…

L.

 
19 commenti

Pubblicato da su dicembre 4, 2015 in Pseudobiblia

 

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19 risposte a “[Pseudobiblia] Psicobiblia: libri falsi per la mente

  1. Cassidy

    dicembre 4, 2015 at 7:15 am

    Vero che mi parlerai anche del mio vero scrittore finto preferito Sutter Cane? 😉 Per il resto ci credo che appena ho visto Drayfuss con “babystep” in mano sono scoppiato a ridere? Mi ricordo Murray che si allontanava “a passi di bimbo” e ancora mi fa ridere 😉 Cheers!

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  2. Denis

    dicembre 4, 2015 at 10:07 am

    Anche nel videogioco Alan Wake il protagonista(uno scrittore in crisi creativa) trovavi pagine di un libro che anticipava gli avvenimenti nel gioco e in Mucchio d’ossa(film noioso) con Brosnan tratto da King c’era sempre lo scrittore in crisi……….
    Charlie Sheen nella serie era com’è nella realtà ma poi ha esagerato con le orge e le droghe e hanno dovuto cacciarlo via ,adesso e malato di Aids.
    Divertente il Colore della notte(un giallo all’italiana fuori tempo) avrei tenuto Bakula protagonista e fatto morire Willis…….

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    • Lucius Etruscus

      dicembre 4, 2015 at 10:57 am

      Non sapevo della malattia di Sheen, ma avevo sentito che i suoi eccessi erano davvero fuori controllo: ricordo una vignetta americana in cui chiedevano all’emittente di usare un personaggio meno esagerato nella serie e proponevano… Gheddafi! 😀
      Grazie per le dritte su film e videogioco: segno tutto!!

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